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                          -~PRIMA PARTE~-

                                 UNO

Diana

«Pulce è ora di alzarsi, se non vuoi fare tardi» mi risvegliò mia madre da quello che sembrava un sogno fin troppo reale; peccato che con la realtà non aveva molto a che fare.
«Mamma! Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così?!» risposi infastidita, attraverso la voce impastata dal sonno.
Odiavo alla follia quando venivo svegliata la mattina; perché si spegnevano i sogni. Si spegneva quel mondo sconosciuto, alla quale potevo sentirmi libera. Senza alcun timore, senza alcun ricordo.
Nella realtà, non era così. Tutto appariva diversamente. I pensieri riecheggiavano numerosi, nella mia mente. Spingendosi, delle volte, anche oltre al normale. Rendendoli spaventosi.
L'unica cosa che mi rimase, era combattere. Combattere contro quei mostri.

«Ma sai che continuerò a chiamarti così per sempre,sei la mia piccola bimba, sempre e per sempre.» annunciò mia madre, nel mentre che aprì la finestra posta al di là della stanza.
«Si, lo so mamma. Lo so.» le dissi a mia volta.

Mi alzai dal letto e addocchiai il mio pupazzo preferito, al quale ero molto affezionata, nel pavimento.
Mi chinai per afferrarlo e riporlo nuovamente sul letto, quando mi si dipinse un piccolo sorriso sul volto ripensato alla sua buffa storia. E a quante ne avesse passate.
Il mio sorriso si trasformò in un'espressione disgustata nel momento in cui mi voltai verso lo specchio.
Osservai i capelli, raccolti in una crocchia arruffata e spettinata, e il mio viso che presentava dei rossori e dei segni, causati evidentemente dalle pieghe dei cuscini.
A farmi uscire dai miei pensieri mattutini fu una notifica proveniente dal telefono poggiato sul comodino. Quando lo accesi, notai un messaggio della mia migliore amica Sofia.

Ci eravamo conosciute il primo giorno di elementari; e da quel giorno diventammo inseparabili.
Era una delle persone della quale mi fidavo di più.
Una delle poche.
Forse l'unica.
Lei conosceva tutto di me, qualunque cosa, e viceversa io di lei: a partire dalle piccolezze banali, fino ad arrivare ad argomenti e situazioni più importanti.
Inoltre, sapevo molto bene quanto le piacesse Tommaso. Il suo ragazzo.
Nei suoi occhi intravidi parecchie volte, mentre parlava di lui, quella scintilla; quel folgorio che gli occhi acquisivano, nel momento in cui
si faceva riferimento al proprio amore.
Infatti ogni volta che mi raccontava della sua relazione, Sofia non smetteva mai di arrossire e di sorridere impacciatamente; segno del fatto che fosse veramente attratta dalla persona di cui si era innamorata.
Il loro era un legame d'amore solido, gagliardo, tra due adolescenti.
Si completavano a vicenda.
Per il semplice fatto, che erano ai poli opposti.
Tommaso, era un ragazzo simpatico e a volte un po' timido. Dai capelli mori, portati in un taglio corto. Con alcune ciocche più arricciate di altre. Inoltre era più alto rispetto a Sofia, di parecchi centimetri.
Per di più, possedevano due personalità opposte.
Sofia, al contrario del suo ragazzo, era piuttosto libertina, non pensava due volte quando si trattava di compiere delle scelte. Si lasciava andare senza timore.
In poche parole: il contrario di me.
Eravamo diverse in ogni cosa; l'unica eccezione era per l'età.
Avevamo entrambe quasi diciassette anni; Tommaso, invece, un anno in più.

Un serie di messaggi e chiamate bombardarono il mio telefono, in una lasso temporale di qualche secondo; ovviamente erano tutti da parte di Sofia.
"Diana tesoro mio, cosa mi metto?"
"Cuore, sei viva?".
"Ti hanno rapita??".
"Non puoi abbandonarmi così?!?".
e via dicendo finche non lessi uno dei suoi ultimi messaggi.
"Ah comunque Didi, ci sarà anche un amico di Tommaso dopo"
"Te lo avevo detto vero?!"

Mi paralizzai. Lì sul posto, immobile. Non mi era mai piaciuto fare conoscenza di gente nuova della mia età. Tanto meno ragazzi.
Li trovavo superficiali, non alla mia altezza.
Diversi erano i motivi del perché non avessi mai frequentato qualcuno, alla mia età.

LO SPECCHIO DELL'ANIMADove le storie prendono vita. Scoprilo ora