Ch. 6 || Grazie

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Il negozio dell'usato custodiva oggetti veramente carini: da giornalini a vestiti che, avrei scommesso milioni, fossero usciti dall'armadio di una nonna defunta, scarpette di bambini che ormai non potevano mettere perché saranno cresciuti, libri rovinati, macchie di caffè, pieghe e scarabocchi su essi. Io e Jun-yung ci eravamo fermati dentro quel negozietto, girando aveva trovato una giacca in pelle marrone, era molto indeciso sul comprarla o meno. L'avevamo controllata per bene ed era come nuova, per il prezzo di 20 euro non era affatto male, e in più calzava a pennello.
"Sicura mi stia bene?" Mi chiese per l'ennesima volta guardandosi allo specchio, mettendosi di spalle e cercando di vedere come gli stava da dietro.
"Jun-yung, ti faccio fuori. Me l'hai chiesto come minimo dieci volte. Per me stai benissimo! Ma deve piacere a te, sei tu che devi indossarla, non io."
Lui tolse la giacca e sorrise "volendo posso anche prenderla, sicura non debba indossarla tu? Che ne sai, magari qualche sera ti scordi la tua e hai freddo." Me la poggiò sulle spalle e scoppiammo a ridere "sei un caso perso Jun-yung, davvero. Devi necessariamente lavorare sulle tue battute d'abbordaggio." Mi tolse la giacca dalle spalle "Ah e tanto per la cronaca, posso dimenticare il telefono, ma mai dimenticherò la giacca!"
"Come dice lei, signorina!" Si inchinò e lo spinsi leggermente "la prendi quindi?" Lui annuii, e qualche minuto dopo mi fermai a guardare dei tacchi, semplicissimi tacchi neri, non troppo alti "Ti piacciono, Aksa?" Jun-yung mi risvegliò dai miei pensieri, scossi la testa e li misi giù "no, no, li ho già così a casa. Mi hanno semplicemente ricordato una cosa, nulla di importante."
Mi guardò stranito, ma ignorò il tutto e mi porse uno zainetto "ti piace? mi ha fatto pensare a te." Era di un verde militare abbastanza scuro, con delle toppe rosse di funghetti e ranocchie, sorrisi e lo presi, provandolo su "beh, è molto carino! Quant'è il prezzo?" Lui sembrava contentissimo dalla mia risposta "Quindici."

Dopo aver pagato uscimmo dal negozio e passammo per la libreria accanto, Jun-yung trovò dei libri che parlavano di piante, cose che stava studiando diceva. Iniziò a spiegarmele e il suo modo di parlarne mi affascinava, non capivo assolutamente nulla, io e le materie scientifiche non eravamo amici del cuore diciamo, ma quando ne parlava gli brillavano gli occhi e sembrava entusiasta, quindi lo lasciai fare.
Infine, il nostro "appuntamento", se così possiamo chiamarlo, si concluse davanti casa mia.
"Quindi... Ci ribecchiamo appena hai tempo?" Mi chiese.
"Assolutamente! Ti farò sapere... Grazie per questa mattina, Jun-yung"
"Non ringraziarmi, ne avevo bisogno anch'io dopotutto... E a volte bisogna ignorare il proprio dovere, nonostante tutto, spero tu stia meglio adesso."
"Sì, sì, va decisamente meglio adesso. Sta attento mentre torni, mandami un messaggio poi eh."
"Certo, ci sentiamo dopo, Aksa."
"A dopo, Jun-yung."

Rimasi fuori ad aspettare che la sua figura sparisse dalla mia visuale, lo guardavo allontanarsi da me, stretto nel cappotto con le mani nelle tasche, e riflettei su come avesse usato del tempo prezioso, dove avrebbe potuto studiare visto gli imminenti esami della settimana dopo, per rallegrare un'anima di cui poco conosceva.
Qualunque cosa sarebbe successo in futuro sapevo non mi sarei mai pentita di avergli lasciato un piccolo posto nella mia vita e nel mio cuore, mi faceva stare bene, e mi faceva sorridere, quindi il rinnegarlo, specialmente in un momento della mia vita dove sono tanto fragile, sembrava la cosa più sbagliata che potessi fare.
Lo accolsi. Lo accolsi dentro ciò che è Aksa, con tutti i miei pregi e i miei difetti, con tutti i miei sorrisi e i miei pianti, i miei pensieri auto-distruttivi, la mia solitudine, la mia voglia di amare e di essere amata.
Lo lasciai fare, perché nulla avevo da perdere, se se ne sarebbe voluto andare, lo avrei lasciato, se voleva stringermi ancora, poteva farlo. La mia vulnerabilità sembrava quasi protetta dal suo scudo, lui non lasciava passare nessuno, andava sempre sulla difensiva, preservare se stesso era la sua priorità, ma è sempre lui che poi tende la mano. Allo stesso tempo, è sempre lui che non apre il suo cuore a nessuno, che sorride anche se sta per crollare, tenendo per se e per la quiete della notte tutti i suoi fardelli.
Volevo conoscerlo, vedere chi era veramente, cosa gli piacesse fare, cosa lo appassionava davvero, il suo passato... Il suo passato che tanto lo tortura, portandolo a volerlo eliminare totalmente, come se ne ricordasse troppo dolore solo a pensarci qualche secondo.
Avrei trovato il modo di unire la sua anima alla mia, sentendolo vicino anche quando siamo lontani.

Respiri Bruciati || Bae Jun-yungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora