Il Perdono

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Colin aveva in mano un mazzo di giacinti color porpora che sembravano urlare "Ti prego, perdonami!". Si era vestito di tutto punto, aveva ripetuto alla specchio almeno una decina di volte un discorso confusionario che nemmeno somigliava ad una richiesta di perdono.
Si trovava in piedi sulla soglia di casa Featherington da qualche minuto ed era ben consapevole che tutto il vicinato lo avesse oramai notato. Guardò nel vuoto ancora due minuti prima di prendere finalmente coraggio e bussò timidamente alla porta dalla quale apparve Mrs. Varley, subito con un cipiglio accusatorio in volto appena lo riconobbe.
Non gli rivolse nemmeno la parola, rimase solo lì ad osservarlo.
Colin si schiarì la gola, nervoso.
"Buongiorno, sono qui per vedere Miss. Penelope se possibile." Parlò.
Mrs. Varley lo fece entrare senza troppe moine e lo guidò nel salotto. Dopo averlo annunciato a Mrs. Featherington, si congedò.
Portia lo guardò per quella che sembrò un eternità, Colin cominciò a sentirsi scomodo così decise di rompere il silenzio.
"Speravo di poter parlare qualche minuto con Miss Penelope."
"Non credo sia possibile." Disse lei, risoluta.
"Solo un minuto." Si ritrovò quasi a pregare lui.
"Non..."
"Madre, non c'è problema." Il ragazzo si girò di scatto verso Penelope che aveva appena parlato alle sue spalle. Non aveva occhi o naso rossi quindi non aveva pianto, il che doveva essere una cosa molto positiva. O almeno pensava.
"Miss. Featherington." Fece un leggero inchino. "Ho bisogno di parlarvi." Aveva già la gola secca. Da quando Penelope gli faceva questo effetto? Aveva indosso un vestito rosa pallido che le donava un colorito rosea sulle guance, i capelli metà raccolti e metà lasciati sciolti sulle spalle con qualche ciocca a contornarle il viso.
"Vi ascolto, ma vi prego di fare veloce in quanto ho già un impegno per questa mattina." Disse lei, con lo sguardo fisso nei suoi occhi.
Colin capì subito che la sua presenza la infastidiva e sperava anche tanto che Mrs. Featherington abbandonasse la stanza perché sentiva il bisogno di parlare da solo con Penelope, ma sapeva che non sarebbe stato possibile, così si schiarì la gola e parlò, deciso di arrivare subito al punto.
"Mi dispiace, non avrei mai voluto ferirvi." Gracchiò, non riuscì neanche a riconoscere la sua stessa voce.
"Non lo avete fatto." Colin riusciva a leggerle in faccia la menzogna, la conosceva troppo bene. Anche se aveva cercato di mettere su una maschera di indifferenza, lui riusciva in qualche modo a vederci attraverso.
"Vi chiedo perdono." Cercò di sottolineare il concetto, ma sapeva non fosse abbastanza. Non riusciva ad esprimere quanto dispiaciuto fosse. "Se vi avessi vista non avrei neanche sognato di dire una cosa simile." Era talmente nervoso che avrebbe potuto cominciare a balbettare da un momento all'altro. La vide sbarrare gli occhi per una piccola frazione di secondo, nei quali lui vide una grande delusione.
"Va bene, vi perdono." Però disse lei, confondendolo.
"Come?" Lo stupore più sincero si dipinse sul suo volto.
"Ho detto che vi perdono." Ripetè lei, continuando a guardarlo intensamente. "Ciò nonostante, penso sia giusto mettere fine a questa nostra amicizia." A Colin non sfuggì il leggero sbuffo che lasciò le labbra di lei pronunciando quell'ultima parola.
"Perché?" Si avvicinò istintivamente a lei che fece un passo indietro. Guardarono entrambi la madre che per fortuna in quello stesso istante aveva fatto cadere il ventaglio a terra e lo stava raccogliendo. Colin aveva perso il controllo, non era accettabile.
"Perché non mi farebbe alcun bene dato che ho intenzione di trovare marito questa stagione."
Colin si strozzò con la sua stessa saliva, preso alla sprovvista.
"È così difficile pensare che qualcuno possa provare interesse nei miei confronti?" Abbaiò. "Ah giusto, sarebbe da matti corteggiarmi." Colin ebbe la conferma che l'avesse ferita e che fino a quel momento era solo stata brava a fingere il contrario. Vide gli occhi di lei diventare lucidi.
"Non è questo, semplicemente non me lo aspettavo." Si difese nel panico. Stava dicendo solo cose sbagliate.
"No. Va bene così. Lasciamo il passato alle spalle." Disse lei. Un barlume di speranza si accese in lui.
"Ma per la cronaca, non vi ho mai chiesto di corteggiarmi e neanche mi sembra di aver mai detto a nessuno di volere che lo faceste."
"Ne sono consapevole." Il ragazzo sentì un calore sul viso e chinò la testa dalla vergogna. "Continuo a pensare che proprio per questo non sia necessario dare un taglio netto." Cercò di farla ragionare.
"Invece io ritengo sia proprio necessario." Colin non riusciva più ad andare avanti con quella farsa, loro era più di questo.
"Pen.." Provò, allungando un braccio verso di lei, ma venne bloccato da Mrs. Featherington che, anche se in disparte, aveva assistito a tutta la conversazione.
"Ora basta. Fuori di qui." Parlò dura.
Anche se preso dalla disperazione, Colin si rese conto che la situazione stesse cominciando ad essere fuori luogo e che, a suo malincuore, Mrs. Featherington avesse ragione. Quindi fece un passo indietro, scusandosi con le Signore. Solo in quel momento si accorse di avere ancora in mano il mazzo di fiori che porse a Penelope. Lei lo prese frettolosamente, mandandogli un apparente segnale che volesse che Colin andasse via e lui lo colse al volo. Non avrebbe imposto in questa maniera la sua presenza. Prima di andare via però, il ragazzo lanciò un ultimo sguardo a Penelope che in tutta risposta si girò dall'altra parte, ma non abbastanza in fretta da riuscire a nascondere al ragazzo quella piccola lacrima che era sfuggita dai suoi occhi blu.

Penelope si aspettava una visita da Colin, quindi non fu sorpresa quando sentì la sua voce al piano inferiore. Aveva immaginato, anzi, sognato come Colin sarebbe arrivato disperato alla sua porta a chiedere il suo perdono in ginocchio e confessarle finalmente che ricambiava i suoi sentimenti, ma si era mentalmente dovuta allenare per sopprimere quei pensieri. Quindi non nascondeva a sé stessa che quel suo ultimo articolo aveva proprio voluto dire "Chiedimi scusa", ma al tempo stesso "Questa cosa finisce qui". Era arrivata alla conclusione che si sarebbe dovuta staccare da quelle fantasie su Colin e concentrarsi sulla vita reale. Quella bambina ingenua e speranzosa doveva crescere e per farlo doveva affrontare colui che le aveva preso il cuore e lo aveva mutilato.
Vide subito il mazzo di giacinti che il ragazzo reggeva in mano, li trovò meravigliosi. Dentro sentì tutto un vorticare di emozioni e sentimenti, ma non fece trasparire nulla.
Anche se fingeva il contrario, in quel momento non poteva negare di avere tante aspettative, ma una delusione immensa la avvolse quando: "Se vi avessi vista non avrei neanche sognato di dire una cosa simile" aveva detto lui. Quindi non si pentiva di quello che aveva detto? Si pentiva solo di essere stato scoperto in flagrante? Questo era peggio di ciò che poteva avere immaginato pensando al peggio. Si sentì profondamente offesa e stupida. In fondo quanto in realtà conosceva Colin? Il ragazzo che pensava che fosse era gentile, intelligente, premuroso, coraggioso, galante, non di certo subdolo o codardo. Era tremendamente arrabbiata e talmente ferita da sentire la testa pesante da quanto si stesse sforzando a non mostrare emozioni.
Quando Colin aveva allungato la mano per toccarla, contro ad ogni sua aspettativa, era contenta che la madre lo avesse fermato. Aveva avuto un'influenza troppo forte su di lei o sopra quasi tutto ciò che faceva.
Non era però stata capace di fermare quella lacrima solitaria che era riuscita a sfuggirle via quando Colin le aveva dato i fiori guardandola dritta negli occhi. Nei suoi verdi lesse il suo dispiacere, ma capì anche che se non era stato in grado di dimostrarlo a parole, voleva dire che quel dispiacere non fosse abbastanza grande e lei finalmente capì di meritare di meglio.

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