Cap. 2

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-Piacere mio, Damon- rispose lui con poca enfasi,

-Scusa, non credo ti vada di chiacchierare, e vero?- aveva dato questa impressione? La verità era che la stava osservando, molto concentrato elencava nella sua mente i dettagli del viso, dei capelli, del corpo, per capire se fosse una sua impressione o se c'erano ulteriori problemi magici in vista.

-No, è che... Assomigli molto ad una persona che conosco-

Sorrise, il cuore di Damon perse un battito, quel sorriso così familiare e caloroso fece sciogliere la parte cattiva di lui:-Sospetto che eri molto legato a lei- aveva detto "eri"? Incredibile, come lo aveva capito? Damon si domandò che espressione avesse, di solito non era semplice leggere le sue emozioni, anche perché, di solito non ne aveva.

-Come fai a sapere che non c'è più?-

Ioana mise in bocca l'ultimo stuzzichino, alzò lo sguardo verso Damon e mise la propria mano sopra la sua:-Quando due persone si amano e una di loro se ne va, il dolore per l'altro è talmente forte da comparire anche sui volti più insensibili-

si alzò dallo sgabello e fece per girarsi, quando

-Ioana, aspetta! Per favore, resta a parlare ancora con me- Neanche Damon si riconosceva più, il Damon introverso e solitario aveva rinunciato alla sua reputazione pur di stare con quella ragazza, una sconosciuta, eppure era come se si conoscessero da sempre.

-Vuoi davvero restare con me?- rimase sorpreso, probabilmente non aveva molti amici, effettivamente era un po' impacciata a presentarsi, come se avesse intenzione di fare amicizia ma allo stesso tempo fosse rimasta sorpresa proprio da lui.

-Certo che voglio parlare con te, sarei ancora più soddisfatto se accettassi di fare una passeggiata con me- le si illuminò il volto -Sì, sì dai andiamo Dublino è bellissima di notte!- era il momento di resuscitare il solito Damon, doveva distrarsi non rimpiazzare Elena.

Uscirono dal locale, due ragazze avevano ascoltato la loro conversazione e ora ridevano come delle perfette oche.

La strada era illuminata da dei lampioni. Mentre passeggiavano sul marciapiedi discutevano del più e del meno; nel frattempo Damon li conduceva nei vicoli più bui e periferici della zona.

-Dove stiamo andando?- gli chiese Ioana incuriosita dallo strano percorso che stavano percorrendo-Da nessuna parte- rispose Damon sicuro di se, come sempre del resto;-Oh no, ci siamo persi! Devo tornare in albergo prima delle undici!- Ioana assunse un tono preoccupato, come se il problema fosse tornare in albergo prima delle undici; in presenza di Damon bisogna prima chiedersi se si tornera in albergo vivi.

-Non ti preoccupare,se non riusciamo ad arrivare puoi sempre dormire da me- Ioana era combattuta, non le attirava dormire con uno sconosciuto:

-Preferirei tornare in albergo in tempo, se proprio non dovessimo riuscirci, sarò contenta di accettare la tua offerta. Ti ringrazio Damon, ma ora ti prego torniamo indietro- Damon sorrise, la sua espressione beffarda era il suo emblema, la rappresentazione del suo carattere... e delle sue azioni:

-Devo prima farti vedere una cosa- Ioana lo guardò confusa, poi rimase impalata a osservare l'inquietante cambiamento sul volto di Damon:

gli occhi circondati da vene bluastre, dalla bocca sporgevano due canini affilati, Damon afferrò Ioana dalle spalle, ma quando tentò di morderla, si rese conto che qualcosa non quadrava: non aveva urlato, era troppo rilassata per aver visto un vampiro e il suo odore, non era come quelo di un qualsiasi essere umano.

Katherine Pierce:"I always get what I want"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora