17. Coma

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Tutti si girarono verso di lei con gli occhi spalancati. Newt ancora sembrava dormire, o forse non aveva le forze per parlare o addirittura aprire gli occhi, invece August si era svegliato e non mostrava cenno di rimorso né di volersi difendere. Di Nathan ancora non si sapeva niente, Vince era andato a cercarlo.
Minho prese subito August dal colletto della maglietta, anche quella macchiata di sangue, e lo tirò su fino ad avere i loro visi a qualche centimetro di distanza.
«CHE CAZZO HAI FATTO?!» gli urlò contro, Thomas sferrò ad August un calcio dietro la schiena, si stava contenendo dal non ucciderlo sul posto.
«RISPONDIMI!» continuò ad urlare l'asiatico.
August sembrava non riuscire a parlare, aprì la bocca per parlare ma non uscì alcun suono, e questo fece arrabbiare ancora di più i due. Harriet prese una pistola dalla sua cintura, e, subito dopo, gliela puntò in testa. Il ragazzo sentiva qualcosa di freddo premere sul cranio, cercava ancora di parlare ma non riusciva.
Tutti e tre stavano perdendo la pazienza.

Un mugolio uscì dalla bocca di Newt, i suoi occhi erano ancora chiusi, aveva uno sguardo sofferente. Thomas non esitò un secondo e corse vicino a lui, gli prese il viso tra le mani e glielo accarezzo. Frypan, Sonya e Brenda li avevano già slegati.
Frypan e Sonya si stavano occupando di Aris che non accennava segno di vita se non qualche lieve movimento del torace da qualche secondo. Brenda invece era andata a prendere tutto l'occorrente per poterli medicare nella macchina, già da un po', ma ancora non era tornata.

«TI HO DETTO DI PARLARE!» gridava Minho continuando a stringere il colletto di August.
«PARLA O SEI MORTO!»

«I-io..volevo vendicarmi..» finalmente parlò il ragazzo dai capelli rossi, la sua voce era soffocata e rauca, un sorriso a dir poco cattivo si stava facendo strada sul suo volto.
Minho gli sferrò un ennesimo pugno.

Thomas si girò verso di lui, poi guardò Harriet che ancora gli teneva la pistola attaccata alla testa.
«Aspetta ad ucciderlo, voglio farlo io con le mie stesse mani..» sibilò, il suo viso mostrava un espressione mista fra rabbia, preoccupazione e panico.
Tornò a guardare il biondo, ancora sembrava dormire. Gli unici segni di vita che mostrava erano il suo respiro affannato e che tremava.
Brenda ancora non era arrivata.

Kevin ancora era fermo lì in mezzo alla stanza senza muovere un muscolo, ancora non sapeva che dire e che fare.

«Kevin, ti chiami così, giusto?» parlò poi Frypan, il ragazzo chiamato annuì.
«Vai a cercare Brenda, la ragazza castana, dovrebbe essere dalle nostre due macchine, se non la trovi cerca in zona, prendi una pistola in caso, per difenderti.»
Il ragazzo annuì una seconda volta ed uscì fuori dalla cabina malmessa. Le macchine erano proprio lì di fronte e Brenda non era lì, o almeno, sembrava. Sentì poco dopo un rumore venire dall'interno della macchina con cui lui era arrivato lì. Infatti poco dopo uscì Brenda con molta più roba del previsto. Kevin si tranquillizzò a vederla che ancora stava bene, cercarla sarebbe stato un problema per lui, non era il migliore in circolazione ad orientarsi.

«Kevin, cosa ci fai qua?» chiese poi la ragazza, intanto gli passò un paio di buste per non portare tutto da sola.

«Mi avevano mandato a cercarti, non tornavi da un po'..»

«Come vedi sono tutta intera, possiamo tornare dentro» ridacchiò lei, cercando di sciogliere un po' la tensione che era presente nell'aria.
Silenziosamente entrambi entrarono nella cabina e si avvicinarono ai due ragazzi ancora svenuti.

***

Stava perlustrando la zona attento ad ogni minimo dettaglio, ancora non aveva trovato nulla. Aveva scoperto che oltre a quella cabina ne erano presenti altre, ma erano un po' nascoste dietro a degli alberi.
Quelle erano abbandonate, al loro interno si trovava soltanto qualche materasso strappato e macchiato di sangue, qualche vetro rotto e degli armadietti, sembrava fatto a posta.

