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È una mattina qualunque di una domenica qualunque. Sono sveglia da un po' e da come sento cinguettare gli uccellini fuori immagino che ci sia il sole.
Rotolo su un fianco, ritrovandomi davanti la schiena del mio ragazzo, Alex. Sta ancora dormendo e il suo respiro lento e regolare mi rilassano.
Le ombre accentuano i muscoli della schiena e del braccio piegato che gli giace vicino al viso; la curva del fianco è coperta dal lenzuolo e da lì in giù non si vede nient'altro.
Mi stendo sulla schiena andando a sfilarmi le mutandine per appoggiarle sul comodino alla mia destra.

Ieri sera eravamo talmente tanto stanchi che non abbiamo fatto niente, ma quella scelta ha fatto solo che aumentare la voglia.

Infilo una mano in mezzo alle due labbra e apro le gambe, appoggiandone una sopra quella di Alex, iniziando poi a massaggiare con movimenti circolari il clitoride. A quel contatto una scarica mi percorre lungo la spina dorsale perciò aumento la velocità e la decisione con cui massaggio la cosa più preziosa di questo mondo.
Abbasso le dita infilando un dito all'interno della mia vagina ormai bagnata e mi stimolo dall'interno.

Voglio di più.
Ma non voglio svegliare Alex proprio ora: amo masturbarmi e amo il fatto che lui sia proprio qui di fianco ignaro.

Allungo una mano verso il comodino e afferro alla cieca il vibratore.
Lo accendo alla potenza minima massaggiandomi il clitoride.

È così bello.
I muscoli della mia entrata si contraggono alla ricerca di sollievo e pienezza.
Un altro brivido mi percorre, facendomi venire la pelle d'oca e i capezzoli turgidi.
Respiro a fondo e lentamente, cercando di prolungare il più possibile l'arrivo dell'orgasmo.

Aumento ancora un po' l'intensità, stimolando la mia entrata e mi sfugge un gemito quando sento l'umidità colare sul sedere.
Stringo il labbro inferiore tra i denti nel momento in cui mi penetro con un colpo solo.
Lo lascio lì, a lavorare mentre mi procura piacere.
Gemo piano stringendomi il seno con una mano e le lenzuola con l'altra.
Mi tremano le gambe e le dita dei piedi si arricciano e gemo ancora, impegnandomi a non venire.
Inarco la schiena e con un movimento involontario del bacino sposto il vibratore più a fondo, colpendomi su un punto che mi fa mugolare di piacere, senza trattenimento.

Raccongliendo tutte le forze che ho, piazzo la mano sul clitoride concedendomi gli ultimi stimoli per venire.
L'orgasmo mi percuote forte e in ogni millimetro che mi compone, facendomi tremare le gambe.

Rimango inerme sul letto, col fiato pesante, il vibratore ancora in movimento fuori da me, tra le gambe.
Respiro lenta, per riprendere fiato ad occhi chiusi.

«Buongiorno» sento mormorare vicino a me, un dito che percorre lentamente intorno al mio capezzolo. Giro la mia testa verso Alex che sorridente mi osserva girato sul fianco, con la testa sorretta da un pugno.
«Buongiorno» sussurro ricambiando il sorriso.
«Dormito bene?» chiede.
Annuisco e mi giro sul fianco per essere faccia a faccia con lui.
Mi prende per la vita per farmi sedere sopra il suo corpo, di preciso sul ventre. Sorride malizioso e capisco che mi ha sentita, probabilmente ha guardato per tutto il tempo, anche perché l'erezione sotto il mio culo è ben evidente. Come lo è il suo sguardo che si sposta dal seno alla vagina.
«Dovresti fare qualcosa per questa» dico ondeggiando il mio bacino sul rigonfiamento nei suoi boxer, strofinandomi ancora il clitoride.
«Puoi pensarci tu.»
Data la sensibilità del mio clitoride dal precedente orgasmo, mi sfugge un gemito improvviso e quindi mi fermo.

Voglio prendermi cura di lui. E a quanto pare lui pensa lo stesso.
Mi sposta sul materasso e fa per togliersi le mutande quando nota i miei umori sul tessuto. Sorride e procede nello spogliarsi. Me le lancia addosso e sposta le lenzuola, scoprendo il vibratore inerme sul materasso.
Mi osserva mentre si adagia con la schiena alla testiera del letto.

«Tutto tuo.»

Il cazzo gli sta eretto appoggiato sulla pancia.
Prendo il vibratore e lo accendo al minimo per muoverlo lento sulla lunghezza.
Gli si tendono le gambe e le divarico il giusto per posizionarmi nel mezzo stesa sulla pancia, le gambe che dondolano in aria, così da potermi dedicare solo a lui.
Muovo il vibratore lentamente, spostandomi dalla base alla punta e tutto intorno.
Ha la bocca semi aperta, lo sguardo puntato su di me. Mantenendo lo sguardo sposto la fonte di piacere alla base e ricopro la punta con le mie labbra.
Si lascia andare all'indietro con la testa ed è in assoluto l'immagine che più preferisco di lui. Dopo la sua testa tra le gambe. O quando sono seduta sulla sua bocca. Oppure quando mi prende e ho le gambe sulle sue spalle.
Non so scegliere.

Lo bacio e succhio, facendo colare un mix di liquidi sulla lunghezza che scendo a raccogliere con la lingua su tutta la lunghezza, finendo per accantonare il vibratore.
Uso solo la lingua e le labbra per accoglierlo il meglio possibile anche quando involontariamente si spinge fino alla gola.

«Piccola. Mi fai morire.»
Mi abbasso ancora di più, arrivando quasi a soffocare, ma le lacrime che mi si formano non fanno altro che bagnarmi ancora di più.
Lo lascio andare e lo afferro con la mano.
«Vuoi venirmi in faccia o in bocca?»
«Bocca.» Sospira, spingendosi sulla mano.

Muovo bene la mano, sincronizzandomi con la bocca e all'ennesima contrazione dei muscoli delle gambe, lavoro solo con la bocca fino a quando non esplode.
Gli gemo sul cazzo e ingoio, alternandomi con movimenti lenti a baci e piccole leccate su tutta la lunghezza.

Quando il respiro gli torna regolare, mi allontano osservando la cappella rossa e umida.
«Vieni qua.»
Con un braccio mi afferra per la vita, trascinandomi al suo fianco e mi bacia con trasporto. Quasi non faccio caso alla sua mano che si infila in mezzo alla mie gambe e alle due dita che mi penetrano bloccandomi il respiro in gola.
«Calda e bagnata, fradicia, oserei dire.» Si porta le dita alla bocca e succhia.
«Mi permetti di fare colazione?»

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