perché ti importa ora?

385 20 1
                                    

Tom's pov

Dopo quella notte a pulire casa per la festa penso proprio che non darò mai più una festa a casa mia.

Vengo svegliato da mio padre che inizia a sbraitare il lunedì mattina facendomi la predica, erano le sei quindi in totale avevo dormito due ore.

Oggi sarei pure dovuto andare a scuola, che palle.

Mi preparo mettendo dei jeans baggy, una maglia nera sempre larga, fascetta di lana, con sopra un berretto rosso e infine scarpe nere.

Aspetto bill che si era svegliato tardi e dopo aver fatto colazione andiamo a scuola accompagnando anche T/n.

La guardavo di tanto in tanto, aveva degli occhi grandi e dolci, poi quei capel- no aspetta! Che sto facendo?! Non devo pensare ciò è la mia sorellastra. Comunque sia avrei voluto ringraziarla per ieri ma ero troppo orgoglioso per farlo.

Arriviamo davanti al cancello della scuola e papà ci lascia lì. Ci dirigiamo nei corridoi e lì ci dividiamo.

Mentre entravo in classe però vedo un ragazzo che stava vicino - e fin troppo - a T/n, non capisco perché sono così protettivo nei suoi confronti.

Lascio stare ed entro in classe.

...

Al ritorno da scuola T/n era molto strana, lei parla a macchinetta senza fermarsi mai, invece oggi non ha detto una parola.

Mi sembrava strana dopo averla vista con quel ragazzo. Penso che dovrebbe essere lei a parlarne non dovrei costringerla, ma sono troppo curioso.

A casa T/n si chiude in camera allora vado da lei e busso, - cosa che non ho mai fatto - e lei apre dopo qualche secondo.

Aveva gli occhi rossi, il viso leggermente arrossato, i capelli scompigliati e si era mangiata le unghie perché era il suo peggior vizio.

Mi avvicino lentamente a lei e le sistemo le ciocche scompigliate, asciugando anche le lacrime che ancora scendevano. Fatto ciò ci guardiamo per qualche istante e io la avvolgo in un'abbraccio stringendola contro il mio petto.
La sovrastavo del tutto, quel suo metro e 50 a malapena mi arrivava al petto.

Stranamente mi faceva tenerezza.

Lei all'improvviso si allontana da me e ci guardiamo negli occhi.

«s-scusami» dice pulendomi quel poco di muco che le usciva dal naso tante le lacrime.

«mi vuoi raccontare che è successo?» mi inginocchio davanti a lei per vederla in faccia, poiché aveva il viso rivolto verso il basso, e così lei non doveva piegare la testa per guardarmi.

«c'è questo ragazzo, Henry, lui beh... Mi prende in giro sul mio fisico, e per il mio viso...»

«cognome? Quanti anni ha? Dove vive?» chiedo io già pronto a dargliele di santa ragione.

«Henry Mayer, 16, non ne ho la più pallida idea» risponde sinceramente.

Ho già capito il tipo con cui ho a che fare, uno stronzo, che si droga ma col padre che i soldi gli escono dal culo.

So dove di solito vanno i tipi come lui, in un'angolino sperduto, dietro un night club, fumando in compagnia di altri coglioni come lui.

Arrivo nel solito posto dove si trovano, mi intrufolo nel vicolo e li guardo mentre fumano. C'è troppa puzza di canne qui fatemelo dire.

Mi avvicino a loro stringendo il pugno e incrocio lo sguardo di quel tipo al centro, che a quanto pare doveva essere Henry.

«cosa c'è? Vuoi fare a botte amico?» ero molto in svantaggio rispetto a lui, ma decisi comunque di iniziare dandogli un pugno.

Lui guardò i suoi amichetti.

L'ultima cosa che vidi furono loro che si avvicinavano a me e un dolore lancinante nello stomaco.

...

Mi risvegliai per terra, vedevo tutti sfocato, non capivo dove mi trovavo, guardo il cielo ed era scurissimo ciò vuol dire che notte.

Cerco di alzarmi ma avevo un forte dolore alla gamba destra.

A quel punto vidi qualcuno sbucare da dietro l'angolo, urlava il mio nome ma io non capivo chi fosse, si avvicinò a me e mise il mio braccio sulle sue spalle, tenendomi con la sua mano dietro la schiena.

Mi riaccompagnò a casa ma io ancora non avevo ancora capito chi fosse.

La persona mi fa stendere sulla penisola del divano in pelle, mentre apriva una cassetta che avevo capito fosse un kit di pronto soccorso.

Mi disinfettò le ferite e mi mise delle gocce negli occhi e inizia a vedere meglio. Era T/n.

Solo che me lo sarei dovuto aspettare, se fosse stato Bill mi avrebbe fatto la predica per tutto il percorso verso casa.

«Tom stai bene? Che ti hanno fatto?» non riuscivo a rispondere, potevo solo ammirarla e esserle grato, se non mi avesse trovato sarei molto probabilmente morto in quel vicoletto sperduto.

«posso farti una domanda?» mi dice lei, e io annuisco.

«perché ti importa solo ora di me?»

La guardo. A essere sinceri non lo sapevo nemmeno io perché mi importasse così tanto da farmi pestare per lei.

«nemmeno tu lo sai ti capisco» detto questo mi stringe la mano come se fosse sempre stata la mia sorellina.

Guardo quelle mani che da una semplice stretta diventano intrecciate.

Ci guardiamo.

Stavamo per avvicinarci l'uno all'altra quando Bill entra dalla porta all'improvviso e lei si allontana da me.

«come hai fatto a finire in questa situazione?» dice lui.

«lunga storia» dico io.





drugs || Tom Kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora