Tornò in Grimmaulde Place, prima di rientrare a scuola. Era desideroso di salutare Kreacher e sarebbe tornato da lui subito, se solo i suoi genitori non avessero insistito per andare dal resto dei parenti. Non voleva indisporli, era più che consapevole quanto disapprovassero il suo attaccamento all'elfo domestico, così a metà vacanza affermò di stare poco bene e di preferire far ritorno a casa, dove avrebbe studiato un po'.
«Hai ragione, caro, hai una media da mantenere.»
Stare da solo fu un sollievo, per lui, lontano dalle domande incessanti riguardo il suo futuro. Parente dopo parente, Regulus mantenne alte le aspettative, sentendo su di sé l'occhio vigile di Lucius Malfoy. Era più che consapevole che lo stesse analizzando e lui, fiero e caparbio, pareva volergli costantemente dimostrare che, un giorno, sarebbe stato degno di far parte della cerchia ristretta del Signore Oscuro.
«Padron Regulus, bentornato.» Kreacher l'accolse con la sua voce simile al gracidare di una rana e lui si rasserenò non appena lo vide. I suoi genitori non lo avrebbero mai ammesso a voce alta, ma tutti sapevano che era stato l'elfo domestico a tirarlo su. Sua madre era presa dal primogenito, suo padre costantemente presto dalla società magica e per i primi anni di vita fu l'elfo a fargli da famiglia. Faceva comparire giochi per lui, lo distraeva dalla noia quotidiana, leggeva, gli elencava i membri illustri del nobilissimo e antichissimo casato dei Black. Ma Sirius iniziò subito a ribellarsi, scatenando anche nel fratellino il proprio disappunto.
Salì in camera sua, dove gli oggetti erano rimasti lì dove Sirius li aveva lasciati, sotto lo sguardo delle babbane che sorridevano nei ritagli appesi alle pareti. C'era una scopa giocattolo, per terra, lui l'osservò assorto, ricordando un episodio che fino ad allora aveva rinchiuso in un cassetto della memoria.
«Che hai da guardare, sgorbietto?» Aveva abbaiato una volta, dopo essersi rintanato in camera sua, dove Regulus l'aveva seguito, barcollando sulle gambe malferme.
«Mamma arrabbiata.» Gli aveva risposto. Aveva assistito alla sfuriata della donna ai danni di un bambino tanto piccolo, ma Sirius era caparbio già allora.
«Sì, è sempre arrabbiata.» Sbottò lui, raccogliendo una scopa giocattolo. Un lampo cattivo sul volto di Sirius lo colse quando Regulus si mostrò interessato alla scopa e lui, apparentemente magnanimo, gliela porse. «Sali, su. Vola basso, non temere.»
Quella volta, Regulus era solo un bambino che a malapena si reggeva in piedi, ma era pieno di fiducia nei confronti del fratello maggiore. Così si aggrappò al manico della scopa e, aiutato dall'altro, scavalcò. Pochi istanti dopo quella scopa sfrecciò fuori dalla stanza, sballonzolando il corpicino del bambino fino alle scale, dove ruzzolò fino ad esplodere in un pianto disperato. Il primo ad accorrere fu Kreacher, quella volta, mentre i genitori accorsero in un secondo momento. Mentre loro presero ad urlare e lui a piangere, Sirius rideva forte, con quella sua risata simile ad un latrato.
Uscì dalla stanza sbattendo la porta alle proprie spalle, rintanandosi poi nella propria, dove sprofondò tra i morbidi guanciali del suo letto a baldacchino.
Dormì parecchio, così tanto che fu Kreacher a svegliarlo, chiamandolo dai piedi del letto su cui si ergeva ossequioso, con un vassoio su era disposta la cena.
«Parlavate nel sonno, padron Regulus.»
«Ah sì?» Si mise a sedere, sbadigliando. «Cos'hai preparato?»
«Il porridge salato che vi piace tanto, padron Regulus. Verdure lessate, stinco di manzo e crostata di more.»
«Gli elfi di Hogwarts non cucinano bene come te, Kreacher.» Si lasciò servire e sorrise tra sé e sé, avvertendo i lineamenti rilassati come non accadeva da molto tempo.
«È naturale, padron Regulus. Quelli lì mica appartengono ad una famiglia come la vostra, i loro standard non devono essere alti.»
«Quando andrò via di casa, tu mi seguirai. Non ho intenzione di lasciarti ai miei.»
L'elfo sorrise, ma non commentò, sarebbe stato poco da elfo criticare i due padroni in favore del loro secondogenito. Regulus capì che l'elfo sarebbe stato contento.
«Cosa dicevo, prima? Nel sonno.» Senza rendersene conto aveva già vuotato mezza porzione di porridge, alternandola con dei bocconi di verdure.
«Non saprei dire con certezza. Parlavate in francese, Kreacher non lo capisce bene.»
In un attimo la sua mente rievocò la notte in cui lui ed Eileen avevano ritrovato i due compagni posseduti da quei fantasmi. Dopo aver esaminato gli oggetti che avevano raccolto, gli insegnanti erano giunti alla conclusione che i fantasmi avevano posseduto i due ragazzini tramite gioielli appartenuti loro in vita, per il puro desiderio di sfiorarsi le mani. Regulus avrebbe voluto vedere la reazione di Eileen, che quella volta pareva così presa da essere irriconoscibile.
«Sai, Kreacher. Un giorno potrei prendere una donna in sposa. La servirai come serviresti un Black, giusto?»
«Certamente, signore. Kreacher vive per servire il nobile casato dei Black, vostra moglie porterebbe il vostro antichissimo e illustre nome.»
Regulus soppesò bene le parole, finendo la sua cena per concedersi una pausa prima del dolce. «Se mia moglie fosse una mezzosangue, per esempio, tu avresti nulla da ridire?»
L'elfo ci mise un po' a rispondere, i suoi occhi simili a palle da tennis fissarono a lungo quelli del padrone. Poi, con voce ferma, riprese. «Io sono certo che il signor Regulus prenderà in sposa la più degna delle donne, perché lui è giusto ed è nobile di cuore. Kreacher sarà onorato di servire entrambi.»
Regulus sospirò, fantasticando brevemente di rendere signora Black una strega petulante e battagliera, dai bei capelli castani e lo sguardo più intelligente che avesse mai incrociato. Cacciò via quella fantasticheria gettandosi sulla crostata di more.
«Non dire a nessuno quello che ti ho appena chiesto.»
«Certamente, padron Regulus.»
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Toujours Pur
FanfictionGli anni di scuola di Regulus, il peso costante di essere il figlio perfetto, impeccabile, colui che avrebbe dovuto, un giorno, ricoprire il suo casato di onori e prestigio. Una storia mai raccontata, un giovane uomo e il suo sacrificio silenzioso...