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Un'infanzia infelice è... destabilizzante.

Ti lascia a metà. Senti come se salissi una scala in pendenza faticando gradino dopo gradino e arrivato alla fine cadi, tutto inutile.

Tutto, tutto, tutto. Tutto?

Era un'estate in cui andavo alle medie:

Ricordo che stavamo andando via da casa della nonna paterna. Non mi viene in mente precisamente per cosa precisamente venni insultato da mio padre, ma mi diede dello scemo e scaturì in me un pianto senza fine.
Non salutai nessuno, mi chiusi in macchina tra le valigie e l'odore di pane-di-giù e mozzarelle di bufala a piangere a dirotto. Singhiozzavo senza freno, un pianto senza pudore, liberatorio, distruttivo, incazzato, ardente di malelingue. i miei genitori salutava parenti e amici mentre io lacrimavo in macchina, mandando a fanculo chiunque mi rivolgesse la parola...
Ogni tanto sentivo che mio padre ancora mi dava contro, ancora non mi comprendeva, ancora parlava e voleva la ragione. Le lacrime e il dolore si fusero in un unico urlo dentro il mio cranio. Un lamento come quello delle sirene, sensuale e mortale.

Non c'era mai pace per me: non a scuola, non a casa, non in vacanza.

Non. Non. Non. Non. Non. Non. Non.

Il sospiro di un uomoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora