|Capitolo 7|

3 1 0
                                    

Non riesco a smettere di guardare quella porta e quell'uomo dalla barba incolta che impietrito si trova in piedi sull'uscio. Vorrei urlargli contro e gridargli che tutto per quello che mi ha fatto patirà le pene dell'inferno. Ma non ce la faccio. Non posso. Io non sono così. La mia vista ad un certo punto si annebbia e probabilmente è per tutte le lacrime che si stanno accumulando nei miei occhi.
Come quell'uomo fa un passo in avanti istintivamente mi porto indietro, per paura o forse per orrore, chissà.
Fatto sta che lo odio con tutto il mio cuore e vederlo mi fa profondamente schifo.
Mi ritrovo ad abbassare lo sguardo, a girare il volto verso destra e a guardare un punto indefinito, della stanza in cui mi trovo, senza un apparente motivo. Il tempo scorre così lentamente da rendere il silenzio ancora più carico di rabbia e di tensione. Riesco a sentire ormai il respiro caldo di mio padre sul mio corpo e nonostante cerchi di divincolarmi, sono in trappola, bloccata da una grande parete che mi sovrasta. Le sue mani iniziano a vagare per il mio corpo e mi prende violentemente i fianchi. Un gemito di dolore esce involontariamente dalle mie labbra e mi tornano in mente immagini confuse riguardo la mia infanzia rubata. Ricordo come quella volta, 8 anni prima, mi aveva portato nella mia stanza con la scusa di voler giocare con me. Avrei dovuto capirlo, solitamente per me non aveva mai tempo, ma infondo ero solo una bimba innocente che pensava a passare le sue giornate a vestire e a pettinare le sue bambole che erano il suo bene più prezioso. La sua mano destra mi prende violentemente il collo, riportandomi alla realtà e mi sento mancare l'aria. Non so cosa stiano gli altri ragazzi facendo ma sono sicura che stanno felicemente assistendo alla scenetta allestita da me e da mio padre. Quest'ultimo mi alza la maglietta e con l'altra mano arriva al mio seno sinistro stringendolo talmente forte da farmi male mentre con il bacino fa pressione verso il mio basso ventre per rendermi partecipe dell'erezione che sta per scoppiare all'interno dei suoi jeans. Non so cosa l'abbia portato a fermarsi fattosta che improvvisamente lascia la presa e girandosi lascia anche la stanza.
Mi lasciò cadere scivolando lungo la parete e una volta a sedere mi rannicchio quasi a sembrare più piccola. Posiziono le braccia sulle ginocchia e poi butto la testa tra le mani.
Sento la porta chiudersi e mi lascio andare in un pianto che esprime nient'altro che dolore, solitudine e abbandono. L'unica persona che non volevo mai più vedere era stata davanti a me fino a qualche secondo fa e non sono riuscita a reagire, non sono nemmeno stata capace di dire una parola. Sono estremamente delusa da me stessa e vorrei nascondermi. Forse sarebbe più facile se neanche esistessi. Luke entra aprendo bruscamente la porta e mi fa sussultare. -Scusa il disturbo.- biascica e mai avevo sentito la sua voce così insicura e piena di timore. -Ti ho portato qualcosa da mangiare.- dice lasciando il piatto vicino a me delicatamente per poi voltarsi e dirigersi verso l'uscita.
-Non lo voglio.- probabilmente non si aspettava una risposta così sicura o meglio, forse non se ne aspettava nemmeno una. Infatti si blocca sul posto e si gira verso la mia direzione. Io mi alzo in piedi e gli rendo il piatto pieno così come mi era stato servito ma lui si rifiuta di prenderlo.
-Devi mangiare.- risponde molto autoritario al mio gesto.
-Non lo voglio.- ripeto con ancora più enfasi. E quel cibo non lo voglio davvero.
-Non ti fare pregare, tu devi mangiare e basta.- e poi aggiunge -mi preoccupo se non lo fai.-
-Sei uno stronzo, quindi vattene.-
-Ma si può sapere che cazzo stai dicendo?! Ti ho portato la MIA cazzo di cena e tu ti rivolgi a me così?! Sei una bambina incapace di ringraziare.- grida marcando quel pronome possessivo che mi fa sussultare.
"Possibile che sia vero?" penso incredula "non può essere disposto a cedermi la sua parte. Non lo farebbe, infondo nemmeno mi ha difeso prima".
-Ora nemmeno rispondi?! Sai cosa?! Vaffanculo.- e detto ciò sento un gran tonfo provenire dalla porta che si è appena chiusa dietro alle spalle del biondino.
Abbassò gli occhi ma noto che il piatto è ancora lì dove l'aveva lasciato prima e un sorriso da ebete mi compare involontariamente.
"Madonna quanto posso essere lunatica e cretina" penso schiaffeggiandomi mentalmente e mordendomi il labbro inferiore tanto da farmi male.

¡HEEEEY PEOPLE!
Avevo il capitolo pronto e mi son scordata hard di pubblicare. DISAGIO. Comunque ho visto che siamo a 155 visualizzazioni e sono in modalità YEAHHH💪🏻.

Spero che il capitolo via sia piaciuto e in questo caso vi chiedo di mettere una stellina e, se vi va,commentate, non per forza devono essere commenti positivi, accetto anche le critiche purché siano costruttive!❤️

Grazie per la lettura.
BYE BYE,
Fяαи¢eš¢α

SHINE. || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora