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Era un autunno meraviglioso, a dire il vero il più bello che abbia mai visto. Le foglie sugli alberi erano colorate più che mai e, cadendo a terra, creavano mucchi morbidi su cui saltare. Il profumo di funghi e sottobosco si insediava persino in città, grazie alle piccole aiuole e parchi, che avevano deciso che quell'anno sarebbe stato indimenticabile per chiunque. Qualche volta il cielo si rannuvolava ed iniziava a piangere così i marciapiedi si riempivano di ombrelli colorati.
Le mele erano le più colorate e succose di sempre, le zucche erano enormi e piene di polpa e qualunque altro prodotto della natura era al massimo dello splendore.
Anche l'umore di tutti era il migliore. Nessuno l'avrebbe mai detto visto che l'autunno può risultare una stagione un po' noiosa a volte. E invece le cose stavano andando per il meglio.

Poi arrivò la notte di Halloween...

La luna pallida illuminava la città creando il clima adatto ai mostri per chiedere "dolcetto o scherzetto?".
C'è notte migliore di quella per visitare una casa abbandonata e apparentemente infestata? Il mio gruppetto di amici aveva deciso di fare un'incursione nella vecchia villa ai confini della metropoli. Quella catapecchia risale a molto tempo fa ma, per un fatto di patrimonio culturale, il governo ha deciso di non abbatterla. Anche se, secondo altre fonti, c'era qualcosa di insolito e troppo pericoloso che spaventava le imprese edili volte a smantellare quell'ammasso di legno marcio.
La notte, ovviamente, io e i miei amici ci dirigemmo là senza dire niente a nessuno. Sembrava proprio la casa fantasma che si vede nei film: tende strappate, finestre rotte, giardino incolto, illuminata dalla luna, porta cigolante semi aperta, vernice sbiadita, tegole cadute a terra ed un'inquietante nebbia circostante. Entrammo con un po' di esitazione, viste le condizioni pietose dell'edificio. Dentro era ancora peggio
-anche perché chissà quali mostri spietati ci attendevano-, sembrava fosse passato un uragano. Quadri a terra, mobili ribaltati e pieni di polvere, la grande scalinata che conduceva di sopra mancante di qualche gradino, puzzo di muffa ovunque, pareti che perdevano l'intonaco e altre cose poco ben definite negli angoli della sala erano agenti sufficienti a farci fare a tutti retrofront. Eppure c'era qualcosa che ci intrigava e decidemmo incautamente di andare ai piani di sopra. Una grande scossa fece cadere gli scalini sotto maggior parte dei nostri piedi, dividendoci in due gruppi. La prima metà, i fortunati, erano caduti di sotto, al punto di partenza. Noi invece eravamo bloccati al pianerottolo che conduceva alle camere. Gridammo al primo gruppo di uscire, per la loro sicurezza, mentre noi avremmo cercato una via d'uscita. Se la prima lezione non ci bastò decidemmo infatti di dividerci. Io andai da una parte e i rimanenti dall'altra, nella speranza che qualcuno avesse potuto trovare un'uscita agevole al più presto. Loro la trovarono e urlarono di raggiungerli. Corsi velocemente da dov'ero per arrivare alla parte opposta della casa. Ecco che però, al pianerottolo dove precedente ci bloccammo, vidi comparire qualcosa. Qualcosa di spaventoso. Quella magione era veramente infestata. Gli altri continuavano a chiamare a gran voce il mio nome. Non sapevo se dire loro di fare silenzio oppure se non muovermi per non attirare l'attenzione della cosa. Se loro si fossero diretti indietro per cercarmi, sarebbero incappati in quell'essere che avrebbe però potuto sbranarmi da un momento all'altro. Era immobile. Se avessi fatto un passo probabilmente mi avrebbe ucciso. Se avessi gridato avrei potuto avere una minima speranza di salvare almeno i miei amici.

"Andate, vi raggiungo", urlai facendomi un po' di coraggio.

Mi pentii immediatamente della scelta. La bestia si voltò verso di me ed io indietreggiai velocemente. Tanti passi quanti ne feci, la cosa si avvicinò a me. Iniziai allora a gridare aiuto e a correre disperatamente da qualche parte. Sentivo il fiato sul collo. Entrai in una stanza. Chiusi la porta a chiave e sentii un tonfo assordante scagliarsi contro essa. Aprii con tutta la mia forza una finestra fuori fase ed iniziai ad arrampicarmi sul tetto, a causa dell'altezza improponibile per un salto fino a terra. Pensai che quello non potesse raggiungermi lì. Mi sbagliavo. Dopo poco vidi quell'essere spuntare. Era la fine. Cercai disperatamente una via d'uscita. Gli alberi erano troppo lontani per saltarci sopra. Il tetto era troppo alto per buttarsi. Non c'erano funi per calarsi. Non avevo armi. Non sapevo cosa fosse. Nessuno poteva aiutarmi. Era la fine. Vidi tutta la mia vita passarmi davanti agli occhi. La bestia si avvicinava velocemente e io potei stare semplicemente lì immobile a guardare.
Improvvisamente delle saette arancioni si scagliarono contro quello immobilizzandolo. Erano dei fili luminosi che si avvolgevano al corpo della creatura. Non mi chiesi cosa fossero o da dove arrivavano. Sapevo solo che mi avevano salvato la vita.
Sembrava tutto finito quando l'essere spezzò quelle corde, continuando a caricarmi. Tornai ad urlare disperatamente in cerca d'aiuto. D'un tratto sentii qualcosa afferrarmi ed iniziai a fluttuare in aria. Aveva una presa salda ma non sembrava affatto un mostro. Mi voltai verso il mio presunto salvatore. I fili luminosi che avevo visto prima gli uscivano dal corpo e li usava per spostarsi, allontanandomi dal pericolo. Tremavo. Il suo corpo era straordinariamente caldo. Mi sentivo al sicuro.

«Es la noche dei vampiri, presta attenzione», mi sentii sussurrare all'orecchio.

Le voci dei miei amici si facevano sempre più vicine e fui presto tra loro, i quali acclamavano il nome di "Spiderman".

«Un'altra anomalia...», parlò l'eroe al suo orologio luminoso.

Mi voltai verso lui un'ultima volta per guardarlo, prima che tornasse a combattere animatamente con la cosa. In quel momento mi sembrò l'uomo più muscoloso ed alto del mondo, anche perché la sua lucida tuta attillata risaltava tutto. Sembrava di avere di fronte un armadio rosso e blu...un armadio molto bello. La sua voce poi era così decisa ma dolce allo stesso tempo che, chiunque l'avesse sentita, si sarebbe fatto venire le farfalle nello stomaco. Era così potente, agile ma allo stesso tempo aggraziato quando combatteva il mostro. Sembrava una ballerina ninja che ha fatto molti anni di palestra.
Il cuore mi batteva forte.
Quell'anno. Quell'autunno. Quel giorno. Quell'Halloween. Quella notte. Quel momento. Furono tutto per me. Furono il momento in cui mi innamorai di Spiderman, che mi salvò la vita.

𝐇𝐞𝐥𝐩 𝐦𝐞! // 𝐌𝐢𝐠𝐮𝐞𝐥 𝐎'𝐇𝐚𝐫𝐚 𝐱 𝐑𝐞𝐚𝐝𝐞𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora