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Fece sfoggio della sua spilla da prefetto ancor prima di mettere piede sull'Hogwarts Express, dando modo ai genitori, Orion e Walburga Black, di elogiarlo al cospetto di altri maghi e streghe accorsi al binario 9 e ¾ .

«Cercatore e prefetto. Il nostro Regulus non smette di renderci fieri.»

Il ragazzo se ne stava dritto e silenzioso al loro fianco, consentendo ai due di riempirlo di lodi quasi con accanimento, nel vano tentativo di compensare l'assenza del primogenito. Assenza che venne notata, Regulus comprese che in ogni pausa di silenzio c'era sempre quel non detto che pungolava i due Black, costringendoli a riempire il silenzio elencando le interminabili qualità del figlio minore. Si accorse di aver trattenuto il respiro solo dopo essersi congedato da loro, prendendo posto nel suo vagone, tra i volti conosciuti dei serpeverde del suo anno. Quella mattina aveva faticato a separarsi da Kreacher, che più volte l'aveva rassicurato, mostrandosi comprensivo davanti i dubbi del suo padrone.

«Voi non dovete badare a quel traditore del suo sangue, padron Regulus.» Glielo aveva detto dopo aver preso il vassoio della colazione, dove porridge e frutta giacevano intatti. Si nutriva a stento, al punto che era dimagrito parecchio l'estate in cui Sirius non fece ritorno a casa.

«Lo so.» Aveva risposto lui, lo sguardo perso nel proprio riflesso allo specchio. Odiava la propria immagine, non c'era niente che gli piacesse. C'era voluto parecchio, ma alla fine si era rassegnato al fatto di essere meno avvenente di suo fratello, più basso, smunto. Non c'era verso di prendere più peso, lo stomaco bruciava continuamente e non era in grado di ingoiare più dello stretto necessario. «Non posso farci niente, Kreacher. Sirius è pur sempre mio fratello.»

Si era domandato se fosse già salito quando lui era arrivato al binario, se l'avesse visto e si fosse rifiutato di salutarlo, ma cacciò via con durezza ogni domanda. Non era ancora in grado di accettare il peso della propria delusione. Questa volta Sirius aveva superato ogni limite della decenza, andando via di casa. Più che causargli dolore, aumentò le fitte allo stomaco, lo stress di chi era ancora una volta costretto a essere migliore in tutto: nello studio, nei rapporti sociali, in famiglia. C'era stato un tempo brevissimo, i primi anni dell'infanzia, in cui era rassicurato dalla presenza del fratello maggiore. Sirius era quello che sperimentava prima di lui, imparava e gestiva il mondo in modo da poter poi guidare Regulus a muovere i piedi su sentieri già battuti. Quei passi, però, vennero ostacolati dai genitori e a ogni rimprovero ai danni di Sirius, ecco che Regulus si smarriva, indeciso se proseguire lungo le orme già tracciate dal fratello maggiore, oppure seguire quelle indicate da Orion e Walburga. Compiacerli, diventò indispensabile. Come poteva essere lui causa di ulteriori dispiaceri, con Sirius che già ne dava a sufficienza? Quando uno dei due figli è problematico, l'altro è costretto a compensare tali mancanze, soddisfacendo le aspettative dei genitori.

Sirius era stato una delusione e, quindi, Regulus era costretto a rimediare.

«Black, Faccia-di-Topo ti cerca.»

Tony Greengrass lo richiamò dai propri pensieri, da cui Regulus riemerse in tempo di gettare un'occhiata severa alla corvonero in piedi sulla soglia della cabina. Eileen Harding lo fissava con il suo solito broncio, l'aria infastidita di chi è lì controvoglia e decisa a ignorare gli squittii di Anita e Amanda Nott, due gemelle dal naso all'insù che Regulus si trovava sempre tra i piedi. Erano state le due ad affibbiare a Eileen quel soprannome, Faccia-di-Topo, perché al suo primo anno a Hogwarts aveva un paio di denti che sporgevano dalle labbra, erano tanto pronunciati da rendere goffo il suo modo di esprimersi. Già al secondo anno quel dettaglio era stato corretto dalla magia, ma il soprannome era rimasto.

«Cosa vuoi, Harding?» Per Regulus sarebbe stato inaccettabile cedere a quelle volgari scaramucce, non si sarebbe mai sognato di perpetrare l'uso di nomignoli infantili, ma non si sprecò a scoraggiare né le due né nessun altro.

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