Entrò nella camera del motel e lo vide, coricato sul letto.
Era molto cambiato abbastanza rispetto all'ultima volta che l'aveva visto, aveva messo su un bel po' di muscoli, e doveva ammettere che era piuttosto attraente.
Tuttavia, il suo viso era esattamente come lo ricordava.
Jisung aveva chiesto a un suo vecchio compagno di classe se avesse voluto andare a letto con lui, solo per quella notte. Anni fa, si erano confidati il fatto di essere entrambi gay, quindi pensava avesse accettato.
E infatti si era presentato.
E Han ne era grato, perché aveva veramente bisogno di sfogare tutto lo stress accumulato dalle molte ore di lavoro.
«Hey, da quanto tempo.»
La sua voce era così profonda che fece saltare un battito al cuore di Jisung.
«Aaah, sta zitto. Ho voglia di scopare.» sussurrò, buttando la felpa che si era appena tolto sul pavimento, avvicinandosi al letto.
«Oh, diretto il ragazzo.» di tutta risposta il ragazzo appoggiò, quasi lanciandolo, il telefono sul comodino. Ora aveva ben altro a cui dare attenzioni.
Jisung si levò la maglia, camminando in modo felino verso di lui, e lo sguardo del ragazzo cadde su i segni che aveva sul petto, probabilmente fatti dal ragazzo con cui era stato prima di lui.
Si sedette su Minho e iniziò a baciarlo, e quello lo prese subito per i fianchi, con una stretta forte.
«Sai, forse un po' mi piacevi, quando andavamo ancora a scuola insieme.» gli sussurrò all'orecchio, per poi mordicchiargli il collo.
«E non ti piaccio ora?» gli sussurrò all'orecchio a sua volta, facendo si che dei brividi gli percorressero tutta la schiena, per poi baciargli il petto, lentamente e delicatamente, mentre giocava con l'elastico della sua tuta.
Jisung non poteva far altro che ansimare, tremante e impaziente.
«Beh, sei molto bello.» riuscì solamente a dire, tra un ansito e l'altro.
«Mh, anche il tuo amichetto dice che lo sono.» passò la lingua sul capezzolo di Jisung, facendogli alzare gli occhi al cielo.
Jisung si levò dal ragazzo solamente per togliersi la tuta e lanciarla in terra. Si risedette sul suo bacino del ragazzo e iniziò a strusciarsi su di esso, e il modo in cui lo faceva ricordò a Minho che non era di certo l'unico che avesse avuto quel trattamento, ma non gli importava, mise entrambe le mani sul suo fondoschiena e lo seguì nei movimenti, strizzandoglielo ogni qual volta il ragazzo si lasciasse scappare un orgasmo.
Lasciò che fu l'altro ragazzo a levargli le mutande e lanciarle sul pavimento come se non importasse più nulla.
Lo guardò, «voglio sentirti», lo aiutò a togliersi la tuta, poi si sedette di nuovo su di lui.
Quando sentì la mano del ragazzo stringere la sua erezione, pelle fredda contro pelle calda, si lasciò scappare un gemito.
Il modo in cui la sua mano lo stringeva in modo perfetto, si muoveva con un ritmo lento, ogni tanto passandogli il pollice sulla punta, lo uccideva.
Lo uccideva a tal punto che lui, Jisung, lui che con qualsiasi uomo durava sempre troppo, si sentiva come se stesse per venire da un momento all'altro.
Si fiondò sulle sue labbra, aggressivamente, bisognoso, mischiando le loro lingue e la loro saliva.
Sentiva la testa girare, cercava di trattenere gli ansiti e gli orgasmi ma gli era veramente difficile.
Poi Han lo fermò, prendendolo per il polso, e guardandolo negli occhi.
Ci fu un attimo in cui si guardarono e si sorrisero dolcemente, ma fu un attimo, perché poi Jisung si abbassò, levandogli i boxer in un unico veloce movimento.
Girò la lingua attorno alla punta, gli diede un bacio solo per provocarlo, poi lo prese in bocca e iniziò a succhiare, sempre giocando con la lingua.
Sentire il respiro irregolare dell'altro e qualche rantolo che gli usciva ogni tanto lo faceva impazzire, per qualche motivo.
«Ah, Ji-» si fermò per deglutire «Jisung-» sentire il suo nome pronunciato da Minho in un orgasmo, gli fece avere i brividi. Era l'unico con cui avesse mai scopato che sapeva il suo nome, o almeno, quello vero.
Sentì la mano dell'altro tirargli i capelli.
Si staccò dal suo membro, percorrendo la sua punta in un cerchio con la sua lingua.
«Scusami, non posso più aspettare.»
Prese dal comodino il preservativo che si era portato il ragazzo e lo aiutò a metterselo.
«Jisung, sei sicuro?» lo guardò con i suoi occhi grandi, e Jisung sorrise, pensando che sembrava quasi spaventato.
«Non ti preoccupare.» annuì, e diede il ragazzo una vista fantastica, leccandosi le dita e facendone entrare due dentro di sé. Le mosse per un po', velocemente, mentre Minho non faceva altro che guardarlo e toccarsi.
Jisung tolse le dita, pulendole sul lenzuolo, e disse all'altro «ti conviene sdraiarti, vedrai le stelle» ma Minho scosse la testa ed esordì «ti voglio vicino» poi dopo qualche secondo di silenzio aggiunse «sempre se a te va bene», ma Jisung si stava già arrampicando su di lui.
Quando si abbassò e sentì tutta la sua lunghezza dentro di lui, espirò forte dal naso come se fosse sollevato.
Le sue spalle si rilassarono, mentre i suoi addominali si contraevano nell'alzarsi e riabbassarsi sul membro del ragazzo.
E si fiondò di nuovo sulle sue labbra, perché ne sentiva il bisogno, lui, Jisung, che di solito odiava baciare quelli con cui andava.
E le labbra dell'altro erano soffici, confortanti, dolci, delicate, esattamente il contrario delle sue che erano aggressive, piene, bisognose.
Ma decise di non pensarci più al momento, perché era così immerso in quelle sensazioni che gli sembrava di essere in un limbo in cui il tempo non scorreva.
Continuò a muoversi, ma era stupito dalla situazione, perché solitamente era uno che lo desiderava violento, che andava veloce, senza pietà, ma in quel momento, lui, Jisung, si stava quasi cullando su di lui, sorridendo sulle sue labbra, mentre quello gli accarezzava i fianchi.
E non si preoccupò, non si preoccupò perché sembrava che il ragazzo sapesse esattamente cosa fare.
Minho gli morse un capezzolo, ci giocò con la lingua, mentre una mano gli stringeva una coscia e l'altra pompava e pompava sulla sua erezione.
E Jisung non si preoccupò, perché era quello di cui aveva bisogno e stava bene.
Non si preoccupò nemmeno quando venne, perché non aveva fretta di andarsene come succedeva sempre dopo che era finito tutto, no, voleva godersi l'attimo fino all'ultimo. A malapena si accorse che anche l'altro era venuto.
Rimase lì, lo abbracciò, ansimante, perché gli era piaciuto veramente tanto.
«Tutto bene?» sentire la sua voce profonda così vicina al suo orecchio lo risvegliò.
«Uh, si. Grazie, è stato bello. A te è piaciuto?»
«Mi è piaciuto, si, perché ho visto quanto è piaciuto a te, eri così preso che per un attimo ho pensato fosse la tua prima volta.»
L'altro fece una risata.
«Sei carino.»
Un sussurro, leggero.
Si sentì stupido per averlo detto.
Minho gli passò una mano nei capelli, ma Jisung si spostò, accorgendosi di quello che era successo, la realtà gli arrivò in faccia come uno schiaffo.
Sentì i suoi occhi iniziare a bagnarsi, e il respiro mancargli, perciò si alzò, recuperando dal pavimento i propri indumenti per rivestirsi, per poi restare fermo in mezzo alla stanza, non avendo il coraggio di girarsi a guardare il ragazzo.
«Beh, io- devo andare.» disse freddo, rimettendosi la felpa e prendendo lo zaino.
«Mh...» sapeva che Minho era deluso dalle sue parole, ma non poteva aspettarsi molto da Jisung.
Decise di girarsi, finalmente, ma senza guardarlo negli occhi.
«Non è che non mi è piaciuto, anzi, veramente, è stato bellissimo, solo che- devo tornare a lavoro-»
«Capisco.» esordì il moro, prendendo il telefono sul comodino con un sospiro. «Puoi restare, se vuoi. Non devi andare per forza.»
Una lacrima scese sulla sua guancia.
«Non farmi innamorare, ti prego.»
Si girò e uscì dalla stanza.
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𝐘𝐨𝐮 𝐂𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐲 || MɪɴSᴜɴɢ
Fanfiction«Puoi restare, se vuoi. Non devi andare per forza.» --------------------- Dove Minho insegnerà a Jisung che il sesso può essere anche dolce, e che ci sono altri modi per liberarsi dello stress.