6 | 𝗿𝗲𝗹𝗮𝘅

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𝗕𝗘𝗙𝗢𝗥𝗘 𝗦𝗧𝗔𝗥𝗧𝗜𝗡𝗚:
requested by: salmone_2
erwin smith (from attack on titan) x survey corps!female reader.
fluff.
tw: mention of death.

L'arrivo dell'inverno segnava diversi cambiamenti per tutti, che si trattasse di semplici cadetti o dei loro superiori. Per i soldati il freddo era una maledizione, in quanto la resistenza e le abilità corporee all'aria aperta diminuivano considerevolmente. In casi estremi, gli strumenti di manovra rischiavano di congelarsi e di guastarsi, causando problemi inutili di cui sicuramente nessuno sentiva il bisogno, considerando già la difficoltà della situazione alla quale erano sottoposti. Dall'altro lato, nonostante i comandanti avessero più opportunità di lavorare all'interno di uno stabile più accogliente rispetto alla fredda terra ricoperta di boschi indomiti, era loro compito occuparsi della effettiva gestione delle missioni. I rifornimenti alimentari si facevano sempre più scarsi e costosi, i fondi calavano drasticamente e le strategie ideate dovevano adattarsi perfettamente al clima, se non si desiderava vedere assiderare la propria legione. T/N non si sentiva ancora abbastanza esperta per poter dichiarare di esserci abituata nonostante i suoi ormai tre anni d'esperienza sul campo. La prima volta fu quasi traumatica come esperienza: i pasti, già umili in ogni periodo dell'anno, vennero ridotti ulteriormente, i vari incarichi e lavori si impilarono uno sull'altro in una pila infinita, la quale non sembrava poter avere una fine, e lo stress quasi la fece impazzire. Lavorare nel Corpo di Ricerca comportava temere in ogni singolo istante per la propria stessa vita, che avrebbe potuto terminare velocemente quanto uno schiocco delle dita. Il secondo anno, invece, si era preparata mentalmente e fisicamente per l'inverno, convinta di essere intoccabile di fronte alla parsimoniosa e attenta organizzazione che aveva ideato in occasione della grande difficoltà. Sebbene l'impegno, venne delusa il momento stesso in cui notò quanti imprevisti improvvisi rovinarono la sua tabella di marcia. Considerando ciò, la donna aveva giuste ragioni per non farsi chiamare veterana, come a molti piaceva fare, e rispettava le indicazioni riferite dai superiori con puntualità e diligenza. Questi due tratti, insieme alla furbizia, erano i motivi principali che la avevano aiutata ad essere promossa come consigliera ufficiale del Capitano Smith.  Anche lei, come tutti i cadetti, aveva iniziato come un semplice soldato, ma con il passare del tempo, i piccoli consigli e l'aiuto strategico che dispensava nelle circostanze di difficoltà erano riusciti a renderla una abile esperta militare di rilievo. Una giornata di primavera, un uomo dai capelli neri e lo sguardo pungente le aveva offerto un posto di lavoro tra i comandanti, parlandole con il tono severo che si usa solitamente con gli ordini mascherati come opportunità. Comunque sia, T/N aveva accettato senza pensarci due volte, forse per disperazione, forse per speranza.

Erwin Smith era un uomo stranamente normale. Probabilmente il più normale che avesse mai incontrato nella vita. Serio, stoico ed esigente, ma anche educato, compiva il suo ruolo alla perfezione. Le sue opere erano accuratamente architettate e applicate sul campo di battaglia al fine di realizzare il suo obiettivo principale. Calcolatore, non si crucciava nel sacrificare i suoi uomini per il futuro dell'umanità. Fu l'insieme di tutti questi tratti che fece pensare a T/N d'essere stata fortunata a trovare un superiore così corretto e pacato. Le figure d'importanza all'interno dell'Armata Ricognitiva erano principalmente tre: lui, il Caposquadra Hanji e il Caporale Ackerman. 

Hanji Zoe, a differenza, era una persona estremamente strana. Affabile e intelligente, ma bizzarra. "Se fossi sotto il suo diretto comando" pensò T/N la prima volta che incontrò "Sarei già morta da un bel pezzo". Non perché la donna fosse incompetente o altro, ma per la sua singolare passione per analizzare i giganti a distanza ravvicinata, atteggiamento che farebbe sudare freddo solo al pensiero alla maggior parte della popolazione. Sebbene la sua natura fuori dal comune, era piacevole ascoltare la dedizione nelle sue parole mentre spiegava delle sue nuove scoperte. 

Per ultimo, Levi Ackerman. Freddo, schivo, misterioso. Un uomo talmente schietto che nessuno era risparmiato dai suoi commenti e rimproveri, se non lo stesso Erwin, al quale lui portava il massimo rispetto. "Se non fossi stata scelta personalmente dal Capitano" rifletté T/N, tenendosi stretta al petto alcune mappe che doveva consegnare al suo superiore e cercando di ignorare l'irritata voce che proveniva dalla stanza in cui stava per entrare "Ackerman mi avrebbe già declassato almeno dieci volte". Deglutì, facendosi coraggio, e bussò due volte sul legno, in attesa del permesso, che arrivò qualche istante dopo "Avanti, T/N". La donna aprì la porta, anche se con qualche dubbio esistenziale sulla correttezza di questa scelta, e si trovò di fronte ad una scena veramente insolita: il Caporale se ne stava in piedi, appoggiato al muro con la schiena, con la vena della tempia pulsante dalla rabbia e uno sguardo carico di frustrazione. Non si preoccupò nemmeno di salutarla o darle un misero cenno, anzi, sembrò ancora più seccato di prima per colpa dell'interruzione. "Non ho tempo da perdere. Me ne vado" sibilò senza ritegno, per poi dirigersi verso il corridoio, sbattendosi la porta alle spalle. T/N rimase confusa e stupefatta allo stesso momento, in quanto non aveva mai visto Ackerman comportarsi in quel modo di fronte al Capitano, che ora si stava massaggiando gli occhi. "Mi dispiace tu abbia dovuto sentire tutto ciò" si scusò con gentilezza, lasciando un debole sospiro uscire dalle sue labbra "Suppongo tu abbia i fogli che ti ho chiesto". "Certamente, Capitano" rispose senza esitazione lei, e, dopo essersi avvicinata alla scrivania, glieli porse "Mi sono permessa di aggiungere un ulteriore riassunto della tattica nel caso fosse necessario". Erwin ispezionò rapidamente i disegni e il resoconto riportato sulla carta e poi annuì, sembrando soddisfatto "Efficiente come sempre, T/N, ti ringrazio. Controllo che gli ordini siano stati inviati giustamente e poi possiamo dichiarare questa strategia attuabile". Il suo tono di voce, però, tradiva la sua finta impassibilità, in quanto era quasi impossibile non notare la stanchezza nelle sue parole, ma anche sul suo viso. I suoi limpidi occhi azzurri erano contornati da scure occhiaie, che scavando in profondità nella pelle sopra gli zigomi, facevano intuire che l'uomo non dormisse, o almeno abbassasse la guardia da parecchio. Sentendosi turbata da quella atmosfera così irrequieta, la donna decise di spostare un braccio verso del lato del tavolo e di versare un bicchiere d'acqua al superiore, come una piccola rassicurazione, un invito a non tenersi per sé l'intero problema. Egli le rivolse un flebile sorriso e bevve un sorso, prima di spiegare spossato "C'è una legge non scritta a cui mi attengo fedelmente: se Levi Ackerman è così arrabbiato con te da non risparmiarsi, vuol dire che hai fatto una vera e propria scemenza". T/N inclinò la testa, divertita da quella affermazione così paradossale, ma commentò egualmente "Si applica solo a lei, Capitano. Il Caporale non si lascia intimorire dalla brutta reputazione quando non è in sua presenza" . "Hai ragione" convenne lui, incrociando le dita davanti al mento in una espressione pensosa "Ma io, come ogni altro cadetto, ho la nefasta probabilità di deluderlo con le mie azioni".  "A volte non si possono fare contente tutte le parti" consigliò lei, cercando di non sembrare troppo sfacciata, preoccupata dal fatto che l'uomo stesse quasi rimpiangendo le sue scelte passate "L'importante è che lo scopo pensato in partenza venga rispettato, no? Inoltre, con questi cambiamenti sarebbe difficile in ogni caso che andasse tutto secondo i piani". Erwin alzò gli occhi verso di lei, alquanto incuriosito da ciò a cui stava arrivando. "Lei è il Capitano, ma rimane comunque un essere umano. Errare è umano. Soprattutto quando si è sopraffatti da tanto lavoro che non si può trovare un attimo di pace" continuò T/N, alleggerendo il peso del suo discorso di proposito in modo che potesse essere di conforto. In quel singolo istante, lo sguardo di Erwin si rasserenò abbastanza da calmare l'atmosfera definitivamente. Si voltò, per poter guardare fuori dalla finestra i pittoreschi toni del cielo all'imbrunire.

"Doveva per forza essere così gentile nel dirmelo?" pensò, raccogliendo internamente le improvvise emozioni appena provate. Improvvisamente sentiva una immensa voglia di riposare.

i <3 u | one shotsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora