Credevo di poter riniziare a respirare, ma non fu così..

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La mattina seguente il dottore che mi visitò, mi disse che tra 4 giorni sarei potuta uscire. Era passato solamente un giorno da quando stavo lì, che già avevo istinti suicidi. Per fortuna, che tra le mie amiche e i miei non mi annoiavo mai. Quel giorno faceva più freddo del solito: i vetri erano appanati, e la brina ricopriva il cortile dell'ospedale. Per i corrodoi c'era un via vai di dottori, e persone, mentre nella mia camera c'era il silenzio assoluto, interrotto alcune volte dai rumori che emetteva uno degli strani aggeggi. Guardai l'ora sull'orologio appeso alla parete: le 11.00. Perfetto, sembrava che il mondo si fosse dimenticato di me. Sentii un picchiettio sui vetri della finestra, così incuriosita cercai di individuare cosa era stato. Niente. Possibile che me lo ero immaginato? Certo in quella situazione che stavo passando non mi sarei stupita di niente, però da qui ad inventarsi un rumore inesistente! Scorsi una figura passare oltre la porta. Sobbalzai dalla paura, mentre il ticchettio si rifece sentire. Mi stavo iniziando ad agitare. Che stava succedendo? Una forza strana mi stava guidando vicino alla finestra. Il mio cervello diceva di no, ma le mie gambe non lo ascoltavano, e in meno di un minuto mi ritrovai davanti ai vetri appannati. Sospirai, notando che fuori non c'era nulla. Stavo per girarmi, quando i miei occhi caddero su un puntino nero che se ne stava sotto un albero. Aguzzai la vista, e mi resi conto che "quello" era una persona che..mi fissava (?) Come era possibile? Decisa di scoprire chi era, aprii incoscientemente la finestra, permettendo a un vento gelido di investirmi. Rabbrividii, ma non ci diedi molta importanza. Sporsi metà busto fuori all'aria aperta. Ora, ci vedevo un pò meglio: era alto, asciutto e aveva una matassa di ricci apposto dei capelli. Quello che mi colpì di più furono gli occhi. Agghiaccianti, freddi, e inquietanti. Il suo sguardo attento era posato su di me. Devo dire che mi metteva un pochino in soggezione. Ad un certo punto, mi sorrise. QUEL SORRISO. Ecco chi era! Era lo stesso ragazzo che avevo incontrato alla libreria. Subito mi ritornarono le sue parole in mente: "a presto". Un brivido più intenso del primo si propagò in tutto il mio corpo. Credevo che mi stesse per spezzare la colonna vertebrale per quanto era forte. Non era normale tutto quello. Rientrai all'interno della stanza, e chiudendo con un gesto secco i vetri ritornai al letto. Forse era lo stress che mi stava facendo brutti scherzi. Di sicuro era così. Cercai di tranquillizzare invano il battito cardiaco del mio cuore, mentre le mie mani stringevano forte le lenzuola del lettino. Dopo pochi secondi arrivò Liam a quanto preoccupato e confuso dal mio stato. Mi venne vicino e fece una cosa del tutto inaspettata. Mi abbracciò. Anche se strano, quel suo gesto mi fece ritornare in me, e i miei muscoli tesi si sciolsero. Poggiai la testa sul suo petto, mentre lui si faceva spazio accanto a me. Restammo abbracciati per un arco di tempo infinito. Era così bello il suo tocco delicato sulla mia schiena. Qualcosa di indescrivibile. "Gra-grazie" dissi arrossendo. "Stai meglio?" Annuii con il capo per convincerlo, solo che gli occhi mi tradirono. E lui di questo, se ne accorse. "Ehy, sei vuoi sfogarti, sappi che io ci sono. Okey? " mi disse con tono dolce. Gli sorrisi grata per quello che stava facendo per me. "Va bene". Riuscii solo a dire. Mi sorrise affettuoso, e avvolgendomi nuovamente tra le sue braccia mi addormentai.

Dopo quell'accaduto, la mia vita ritornò a svolgersi normalmente, dovendo così riprendere la solita routine: Scuola, studio, e i vari impegni. Anche se le cose erano molto cambiate rispetto a prima. Desy stava sempre appiccicata a me, temendo in un "assalto" degli assassini dei miei genitori, i miei erano molto più prottetivi, mentre io.. La mia paura non era passata, e molto spesso mi capitava di fare incubi. A parte questo però cercavo il più possibile di tirare avanti.

"Mamma, che fai da mangiaree?" urlai io dalla mia camera, con lo stomaco che brontolava. "Pasta!" mi rispose lei allo stesso tono. WOW! Che bellooo!! Da quanto è che non la mangio? Ah si, da ieri sera. Sospirai. Stavo per scendere il primo gradino di scale, quando il mio telefono squillò. Ritornai in camera scocciata, e risposi con un "pronto" acido. "Ehm.. Ciao sono Mia, è il numero di Adele questo giusto?" I miei occhi si illuminarono. Era da tantissimo tempo che non sentivo quella ragazza. La mia voce si addolcì. "Ehy Mia, sono Adele! Come va?" Si sentii un sospiro dall'altra parte della cornetta. Iniziavo già a preoccuparmi. Si sentii per un attimo il silenzio, poi una voce si schiarì. "C-ciao sono Niall, il fratello di Mia. Volevo ringraziarti moltissimo per quello che hai fatto. Dopo che sono uscito dal coma mia sorella mi ha raccontato di quello che era intenta a fare. Se non ci fossi stata tu, credo che ha quest'ora starei pure io su un ponte. Quindi, ehm grazie" Le mie guance si arrossirono. L'ultima volta che l'avevo vista, era quando stava in quel lettino dell'ospedale. "Sai, forse dovresti ringraziare te stesso. Se tu non ti fossi ripreso, nessuno avrebbe impedito a Mia di suicidarsi, convinta che una volta morta, sareste stati insieme per sempre." "Già.." rispose amereggiato. "..ti passo Mia, ti vuole parlare. Ciao" riuscii a malapena a rispondergli, quando la voce di Mia riecheggiò già nel mio orecchio destro. "Adelee! Ti va di andare a prenderci una cioccolata calda? Vorrei tanto sdebitarmi con te." Sorrisi. "Ci sto." Si sentii un risolino. "Evvai! Allora al bar chocolate alle 16.30! Ora devo andare, ciao ciao" "Okey, a dopo. Ciao" riattaccai, per poi raggiungere mia madre in cucina.

Mio padre mi diede un passaggio in macchina fino al luogo dell'appuntamento. Erano le 16.35 quando vidi una testa bionda che correva verso di me, sbracciandosi per farsi notare. Sorrisi a quella vista. Quella ragazza metteva tanta allegria appena la si vedeva. Ci abbracciamo, prima di entrare dentro. "Allora, come stai?" mi chiese, mentre porgeva il menù al cameriere. "Bene, se così si può dire. E tu?" mi sorrise con uno scintillio agli occhi. "Da favola! Mio fratello si è ripreso, ed io non desideravo altro che questo. Sai - abbassò lo sguardo - quando te ne sei andata, i dottori sono venuti per staccargli la macchina respiratoria, ma io mi sono opposta. - mi sorrise felice - E indovina un pò? Niall si è svegliato proprio quella notte. E' stato bellissimo." Aveva le lacrime agli occhi. "Sono davvero felice per voi!" le risposi pimpante. Passammo il resto del pomeriggio, in quell' accogliente e caldo locale. Parlammo del più e del meno, dei suoi proggetti in futuro, e i posti più desiderati da entrambe. Mi accorsi che avevamo molte cose in comune. Si fecero le 19.00, fuori era gia buio, e noi avevamo deciso di iniziare ad incamminarci verso le proprie case, quando all'interno del bar..

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⏰ Last updated: Jun 09, 2015 ⏰

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GLI ASSASSINI DEI MIEI GENITORIWhere stories live. Discover now