Non camminò, ma corse, fino ad arrivare al motel.
Tanto aveva memorizzato dov'era, e sapeva anche in che camera andare, grazie alla sua grande memoria.
Perché era sicuro fosse lì, lo sentiva.
Bussò.
Nessuna risposta.
«Dai, sono venuto fino a qua..»
Sentì dei piccoli passi sul pavimento e poi la porta si aprì.
«Ah, non avevi nemmeno chiuso.»
Jisung scosse la testa, non volendo parlare.
«Perchè mi hai chiamato?» Minho chiuse la porta dietro di sé, a chiave, e poi guardò il ragazzo.
«Piacerebbe anche a me saperlo.» sussurrò lui, scuotendo la testa «come facevi a sapere che ero qua?»
«Me lo sentivo e basta.» scrollò le spalle «ora dimmi davvero perché mi hai chiamato.» lo prese per mano e lo fece sedere sul letto, sedendosi di fianco a lui, senza lasciargli la mano.
Jisung sorrise, ma sentiva le lacrime spingere per uscire dai suoi occhi.
«Te lo giuro, devi smetterla di essere così carino con me. Lo sai anche tu che non possiamo stare insieme.»
«No, perché? Saremmo una coppia bellissima, invece.» sorrise a sua volta, carezzandogli la mano con il pollice.
Jisung scosse la testa, poi prese un bel respiro «ti ho chiamato perché mentre stavo scopando con un altro, non riuscivo a smettere di pensare a te. Sono stato male, e ho persino pianto.»
«Sei stato male?» gli passò una mano sulla fronte, spostandogli i capelli dagli occhi.
«Mh. Lo so, è stupido e sono ridicolo–»
«Ok, ascoltami un attimo, Jisung.» gli lasciò la mano, solo per prendere il suo viso con entrambe, costringendolo a guardarlo negli occhi «smettila di sminuirti così. Ogni cosa che provi è reale e va bene che tu ti senta così. C'è sempre un motivo, non sei stupido. In più, sei una bella persona, e se potessi ti farei vedere come ti vedo io, così ti apprezzeresti di più.»
«Dio, stai zitto e baciami.»
Lo prese per il collo, e lo baciò, e Minho non poté fare a meno di ricambiare passionalmente, facendo scivolare le mani sotto la sua maglia, perché in fondo serviva anche a lui.
Jisung si levò la maglia e con un «ti amo» lo baciò di nuovo.
Di nuovo, si strusciò su di lui, come la sera prima.
Lo baciò così passionalmente che Minho cadde all'indietro e finì sotto Jisung, erano entrambi senza respiro, ma scoppiarono a ridere.
«Ti amo, ti amo» continuava a ripetere Jisung, togliendogli la maglia e baciandolo ovunque.
«Anch'io, tantissimo» Minho ridacchiava e sentiva i suoi muscoli rimbalzare sotto le labbra dell'altro.
«Ho i pantaloni un po' stretti, non è che mi aiuteresti?» la sua risata scherzosa si trasformò in un orgasmo quando Jisung gli abbassò la zip dei jeans con i denti.
Glieli tolse, e giocò per un po' con l'elastico dei boxer prima di toglierglieli.
Strinse la sua mano attorno alla sua lunghezza, ma quando iniziò a muoverla, Minho si fece scappare un gemito più rumoroso degli altri.
«Aspetta–» gli prese la mano «girati.»
Jisung subito fece come chiesto, dopo essersi tolto tutti i vestiti.
Minho si leccò due dita e le mise dentro il ragazzo, iniziando subito a muoverle, lentamente.
«Di più, Min–» ma non riuscì a finire la frase perché un orgasmo gli si bloccò in gola, siccome il ragazzo stava già infilando un terzo dito.
E di nuovo, come la sera prima, sentiva di impazzire per il modo in cui le sue dita si muovevano dentro di lui con così tanta sicurezza, come se lo conoscessero a memoria, ma allo stesso tempo erano così attente, perché non voleva fargli del male.
Sentiva di impazzire per il modo in cui gli baciava il fondoschiena di tanto in tanto, e con l'altra mano lo masturbava.
Quando sentì che il ragazzo era abbastanza rilassato, tirò fuori le dita, solamente per passare la mano sul suo membro.
«Cazzo, non ho il preservativo» realizzò.
«Nel primo cassetto, muoviti, non posso più aspettare!» si lamentò, scuotendo il suo – a detta di Minho, bellissimo – didietro.
Volò a prenderlo e lo srotolò velocemente sulla sua lunghezza, per poi posizionarsi sull'entrata del ragazzo.
Jisung si spinse all'indietro, facendo entrare la punta, e Minho si spinse in avanti, si incontravano in un ritmo sinuoso.
Le mani del castano appartenevano ai fianchi del biondo, e non si schiodarono da lì finché entrambi vennero.
Minho uscì e annodò il preservativo, buttandolo nel cestino, poi si sdraiò vicino a Jisung, che era coricato e tremante.
«Ora stai meglio?»
Han annuì.
Il castano gli accarezzò i capelli, ma Jisung si alzò.
«Scusami, non ce la faccio.»
E come la sera prima, se ne andò.
Scappò, corse lontano, perché non poteva sopportare l'idea che un ragazzo gli disse attenzioni anche dopo che era finito tutto.
Minho lo amava, gliel'aveva detto, anche lui gliel'aveva detto.
«Puoi restare, se vuoi.» gli ritornarono in mente queste parole, e dio se voleva restare, ma non ne aveva il coraggio.
Arrivato a casa, non pianse nemmeno.
Stette sul letto a fissare il soffitto finché non si addormentò.
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𝐘𝐨𝐮 𝐂𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐲 || MɪɴSᴜɴɢ
Fiksi Penggemar«Puoi restare, se vuoi. Non devi andare per forza.» --------------------- Dove Minho insegnerà a Jisung che il sesso può essere anche dolce, e che ci sono altri modi per liberarsi dello stress.