|Capitolo 4|

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Siamo da circa una decina di minuti immersi nel verde che circonda un piccolo laghetto al quale siamo giunti seguendo un percorso piuttosto in salita.
Per me é stato veramente impossibile e infatti mi sono fermata più e più volte, cercando di persuadere le mie gambe a non cedere e a proseguire.
Al contrario, lo spilungone a fianco a me si è dimostrato un vero atleta, perché se non c'ero io che lo costringevo a bloccarsi ogni secondo, sicuramente avrebbe impiegato al massimo tre minuti.
Ora è disteso a pochi passi da me con le braccia incrociate sotto la testa e guarda in alto. Sembrerebbe un ragazzo normale,occupato a guardare il cielo e le nuvole e intento a rilassarsi immerso nella natura.
D'altra parte i suoi occhi lo tradiscono.
I suoi occhi fissano il vuoto.
Poi però un largo sorriso come quello del giorno precedente si fa largo sul suo volto e sempre continuando a guardare verso l'alto dice con voce divertita:
-Sono proprio bello eh.-
Oh si, sei bellissimo.
-Bello quanto modesto.- dico io facendogli la linguaccia e provocando la sua meravigliosa risata.
-Oh, la ragazzina tira fuori gli artigli. Corri perché ti prendo.- continua lui.
-Ma che cazz..- urlo io ridendo a mia volta. E inizio a correre ma so già di avere perso in partenza in quanto, come ho già precedentemente detto, qui la persona allenata non sono io.
Secondo me quando sono nata qualcuno mi ha lanciato una maledizione, perché?
Beh, sono riuscita ad inciampare ancora e a cadere rovinosamente a terra, facendo l'ennesima figura di merda. Però forse, oltre al dolore allucinante, derivato dalla botta, che il mio povero culo ha dovuto subire, non è stata proprio una brutta cosa cadere, perché il ragazzo, che dieci secondi prima era alle mie spalle, precipita su di me e le nostre bocche si ritrovano a due centimetri di distanza.
-Presa.- sussurra con voce roca per poi alzarsi porgendomi la mano.
-Grazie.- dico afferrandola -ma non vale perché sono inciampata.-
-Oh si, ti ho visto.- ammette cominciando a ridere di nuovo.
-Non si ride quando qualcuno cade, uff.- dico io facendo la finta offesa, imitando una voce sottile che dovrebbe parer quella di una bambina piccola.
-Dai vieni.- mi prende per una mano tirandomi verso di lui -dove ti sei fatta male piccola?-
Al culo.
-Sto bene, grazie.- sfoggio un gran sorriso.
-Non ci credo, ma è okay.-
Sento un rumore, forse un miagolio, mi giro verso la direzione da cui proviene e abbassando lo sguardo vedo un gattino piccolissimo, bianco con le orecchie nere, tutto solo.
Se abitassi da sola, lo porterei sicuramente a casa con me, lo coccolerei, ma io non solo vivo con non so quanti stupratori, ma non ho nemmeno una casa.
-Non lo porteremo con noi.-
-Ma è stupendo.-
-Ho detto di no.-
-Ho capito.-
-Ritorniamo al lago.-
Lancio un ultimo sguardo al gattino e mi dirigo verso la direzione prestabilita senza fiatare.
-Cosa c'è adesso?- il ragazzo alza la voce ma non riceve nessuna mia risposta. -porca puttana quando ti faccio una domanda mi rispondi subito.- continua afferrandomi il polso ancora dolente e su cui si iniziano a distinguere segni evidenti.
A causa del dolore insopportabile che la sua stretta mi sta provocando, con un movimento brusco lo sottraggo dalla sua presa.
-Che cazzo hai fatto lì?-
-Niente.-
-Fammi vedere.-
-No.-
-Smettila di fare così cazzo.-
Con mio disappunto, mordendomi il labbro e guardando in alto per evitare che lacrime scorrano incontrollate sulle mie guance, faccio come dice lui e glielo porgo.
-Dimmi chi è stato.-
-Non lo so.-
-Come cazzo fai a non saperlo?!
Porca puttana fidati di me, cazzo.- dice iniziando ad alterarsi.
-Come cazzo faccio a saperlo?!
E come puoi dire che non mi fido di te?!
Sono qui nonostante tutto, cazzo.
E non so nemmeno se hai un nome.-
continuo io urlando ancora di più e con le lacrime agli occhi, divincolandomi dalla sua presa.
Sospira e:-andiamo è tardissimo.-dice.
Ci dirigiamo verso il magazzino e non c'è nessuno.
Mi accompagna nella camera dove ormai vivo ma mentre sta per uscire si ferma sulla soglia della porta.
-Luke. Mi chiamo Luke.-
Dice per poi uscire ed essere avvolto dall'oscurità.
Non sento più nessuno rumore fino a quando il motore di un auto si spegne, sento gli sportelli sbattere, il portone di casa aprirsi per poi richiudersi e un urlo che squarcia l'aria.
-HOOD, IO TI AMMAZZO.-

|HELLO PEOPLEE|💕
È iniziata la scuola *piango*.
Ma noi siamo ancora qua e si va avanti ahah.
Volevo aggiornare prima ma non ce l'ho proprio fatta nonostante avessi già scritto il capitolo quindi scusatemii.
Vi confesso che ora però non so proprio come scriverò il prossimo capitolo perché le idee non mi mancano ma non so proprio come metterle giù...però stasera provo a scrivere qualcosa e vediamo un pochino.. Ora il libro di latino mi aspetta *piango ancora*.

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Grazie per la lettura.
BYE BYE,
Fяαи¢eš¢α

SHINE. || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora