III

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Siamo usciti fuori per cena.
Era tanto che non avevamo un appuntamento di questo tipo e per l'occasione abbiamo scelto uno dei ristoranti più rinomati della zona e ci siamo vestiti bene: Alex si era messo una camicia bianca con le maniche arrotolate fino al gomito e un paio di jeans neri (era stanco dei completi da lavoro), io mi ero messa un vestito rosa sorretto da due spalline sottili che avvolgeva dolcemente le mie curve.

La cosa bella del ristorante, oltre allo stile romantico, è la riservatezza che c'è tra un tavolo e l'altro: distanza e separè di legno avvolti da piante e fiori.
Ci fanno accomodare uno di fronte all'altra ma, appena il cameriere ci lascia soli, Alex sposta le sue cose sul lato alla mia sinistra.
«Buona sera, signorina, è uno spettacolo cenare al suo fianco stasera.» Mi lascia un morbido bacio sulle labbra e uno veloce sulla scollatura del vestito. «È un piacere cenare anche con voi due, signore.»
La verità è che quel vestito aveva la particolarità di essere... sfuggente: le spalline non riuscivano a stare su.

Durante la cena, spesso e volentieri, non sistemavo il vestito e l'attenzione di Alex scarseggiava. Aggiungiamo un gioco di bocca per mangiare e otteniamo qualche erezione. E non c'era bisogno che me lo dicesse: si capiva dallo sguardo.

«Io prendo il tortino al cioccolato con le fragole.»
«Prendo lo stesso, grazie.»
Il cameriere ci lascia e colgo l'occasione per sedurre Alex.
Faccio scorrere le dita sul suo braccio, catturando l'attenzione, fino ad arrivare al collo e viso.
«Cosa ti piacerebbe fare dopo?» La domanda lo distrae dalle mie dita e sorride.
«Te.»
«Dai, stupido. Una passeggiata?»
«Sinceramente non so nemmeno se arriviamo a casa senza saltarti addosso.»
«Potremmo-»
Il cameriere si annuncia e lascia davanti a noi i dessert.

Non riprendiamo la conversazione perché la mia attenzione è rivolta sulla delizia di cioccolato davanti a me.
Rompo il tortino, gustandomi il cioccolato che si scioglie in bocca e, mentre mastico il secondo boccone, intingo una fragola nel cuore morbido e l'avvicino alla bocca di Alex.
Mi guarda negli occhi mentre l'addenta e succhia il succo del frutto, recuperando anche una goccia caduta sul mio pollice.
Immediatamente sento il bisogno di accavallare le gambe e stringere.
«È questo che farò dopo.»

Ripete lo stesso movimento anche con me. Io finisco le sue fragole e succhio le sue dita; lui finisce le mie fragole e lecca e bacia le mie dita.

«Credo sia ora di andare.» Dico schiarendomi la voce.
«Non così in fretta.»
«Perché? Cosa vuoi-» Dallo sguardo che mi lancia capisco di dover abbassare lo sguardo sul suo cavallo. Anzi, non dovevo proprio farlo visto che si agita ancora di più.
«Vado a pagare il conto?»
«Meglio, sì.»

Al mio ritorno si sta sistemando la giacca sul braccio in modo da coprirsi.
Mi allungo per baciarlo sulle labbra. «Vorrà dire che ci divertiremo tanto.»
«Sei terribile.» Mi bacia in risposta e mi strizza il sedere. «Preparati. Preparale.»

Appena seduti in macchina iniziamo a baciarci con foga e senza freni, e finisco a cavalcioni su di lui.
«Sei una stronza. Prima il vestito e poi le fragole.» Mentre parla mi abbassa le spalline del vestito e la scollatura, afferrando coi denti un capezzolo.
Mi sfugge un verso strozzato, tra il dolore e il piacere.
Inizia a succhiare, baciare, leccare e massaggiare il seno, con tanta, tantissima brama.
Non mi allontano, né lo fermo. Mi struscio su di lui e non mi do freni.
È troppo bello sentirlo avvolgermi.

Si sposta sull'altro seno e ripete i medesimi movimenti. Quando si allontana una chiazza rossa spicca sulla pelle.
«Scommetto che sotto sei messa peggio.»
Il fiato corto mi impedisce di rispondergli a voce.
«Mi è venuta un'idea.» Dice all'improvviso mentre mi bacia le clavicole.
«Quale?»
Non risponde. Mi afferra per i fianchi e posiziona sul sedile del passeggero.
Non faccio domande mentre guida, ma per fargliela pagare gioco con la sua mano appoggiata sulla mia gamba. O almeno, è quello che mi fa credere.
All'inizio percorro le sue dita con le mie, me le porto alla bocca e le bacio una ad una; poi mi ritrovo con le gambe divaricate e le stesse dita solleticarmi l'interno coscia.
Non si avvicina mai alla mia intimità e questo mi fa sorridere perché ne rimarrà sorpreso.

L'attesa finisce e, anche se l'avevo capito dal tragitto, la sorpresa di essere in spiaggia e poter affondare i piedi nella sabbia, mi fa emozionare.
Recuperiamo un telo dal bagagliaio e andiamo a bearci della brezza marina.
Non resistiamo molto prima di saltarci addosso.
Si stende sulla schiena, trascinandomi sopra di lui.
Gli ho sbottonato del tutto la camicia, tracciando con le unghie linee su tutto il petto. Ogni tanto gli avvolgo il cazzo con le mani da sopra i jeans e in risposta mi morde il seno scoperto.
Ondeggio i fianchi quando per l'ennesima volta mi stringe il sedere con forza, spingendomi più vicina a lui.
Con un briciolo di collaborazione gli libero il cazzo dai jeans e lo massaggio con lentezza.
«Non torturarmi.» Geme piano guardandomi dal basso e scaricando la tensione stringendomi le cosce.
«Toccami.»

Non se lo fa ripetere una seconda volta.
Mi solleva il vestito oltre i fianchi e potrei quasi toglierlo visto che non mi copre più niente.
Quando lo sguardo si abbassa e si rende conto che non indosso nessun tipo di slip, gli si smorza il fiato in gola.
«Mi farai morire.»

Mi sistemo meglio su di lui e divarico meglio le gambe.
Porta una mano tra le mie labbra fino a raggiungere l'entrata, da cui preleva i miei umori per inumidirmi tutta.
Mi massaggia il clitoride il giusto per avermi in suo potere più di quanto non lo sia già e la lentezza, la concentrazione che ha nel guardare cosa i suoi movimenti provocano, è snervante.
Si passa la lingua sulla bocca, mentre con le dita mi provoca piccoli gemiti.
Se continua così, vengo.
«Ti prego, fatti cavalcare.»

Si alza con la schiena e si impugna il cazzo, guidandomi su di lui con calma. Lo accolgo all'interno di me, ma senza aspettare troppo mi abbasso del tutto riempiendomi e non esiste sensazione migliore.
Avvolgo le braccia intorno al suo collo e do libero sfogo alla mia voglia di venire.

Muovo i fianchi in modo da potermi strofinare con il clitoride sulla sua pelle, gemendo al suo orecchio mentre lui mi stringe, bacia, succhia e spinge in me, collidendo a metà strada.
L'orgasmo che cresce rende tutto più inebriante.

Questa è una delle mie posizioni preferite. Posso fare tutto quello che voglio guardandolo in viso mentre perdiamo il controllo.

«Amo il modo in cui mi riempi.» Gemo stremata.
«Amo vederti così appagata.»
Il suono delle pelli che collide mi altera i sensi e devo impegnarmi molto per non urlare.
L'orgasmo mi avvolge e inarco la schiena ancora di più, spingendo in fuori il seno mentre il pene di Alex prolunga lo stato di euforia.
Anche lui sta per venire e le sue spinte irregolari mi fanno ruotare gli occhi.

Tra un gemito e l'altro lo aiuto. «Vieni per me, riempimi.»
Mi geme all'orecchio e nonostante sia fuori gioco mi muovo ancora su Alex, fino a sentirlo venire.

Mentre riprende fiato, gli bacio il collo salendo fino alle labbra e con poca, pochissima voglia lo faccio uscire da me.

«Mi sento svuotata.»
Abbassa lo sguardo sulla mia vagina e gli scappa un sorriso perverso mentre guarda il mix dei nostri orgasmi che cola fino a sporcargli i jeans.

Con uno scatto mi fa stendere sul telo e si abbassa tra le mie gambe.
«Voglio il mio dessert, se non ti dispiace.»

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