Capitolo 8- Emozioni contrastanti

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."Hey".

Ginevra non poteva crederci, l'unica possibilità a cui non si era preparata, l'unico scenario a cui non aveva voluto neanche pensare, ovviamente, quell'unica possibilità, era quella che si era realizzata e ora Ginny sperava con tutta sé stessa di riuscire a fare una conversazione senza mangiarsi le parole, arrossire fino a diventare color porpora o inciampare nello zerbino davanti alla porta d'ingresso. Non sapeva perché il portoghese le creasse tutto questo senso di ansia e imbarazzo, di solito con i ragazzi riusciva a scambiare un paio di parole, non le era mai costato molto, tranne che con il ragazzo che le piaceva alle medie e poi con Marco, all'inizio quantomeno. Il ragazzo, rispetto ad altri giocatori rossoneri, non le aveva mai detto granché, riconosceva la sua bravura, ma, proprio perché aveva delle qualità e un dono immenso, non sopportava che li sprecasse e non sembrasse rendere mai il massimo. C'era sempre la partita in cui camminava, quella in cui stava praticamente a bordo campo o semplicemente in cui sembrava decidere di non aver voglia di giocare. Ovviamente era consapevole che, quando il portoghese era in partita, non ce n'era per nessun avversario, e questo la infastidiva ancora di più. Il suo atteggiamento era notevolmente migliorato nel corso degli anni con la squadra rossonera, ma Ginevra lo aveva sempre visto, da fuori, come un ragazzo, che, per aver già superato da un po' i vent'anni, si comportava ancora troppo come un adolescente, le sembrava arrogante e pieno di sé. E, per quel che aveva avuto modo di vedere fino ad allora, non era ancora riuscito a farle cambiare idea.

Alzò gli occhi, facendosi coraggio e ricordandosi che non aveva nulla di cui essere imbarazzata. Rafa la guardava come aspettando che lei facesse o dicesse qualcosa, sempre con uno sguardo indecifrabile agli occhi di Ginny. Non riusciva proprio a capire cosa provasse il calciatore, come quella sera al ristorante, non si era intravista rabbia quando lei gli aveva versato le bevande addosso, ma non sembrava neanche triste per il vestito, non sembrava si sentisse colpevole ed era intervenuto contro il suo amico Samuel solamente dove aver passato diverso tempo a guardarsi la punta delle scarpe bagnate. Eppure con i compagni di squadra aveva sempre un grandissimo sorriso sulle labbra, la cosa che la ragazza più ammirava di lui. Ginny si schiarì la voce e tirò un sospiro. "Ciao...s..sono venuta a portarti indietro l'abito finalmente" rispose con un sorriso cercando di allentare la tensione che si era creata sul pianerottolo. "Bene, grazie. Entra, ti offro qualcosa... se vuoi" continuò Rafael. Ginevra non riusciva nuovamente a capire, però, se intendesse che le avrebbe offerto veramente volentieri qualcosa, o se l'avesse detto solo per formalità e per non apparire come un completo maleducato. Decise però di accettare, in ogni caso, ormai si trovava lì. "Okay, volentieri". 

Varcò la soglia della porta, cercando di non inciampare nello zerbino, e quando riuscì ad entrare senza cadere di faccia sul parquet, la considerò una vittoria. Si guardò in giro, rimanendo ferma sul posto, si trovò nell'ingresso, che era però in comune con un salotto sulla sinistra e una cucina con isola sulla destra, entrambe le stanze erano enormi, arredate con uno stile moderno con colori chiari e neutri come il beige delle pareti, il grigio del divano e il bianco della libreria, mentre le credenze, gli scaffali e il tavolo alto della cucina erano di un particolare legno grigio con i ripiano in marmo nero. Il parquet era rovere scuro, e, davanti al divano, era coperto da un tappeto rosso su cui poggiava un tavolino di vetro. Le stanze erano molto luminose, grazie alle immense vetrate che mostravano una vista sulla città. Nell'ingresso, si trovavano appesi alla parete alcuni quadri, tra cui uno dell'attaccante stesso. "Accomodati, vuoi del succo, dell'acqua, una coca cola..?" chiese Rafael distogliendola dall'osservazione. "Hmm.. l'acqua va benissimo, grazie" gli disse Ginevra. Il numero 17 si allontanò per andare verso il frigorifero, da cui tirò fuori una brocca d'acqua e poi un paio di bicchieri dalla credenza sopra il lavabo. Tornò poi verso Ginny, che era ancora impalata sul tappeto dell'ingresso. "Puoi sederti, se vuoi" la invitò Rafa con un cenno della mano verso il divano. Ginevra allora gettò un secondo lo sguardo verso di lui, ma, incontrando subito le orbite color cioccolato del ragazzo, lo riabbassò immediatamente sul pavimento. "Lascia, prendo io" disse Rafael prendendo l'abito che la ragazza teneva in mano, neanche si era accorta di non averglielo ancora ridato. Il portoghese lasciò un attimo la stanza a passo svelto per andare a lasciare giù il vestito. Nel frattempo Ginny si avvicinò al divano e si sedette in punta, vicino al bracciolo. Rafa tornò nel salotto e le porse un bicchiere di vetro, versandole dell'acqua naturale, Ginevra sentiva i suoi occhi addosso ma appena lei alzava lo sguardo per un secondo, lui sembrava sempre interessato a contemplare il materiale del suo tappeto rosso.

Dove si tocca il cielo-Rafael LeãoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora