0.
Sogni come cristalli
Marco
«La sua è un'aritmia cardiaca che non lascia presupporre nulla di rassicurante. Il tempo e la vita che conduce potrebbero portare in modo molto veloce ad un peggioramento non controllabile del suo quadro clinico.»
Le parole che sto ascoltando sono acqua ghiacciata in piena estate. Sono il mio mondo che si accartoccia e si riduce fino a non esistere più. Un incubo da cui non riesco a svegliarmi. Sono bloccato in un momento esatto della mia vita e vorrei solo ritornare indietro nel tempo di qualche giorno, quando tutto questo è iniziato.
L'adrenalina pompa energia continua nel mio corpo, mentre macino metri e metri di campetto verde e corro avendo un'unica meta, un solo traguardo. Le urla del Mister mi rimbombano nelle orecchie, spronandomi a metterci più forza, più decisione, più precisione.
È solo un allenamento, ma per me non esistono differenze.
Qui o si vince o si perde proprio come in una giornata decisiva di campionato o di finale di Champions League.
Non sono ammessi errori, non sono concessi margini di distrazione, non dal ruolo che ricopro perlomeno.
Se sbaglio io non si producono risultati, non si fanno gol e non si vincono le partite. Sia perché sono la punta della mia squadra, sia perché da capitano è mio dovere guidare i miei compagni anche quando a segnare è qualcun altro.
L'erbetta è scivolosa, l'avverto sotto i tacchetti delle scarpette, ma non mi fermo, anzi mi sembra di volare mentre mi dirigo alla porta. È una delle mie sensazioni preferite, quella che precede un'azione da gol, che precede le urla e il boato di un intero stadio che ti rimbomba nel petto e nelle orecchie per le ore successive alla partita. È come se l'aria trasformasse le mie gambe in ali, permettendomi di librarmi sul verde.
Qualcosa che ho scolpito nelle ossa fin da bambino e che non mi stancherò mai di provare.
Compio due dribblaggi che mi consentono di scansare altrettanti compagni e mi ritrovo dall'altra parte del campo, di fronte alla meta predisposta. Controllo solo per un attimo la mia posizione di gioco e mi muovo per tirare.
Poi il buio.
Il cuore va a mille, lo sento persino in gola e poi in bocca, come se volesse sgusciare fuori da me e lasciarmi rigido, esangue.
I sudori freddi si uniscono a quelli caldi dati dallo sforzo fisico e per un momento mi danno alla testa. Non riesco a pensare, a focalizzarmi su qualcosa... ma cosa poi? Non vedo nulla, le ombre prendono il possesso dei miei occhi e mi trascinano nell'abisso della cecità fino a farmi mancare l'aria.
Non c'è aria, non c'è luce e io posso giurare di essere morto nell'esatto istante in cui ho avvertito l'erbetta sul viso.
L'impatto avrebbe dovuto farmi male, ma è un dolore lieve in confronto a quello che mi sta stringendo in una morsa il petto.
Sento delle urla in lontananza, mi chiamano, strillano il mio nome, qualcuno che mi afferra per le gambe e per le braccia, sento che mi stanno sollevando ma non capisco molto di quello che accade, non ne capisco il senso, ammutolito dal dolore.
STAI LEGGENDO
The Journalist of Love - E se il calcio e l'arte parlassero la stessa lingua?
ChickLitE se il calcio e l'arte parlassero la stessa lingua? Marco Valentini è un giovane calciatore che sembra avere tutto, una carriera splendida in vista con la sua squadra, la Roma; la convocazione in Nazionale; la posizione favorita per conquistare l'a...