Non si sentiva nessun rumore oltre il fruscio del vento e i passi di Vince. Di Nathan non c'era traccia, ma sapeva si trovasse lì, da qualche parte.
C'erano prove evidenti che era con loro, e probabilmente aveva contribuito al rapimento di Aris e Newt. Una cosa però non capiva: perché proprio loro due? Non poteva averli scelti a caso, non avrebbe avuto senso. Sapeva che Nathan era arrabbiato con Thomas, era a conoscenza di ciò che aveva fatto a Newt, e pure i suoi motivi. Ma Aris che poteva aver fatto? E poi, August, cosa c'entrava?
Era tutto molto confuso.

Perché cercava quel ragazzino? Alla fine era scappato, ma di certo non si trovava più a Porto Sicuro, non sarebbe stato un pericolo o altro. Allora perché voleva trovarlo? Soprattutto dopo tutto quello che aveva fatto.

Che gli importasse di lui?
Può darsi.
Che c'era di male nel voler il suo bene? Okay, era un ragazzo complicato ed aggressivo, ed era anche figlio di Janson, aveva fatto del male a delle persone per lui importanti, ma nonostante tutto non poteva sapere cosa ci fosse dietro alle sue azioni. Voleva capirlo, essere come un padre per lui. Lo voleva essere per tutti, e lui non era escluso.

Lo continuò a cercare.
Niente, da nessuna parte.
Forse era scappato, li avrà visti arrivare e se ne sarà andato, o semplicemente non è mai andato via con August, anche se gli indizi trovati dicevano altro.

Dopo un po' si sentì chiamare, non era chi voleva che fosse.
«Vince!»
Era la voce di Sonya.

***

Thomas stava sferrando pugni senza sosta ad August con tutta la forza che aveva.
«IO TI AMMAZZO!» continuava ad urlare, stava uscendo pazzo. Non riusciva ad accettare il fatto che qualcuno avesse fatto del male al suo ragazzo e ad uno dei suoi amici, non voleva. Chi era lui? Perché lo aveva fatto? Cosa c'entravano loro?
Di scatto entrò Vince seguito da Sonya, in quel momento nessuno aveva intenzione di mettersi in mezzo, volevano pensare ad aiutare i loro amici.

Il più vecchio gli corse incontro e lo fermò tenendogli i polsi.
«Thomas, non sprechiamo tempo, dobbiamo portare Newt e Aris a Porto Sicuro, ci occuperemo di lui dopo, chiaro?»

«HA QUASI UCCISO NEWT! LO HAI VISTO? ANCHE ARIS! NON SI MERITA UN MINUTO DI PIÙ!» gridava Thomas rabbioso.

«Thomas, guardami.» disse poi Vince stringendo di più i suoi polsi. Il bruno si girò verso di lui.
«Newt e Aris non stanno bene e qua non possiamo fare molto, portiamoli a Porto Sicuro, ad August penseremo dopo.»

Thomas ingoiò un groppo di saliva, poi si alzò per avvicinarsi a Newt, era un sì.
Lo prese delicatamente in braccio.
Minho prese sulle spalle Aris, Frypan e Harriet avevano costretto ad August ad alzarsi e gli puntavano dei fucili contro.
Brenda, Sonya e Kevin avevano preso tutte le cure da riportare in macchina, Vince invece rimaneva in allerta, in caso di attacchi.

Minho si era messo al posto di guida della prima macchina, nel posto del passeggero era seduta Sonya, nei posti dietro Thomas con ancora addosso Newt e al suo fianco Brenda.
Nella seconda macchina c'era Vince alla guida, Kevin al posto del passeggero, August con una pistola puntata contro da Frypan e Aris appoggiato con la testa su di lui ancora svenuto. Harriet invece era seduta sul tetto della seconda jeep con un fucile fra le mani.

Nathan dov'era finito?




Non erano sicuri di quanto tempo fosse passato dalla loro partenza, erano però sicuri che più di un giorno il viaggio era durato. Quando arrivarono era mattino presto.
A Porto Sicuro tutti li accolsero felici perché erano tutti tornati vivi. Chiusero subito August in cella, mentre Newt e Aris subito su delle brandine in quella cabina che ormai era diventata un infermeria.
Aris non sembrava manco respirare, anche se ancora sembrava essere vivo, ogni tanto gli tremava il labbro inferiore oppure i movimenti del torace si facevano più evidenti, pensavano fosse in coma.
Newt, invece, respirava, ma in modo affannato, ogni tanto chiamava Thomas o qualche lacrima gli solcava il viso, ma non apriva gli occhi.

Avrebbero dovuto fare delle domande ad August.
E di sicuro anche a Newt e Aris quando si sarebbero svegliati.

Erano tutti disperati. Thomas ancora si rifiutava di mangiare, gli altri invece addentarono qualcosa. Quella sera si addormentò a fianco a Newt tenendogli la mano, non lo voleva più lasciare da solo, aveva paura.

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