°capitolo 8 - Touched

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Mi si bloccò il respiro in gola quando sentì quelle parole.

Continuava a guardarmi, come a farmi capire che di fissarmi non si sarebbe mai stancata.

Ma d'altro canto pure io l'avrei consumata a forza di rubarle sguardi.

Ma era troppo bella per poter lasciar perdere. E troppo importante per non farglielo credere.

Che se tutto aveva un senso era una grandissima stronzata. Che noi due senso non ne avevamo. Ma continuavamo a sperarci.

Che eravamo talmente fragili da sembrare indistruttibili. Era questa l'unica forza che ancora ci rimaneva.

Perchè chi è già stato distrutto, non ha più paura di niente, perché sa di essere sopravvissuto.

"Hai paura di me, vero?" un sorriso amaro e triste le graffiò le labbra.

Così soffici e sterminate da tante crepe, ruvide. Mi sarebbe bastato un bacio, per inumidirle e per farle stare bene.

"Ti giuro che ne avevo. Ma ora non più." soffiai sul vetro pulito, lasciandoci una scia di vapore.

Sorrise. "Sai? Ho sempre avuto paura di quelli come te. Però tu sei diverso."

"C-che cosa vorresti dire?" deglutii appena.

"Tu sembri esattamente come loro. Ma sei diverso. Ed il fatto che tu ora mi stia parlando lo dimostra. Ho paura. Hai paura. Ma la paura non è niente in confronto a quello che siamo noi. Niente."

Scossi la testa e sorrisi. "Penso che questo posto mi abbia divorato. Sono diventato pazzo Dà, ed è un po' anche colpa tua."

"Lo so Zayn. Ma non posso farci niente. Ho troppo dolore incastrato tra le costole. Dovrò pur darne un po' a qualcuno."

"Ed io sono quel qualcuno."

"Sì Zayn, perchè tu mi hai capita. Ancor prima di conoscermi."

Sorridemmo entrambi. E stavamo anche tenendo una conversazione. Come se non fossimo neanche in due stanze separate. Come se non riuscissimo a parlare attraverso un autoparlante.

"Quella sera ho avuto davvero tanta paura.."

Abbassò la testa, facendo ricadere in avanti quei dolcissimi capelli di miele.

"Non so spiegarti. C'eri, ma non ti vedevo. Ma poi a me succede sempre. Vedo cose, che mio malgrado, non ci sono." iniziò a dondolarsi su un piede.

Annuì appena.

"Per questo sei qui?"

Rise. "Questo e altri ventordici motivi. ."

Sorrisi anche io. Che guardando il suo ti veniva naturale. Te lo sentivi crescere dentro, e poi che facevi? E poi lo lasciavi uscire, mica una cosa così la puoi fermare.

"Sei bella Dafne.." ammisi, spostando la testa di lato, non riuscendo più a mantenere il contatto visivo, coi suoi occhi.

"Grazie Zayn. Anche sei tu sei bello, e non solo. È fortunata quella che ti ha." disse mettendosi a saltare per la stanza, al suono di 'Fall Out Boy' trasmessa in quel momento alla radio.

"Non c'è la fortunata." ammisi ad occhi bassi. Mentre i suoi si riempivano di un'apparente dispiacere.

Risi vedendola mentre si muoveva come una pazza. Ma magari lo era davvero. Ma io non la vedevo tutta quella follia. Era ben visibile, però, il bisogno di aver una vita fottutamente normale.

"Balla con me Zayn." urlò nel bel mezzo di un salto dal divano.

Scossi la testa ridendo e incastrando la lingua tra i denti.
Mi guardò per un secondo e socchiuse gli occhi. Dio se la volevo baciare.

"Vieni dai. Non ti mangio mica."

Scoppiai a ridere più forte quando mancò il divano, ma si riprese subito dopo.

"Se non vieni te, ti vengo a prendere io.."

'Vieni. Vieni ti prego. Vieni a prendermi che non c'è posto migliore di te.'

Annuì, come se avesse sentito. Scese dal divano e scomparve dietro ad una specie di armadio.

"Buu!" sussurò ad un dito dal mio orecchio.
Mi girai di scatto e mi sorrise.
Cazzo cuore. Dove sei?

"C-come..?"
"Shhh."

Mi trascinò dentro a quella stanza. Dio c'erano pezzi di lei ovunque.
Ed era bellissimo. Che non eri mai solo. Io comunque ce l'avevo in testa. E da lì, difficilmente sarebbe uscita.

Si rimise a saltare sul divano. Ed era uno spettacolo mozzafiato.

Coi capelli che le svolazzavano sopra le spalle, con la canottiera che risaliva fin sù, ma poi tornava giù, a coprire tutta quella bellezza così pura.

Mi prese le mani. Sentì il mondo girare, e Zayn camminare sulla luna.

Per non so quale stupido motivo mi misi a ballare pure io. Che tanto più ridicolo di così non si poteva. Ma il problema era che coi suoi occhi saresti parso bello, anche tutto sporco di merda.

Mi fece salire sul divano e iniziammo a saltare tutti e due. E ridevamo. E dio era bellissima. E io ero felice.

E che dio mi perdoni. Ma avevo appena scoperto quanto bello poteva essere l'inferno.

Saltai giù dal divano e mi misi a cantare a squarciagola, che tanto lo faceva pure lei. Ed era stonata. Ma non le fregava niente.

Che aveva più mostri in testa di quelli che vedeva.

Sì girò di scatto, ma il divano era finito, ed il vuoto le stava accarezzando i piedi nudi.

La presi al volo.

Aveva il fiato corto. E rideva ancora.

"Grazie.." mormorò appena.

Sorrisi. Mi ci fermai un attimo. Così a guardarla. Che tanto sbagliato alla fine non era.

Eravamo vicinissimi. Coi naso che si toccavano e i cuori che formavano un unico battito. Ed era un gran bel suono.

Smise di ridere. Mi fissò le labbra, mordendo le sue.

"Posso baciarti?"

Chiuse gli occhi e siggillò le nostre labbra.

La feci scendere e le presi il viso tra le mani. Così potevo baciarla meglio. Che mi piaceva da impazzire.

"Dafne?"

Ci girammo entrambi verso la porta.
Sulla soglia una ragazza bionda e bella, assomigliava molto a Dafne.

"Harley.." sussurò lei con gli occhi sbarrati.

"Oh, scusate. Io me ne vado. Scusa Dafne. Ciao." scappai come al solito da una situazione più stretta forse persino dai miei jeans.

"Fermo!" disse la ragazza.
Mi stoppai all'angolo. Col terrore a colorarmi gli occhi di nero.

"Chi sei tu?"
"Quello nuovo." risposi.

"Ti ha fatto del male?" chiese a Dafne.

Lei scosse la testa con vigore.
"Mi ha fatta ridere." disse con quella innocenza degna degli inferi.

Harley sorrise appena. "Grazie, quello nuovo."

Sorrisi. "Zayn." le diedi la mano.
"Harley." disse avvicinandosi a me.
"Vacci piano con lei." sussurò lei.

Annuì. "È lei quella che ti manda fuori orbita." dissi sorridendo e andando via di lì.

Sul corridoio saltai e urlai di gioia.
Dio l'avevo baciata.

Harry rise vedendomi.

"Sei ufficialmente pazzo amico. Sto posto s'è preso pure te. Ma hai gli occhi che sanno di miele e di un azzurro cielo." urlò.

E mi fece sorridere ancora un po'.
È chi poteva dargli torto.
Aveva pur sempre parlato la voce del giusto.


Anthropophobia :: z.j.m ;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora