Per una volta, Minho era uscito a pranzo. Ma come poteva immaginare che Jisung lavorasse proprio nel ristorante in cui aveva deciso di andare? Non poteva.
Ecco perché ora si trovava davanti a lui, con un disagio nel corpo quasi imbarazzante ma con una speranza raggiante negli occhi.
«Ciao» disse solamente, con un tono così insicuro che sarebbe potuto sembrare una domanda.
«Buonasera, ha prenotato?» Jisung si aggiustò la cravatta, stringendosi nelle spalle e sperando di scomparire.
Minho rimase spiazzato «si, Lee Minho.»
«Mi segua.»
Una volta seduto, lo guardò e sorrise.
«Grazie.»
Jisung annuì, con un espressione che l'altro non riusciva a decifrare.
Gli sfiorò la mano.
«Puoi restare, se vuoi.»
«E se io non volessi?!» alzò la voce, indietreggiando «ti odio, Minho, ti odio! Lasciami in pace!» ormai gridava e tutti i presenti lo stavano fissando.
«Jisung...» sussurrò, passandosi istintivamente una mano sul cuore «scusami..»
Il biondo corse in cucina, scoppiando in lacrime.
«Cosa fai?! Torna subito a lavorare!!» il caposala lo guardò arrabbiato.
«Vaffanculo!!!» si tolse il grembiule della divisa e lo lanciò in terra «mi licenzio!»
Quando fu fuori, prese un bel respiro e si asciugò le lacrime.
Era così fiero di aver finalmente pronunciato quelle parole - dopo anni di sfruttamento - e se ci era riuscito, era solo grazie a Minho, che gli aveva fatto realizzare che non meritava di essere trattato così.
Minho rimase immobile, poi uscì, trovandoselo davanti. Non parlò.
«Ti ho rovinato l'appetito? Non volevo.»
Minho non si girò a guardarlo.
«Non- non intendevo quello che ho detto. Ero arrabbiato. Con me stesso, non con te.»
«Mh.»
«È difficile- non so se riesco a parlarne.»Minho annuì, poi iniziò a camminare.
Jisung non si mosse.
Minho si fermò.
Jisung allora gli corse incontro, per abbracciarlo da dietro.
«Ok, ci provo. Tu non girarti altrimenti non parlo più. Mi hai cambiato la vita. Prima, quando ho detto che ti odio-» sospirò, stringendolo a sé «non è vero, non ti odio. Ti ho odiato, si, ma solo perché avevi ragione. Hai ragione. Mi hai fatto cambiare prospettiva e te ne sarò per sempre grato. Ora sono una persona migliore, ho smesso di fumare, ho smesso di vedere tipi diversi ogni sera perché tu sei l'unico a cui riuscivo a pensare, ho iniziato ad andare in palestra e ho intenzione di andare da uno psicologo. Giusto cinque minuti fa, mi sono licenziato, perché mi hai fatto rendere conto che non potevo continuare a vivere nella merda, e se ho avuto il coraggio di dire quelle parole, e se sto avendo il coraggio di dirti quello che ti sto dicendo, è solo grazie a te. Mi hai dato più di quanto potessi mai darmi, ora sono positivo per il mio futuro. Grazie Minho, ho smesso di scappare e ora posso finalmente dirtelo.. ti amo.»
Minho tirò su col naso.
«Aaaah, mi ero promesso di non piangere... posso girarmi ora?»
«No, aspetta, un ultima cosa. Le emozioni che mi hai fatto provare, la prima volta che ci siamo incontrati al motel... sono indescrivibili. Nessuno, mai, nessuno, te lo giuro, non hai idea di con quanti ragazzi io sia stato, e nessuno mi ha mai fatto sentire come mi hai fatto sentire tu. Sul serio, sei così speciale. Sei- sei troppo importante per me. Di nuovo, ti amo.»
«Smettila, mi stai uccidendo...»
Minho si girò.
Lo guardò negli occhi, accarezzandogli la guancia con il pollice.
«Ti amo anch'io.»
Avvicinarono i visi gli uni agli altri nello stesso momento, e si baciarono.
Era un bacio così dolce che Jisung pensava avrebbe vomitato arcobaleni dopo quello.
Minho era la persona più felice del mondo in quel momento.
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𝐘𝐨𝐮 𝐂𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐲 || MɪɴSᴜɴɢ
Fiksi Penggemar«Puoi restare, se vuoi. Non devi andare per forza.» --------------------- Dove Minho insegnerà a Jisung che il sesso può essere anche dolce, e che ci sono altri modi per liberarsi dello stress.