Capitolo 3

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Millie

Il pomeriggio, del giorno dopo, lo passo al quanto inquieta.

Siamo soltanto in nove ragazze quando, il maestro ci chiede di radunarci all'entrata di un edificio.

Della mia Colonia non è rimasto nessuno. Ci sono soltanto io.

Della mia stanza invece c'è soltanto una ragazza e come me, si guarda attorno con ansia. "Non capisco come mai vogliono mostrare soltanto a noi questo esperimento." comincia a dire sempre più agitata.

"Forse perché potremmo essere le uniche ad avere la possibilità di fare parte di una qualche ricerca in merito." risponde una delle ragazze. Al contrario di tutte e noi non sembra avere alcun sospetto per la testa.

"Allora perché hanno dato la possibilità soltanto alle femmine?" mi intrometto, "Dubito che non ci siano là fuori dei maschi in salute e con un'educazione all'altezza." spiego il mio punto di vista cercando tuttavia di mostrarmi calma.

"Hai ragione, è molto strano." concordo una del gruppo, una bionda formosa con dei bellissimi occhi verdi.

"Che cavolate." tuona sempre la tipa priva di sospetti, "I maschi li mandano fuori dalle mura a fare altro e noi facciamo il nostro dovere qui." sbuffa.

In quel momento due soldati escono dall'edificio e si fermano davanti davanti alle due porte. E altri due si avvicinano dalla parte esterna della piazza.

"Sentite io non voglio entrare." dice la ragazza più agitata di tutte noi, la prima che ha scatenato i sospetti.

"Be' sembra proprio che non abbiamo scelta." dice sottovoce la bionda, osservando i soldati che ci bloccano la strada.

"Voglio tornare alla mia Colonia." dice quella agitata a una delle guardie.

"Sì, anche io." aggiunge una accanto a lei.

"Anche io!" si aggrega un'altra ma i soldati non dicono niente.

Dalla porta esce l'uomo di ieri, quello che ho incontrato in laboratorio. Si accorge subito della tensione."Ragazze, vi prego, non rendeteci le cose difficili." dice con un sorriso sulla bocca.

"Allora qualcosa c'è sotto!" tuona la bionda.

A quel punto si scatena il vero panico. I soldati si avvicinano di più, afferrano le ragazze che tentano di andarsene.

Al contrario di loro mi fingo disinteressata per non catturare l'attenzione di nessuno e nel momento più opportuno, quando nessuno guarda dalla mia parte, me la svigno.

Attraverso velocemente la piazza, senza però correre e non sapendo dove andare, mi dirigo dalle parti della mensa. So per certo che superata la grande sala, dall'altra parte si può accedere ad un corridoio che porta a qualche uscita sulla pista.

Mi accorgo soltanto sulla soglia del corridoio che la ragazza priva di sospetti e un'altra mi stanno seguendo.

Dietro di lei vedo alcuni soldati tra la gente e so per certo che non riuscirò a raggiungere l'uscita in tempo. Così entro nella prima stanza che trovo, sembra un altro laboratorio, pieno di scaffali, un tavolo in acciaio e un lettino in fondo alla stanza.

"Come faremo ad uscire?" mi domanda la seconda ragazza.

"Non lo so, non ho un piano!" quasi strillo.

Entriamo nella stanza buia e ci nascondiamo dentro ad un mobile largo e vuoto.

"Che faremo adesso?" sussurra di nuovo quella ragazza.

"Aspettiamo che le acqua si calmino poi usciamo e cerchiamo l'uscita." propongo prova di certezze.

La porta si apre alcuni minuti dopo e noi tratteniamo il fiato.

Si sentono dei passi e poi si fermano.

Sembra una sola persona.

"Non c'era bisogno di scappare, piccola, non mordo, per adesso." dice una voce profonda e pacata e tutte e tre trasaliamo.

Con chi sta parlando quella voce profonda?

Soldier's MateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora