Capitolo 6

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Millie

Spaventata, corro via.

Raggiungo svelta la stanza dove mi sono svegliata, entro nel bagno e blocco la porta con la serratura. Mi allontano da essa tremando come una foglia. Il mio cuore batte così forte che perde colpi. Sono consapevole che non posso fuggire di lì, non ho alcun modo di mettermi al sicuro a parte quella porta.

Mi farà del male?

Approfitterà del mio corpo senza la mia volontà per l'accoppiamento?

Che cosa mi farà?

Ho così tanta paura che mi scendono le lacrime.

Voglio tornare a casa, alla mia Colonia. Voglio correre tra le braccia di mia madre e sentirle dire che va tutto bene.

"Millie." La voce profonda di quel soldato, Jason, mi chiama all'improvviso e io sobbalzo. Prova ad aprire la porta ma capisce è chiusa e non fa un secondo tentativo.

"Ti prego, non voglio, voglio andare a casa, ti scongiuro." Lo supplico tra le lacrime e non riesco a controllarmi. Sono disperata e non ho altra scelta che cercare di convincere lui a lasciarmi libera.

C'è una lunga pausa e poi lo sento sospirare. "Hai parlato con il dottor Gibson?" Mi domanda.

"Sì e non voglio." Rispondo, "Scegli un'altra femmina, ti prego, io non ho esperienza e non voglio accoppiarmi con..." Mi fermo per paura di offenderlo, di farlo arrabbiare in qualche modo e peggiorare la mia già precaria situazione.

"Me." Lui conclude la frase al posto mio. "Non sono così cattivo, piccola." Dice poco dopo, "Quello che faccio lo richiede ma non lo sarò mai con te. Io ho bisogno di te e voglio prendermi cura di te...e tu ti prenderai cura di me."

Non dico una sola parola.

Non gli credo, ho sentito bene cosa hanno detto quelle ragazze. Sono spietati, sono freddi.

Non gli credo neanche un po'.

"Apri la porta Millie." Mormora lui dopo il mio silenzio.

Scuoto la testa. "No." Asserisco, "Promettimi di lasciarmi andare, Jason." Dico per la prima volta il suo nome.

"Millie, non farmi perdere la pazienza, apri la porta." Insiste lui e sento il cambio nella sua voce.

Non mi muovo, non riesco, sono bloccata dalla paura.

Dopo alcuni secondi di silenzio, lui però riesce ad aprire la porta. Rompe la serratura senza alcuno sforzo e spalanca la porta. Capisco che è incredibilmente forte e questo mi spaventa ancora di più.

Appena fa il primo passo dentro al bagno, indietreggio fino al muro e mi accascio a terra, piangendo ancora più forte.

Lui si avvicina nella sua divisa nera da militare con quella testa di leone sul braccio e si china davanti a me. "Una porta non mi impedirà di raggiungerti, non quando so che ho finalmente una compagna." Dice piano studiando il mio volto. Osserva bene le mie lacrime e alza una mano, scostandomi i capelli dalla faccia. "Non piangere, mia bella gattina, non piangere." Dice dolcemente.

I suoi occhi sono freddi mentre lo dice, il suo volto ha una nota crudele.

"Voglio andare a casa." Sussurro implorante.

"Se farai la brava, Millie, un giorno ci tornerai." Risponde lui.

"Non voglio un giorno, voglio adesso, voglio andarmene da questa Colonia e voglio essere fuori da questo vostro esperimento."

Lui si acciglia. "Nemmeno io ho scelto tutto questo, Millie, ma ho bisogno di una femmina, ho bisogno di..." Si ferma, passa gli occhi sul mio corpo con un leggero affanno e poi torna a stabilire un contatto visivo. "Ti darò del tempo." Dice, "Non pretenderò nulla...per ora, va meglio così?" Mormora dolcemente infine.

Lo scruto silenziosamente e annuisco.

Meglio di niente.

Posso usare questo tempo che mi concede per trovare un modo e scappare.

Jason si mette in piedi. "Vieni, ceniamo insieme."

Soldier's MateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora