Capitolo 6- Milano di notte

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Alle 2.30 di notte, Ginny ed i suoi colleghi si preparavano a chiudere le cler del ristorante, avevano lasciato tutto da pulire e lavare e avrebbero sistemato il giorno dopo. C'era davvero troppo lavoro da fare e sarebbero andati a casa quando il sole era già alto nel cielo. Si erano limitati a ritirare tutti i piatti e riporli in cucina, togliere le tovaglie e i tovaglioli per portarli a lavare. Ginny era distrutta, fisicamente e mentalmente, era riuscita a far avere a Krunic e sua moglie il piccolo pensiero che gli aveva comprato ed era rimasta molto soddisfatta dopo averli visti così contenti, Rade, in particolare, continuava a ringraziarla, mentre Ivana, sua moglie, le rivolse sorrisi dolci e sinceri fino a quando non uscì dal locale alle 2, al fianco di suo marito. 

Ginny, dopo aver pianto per qualche minuto in bagno, si era riuscita a calmare, anche se non da sola, era arrivato a bussarle alla porta Mattia, chiedendole semplicemente se avesse visto l'enorme piatto su cui servire la torta nuziale. Quando però si accorse che la ragazza stava singhiozzando, le chiese di farlo entrare. Rimase con lei abbastanza da riuscire a farla smettere di piangere, tra abbracci, battute e consigli. Ginny lo apprezzò davvero molto, nessuno l'aveva mai aiutata al di fuori della sua famiglia. Non aveva mai passato del tempo con Mattia eccetto per un paio di battute al bancone del bar prima di iniziare il servizio o tra una portata e l'altra, ma finalmente notò come il collega sembrasse seriamente preoccupato per lei quella sera e fu felice di avere qualcuno affianco. 

Fabio salutò tutti e chiuse a chiave la porta del ristorante, tirando poi giù le saracinesche. "Ginevra, vieni un attimo" le disse all'improvviso dopo essersi voltato. La ragazza temeva già il peggio. In effetti, era da dopo il crollo emotivo, che la costrinse in bagno per diversi minuti, che era sicura che l'avrebbe licenziata, agli occhi degli altri doveva aver fatto un bello show tragico, per nulla oltretutto, mentre i piatti in cucina aspettavano di essere serviti e che gli altri camerieri dovettero portare al posto suo. Si fece coraggio e si avvicinò. "Non so cosa ti sia successo stasera, e non c'è bisogno che me lo spieghi, non che mi interessi in effetti, ma spero non fosse nulla di grave..." "No, no, non si preoccupi, è stato solo uno spavento, tutto qui" rispose la ragazza, cercando di scegliere le parole con attenzione, "bene. Appurato questo, spero però anche che non si ripeta più. Spero tu ti sia resa conto del disordine che hai creato, soprattutto perché non era una serata normale ma una festa di matrimonio con moltissimi invitati." riprese allora l'uomo con tono serio. "No, certamente, non accadrà più, anzi, mi spiace signore. " terminò Ginny mentre si tirava via la pelle da intorno alle unghie, com'era solita fare quando era in ansia, ovvero quasi sempre. "Okay, non ti preoccupare, ma mantieniti professionale, mi raccomando. Buona serata, a domani...ah e ricordati che al posto delle 18, devi arrivare prima, dobbiamo sistemare tutto quanto per domani sera, fortunatamente domani a pranzo avevo già comunicato che non lavoreremo". "Si, senz'altro. Allora arrivo per..." chiese Ginevra speranzosa. "Per le 14, ci metteremo molto e alcuni dei ragazzi non potranno venire, lavorano altrove il sabato pomeriggio". "Ah...bene, allora a domani" rispose la ragazza. Appena Fabio si girò, sbuffò silenziosamente, avrebbe dovuto partecipare alla prima partita del campionato di calcio quel sabato..alle 14. 

Nonostante fosse riuscita a fare solo una foto con due tra tutti i calciatori che erano presenti, oltre che a litigare con un terzo, rimase abbastanza allegra del fatto che, quanto meno, potesse dire di aver parlato con loro. Una vola giunta alla metropolitana, si rese conto di una cosa. Le linee a Milano finivano il servizio a mezzanotte e mezza, ed era decisamente passato l'orario di chiusura, infatti, arrivando davanti alle scale per scendere ai tornelli, le trovò bloccate dal cancello di metallo. Ginny, non aveva mai finito il turno così tardi, lavorando da poche settimane, anzi, era stata proprio una sua richiesta al capo, quella di farla smettere verso mezzanotte e venti per riuscire a prendere uno degli ultimi treni. Solamente che non aveva messo in conto di finire così tanto tempo dopo rispetto al solito. Si ritrovò così davanti al Duomo illuminato, con l'aria gelida e a due ore a piedi da casa sua. La piazza della cattedrale era deserta, tranne che per una coppia che camminava mano nella mano ed un gruppo di ragazzi in lontananza. Proprio le urla e gli schiamazzi di questi ultimi rimbombavano per la zona, altrimenti ricoperta da un silenzio assordante.

Dove si tocca il cielo-Rafael LeãoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora