Capitolo 11

14 14 0
                                    

Mentre i miei sensi si svegliano gradualmente dall'oscurità, un turbine di sensazioni invade la mia coscienza. La percezione del mio corpo ritorna gradualmente, come un dipinto che prende vita, ogni pennellata di sensazione contribuendo a costruire l'immagine complessiva. Sotto di me, il terreno solido mi accoglie con la sua asprezza, mentre sento il liscio pavimento che si insinua sotto il palmo della mia mano.

La mia presa convulsa su qualcosa mi fa realizzare che ho afferrato qualcosa con forza. La luce fioca, penetra attraverso le fessure delle mie palpebre socchiuse, diffondendo una tavolozza di colori opachi davanti ai miei occhi. Lentamente, quasi con riluttanza, distolgo lo sguardo dal bagliore sfocato e mi concentro su ciò che tengo tra le dita.

Un brivido di orrore mi attraversa quando riconosco la natura di ciò che sto stringendo. Gabriel e Sebastian giacciono immobili a pancia in su, le loro pelli ustionate gravemente. Il loro rantolo soffocato nel tentativo di respirare riempie l'aria, un suono disperato che si insinua nei meandri del mio spirito.
L'immagine della loro sofferenza si insinua nella mia mente, un quadro crudele e spaventoso che rimarrà impresso nella mia memoria.

Solo allora, con una sorta di riconoscimento che fa sorgere un nodo in gola, mi rendo conto che mi sto aggrappando al braccio di Matthew.
La sua pelle pallida e lacerata, una volta intatta e viva, è ora immobile e fredda nelle mie mani.
È una visione che nessuno dovrebbe mai affrontare, una realtà sconvolgente che si fonde con l'atmosfera di terrore circostante.

La sensazione della sua carne fredda e irrigidita, invade i miei sensi come una coltre umida.
Un brivido scorre lungo la mia schiena, una reazione fisiologica al contatto con la morte. Mentre rilascio la presa sul braccio di Matthew, l'orrore mi tiene in pugno, avvolgendomi come un'ombra spettrale.

Il mio sguardo si posa su di lui, disteso inerte accanto a me.
Il suo viso sereno, pallido sotto il riflesso della luce fioca, crea un contrasto stridente con il caos circostante. Una miriade di emozioni si scontrano in me come onde furiose contro una costa vulnerabile.
La gratitudine per la sua vicinanza, la colpa per averlo afferrato istintivamente come ancora di stabilità senza nemmeno rendermene conto, e la fragilità della vita umana che ci circonda si fondono in un tumulto tumultuoso di sentimenti.

Con un movimento incerto, lascio cadere il braccio di Matthew, come se avessi toccato il cuore stesso della vulnerabilità umana. Accovacciandomi accanto a lui, le mie mani tremanti si stendono verso il suo petto.
Osservo il suo respiro, lento e quasi impercettibile, un segno debole ma vitale che mi riempie di un sollievo fragile.

Gli occhi socchiusi di Matthew sembrano in procinto di aprirsi, la sua coscienza emergente dal buio in cui è stato immerso.
In quell'attimo, un flusso di emozioni mi travolge, un turbine di sensazioni che mescola il mio profondo legame con lui, il senso di responsabilità che ho nei suoi confronti e la consapevolezza travolgente della nostra vulnerabilità comune in mezzo alla devastazione.

Mentre le mie mani afferrano delicatamente il petto di Matthew, i suoi occhi socchiusi sembrano raccogliere la luce fioca che filtra attraverso il caos circostante. È come se la sua coscienza emergente stia lottando per riappropriarsi del mondo che l'ha circondato, un mondo che è stato sconvolto da una forza oltre la nostra comprensione.
Il suo petto si muove appena, come un sussurro di vita, e la mia attenzione è catturata da questo segno di resistenza.

In un sussurro debole, quasi sommerso dal rumore della distruzione circostante, Matthew pronuncia parole che sembrano provenire da un altro mondo: «Come stai?» La semplicità di quella domanda, posta in mezzo al caos e alla devastazione, colpisce come un raggio di luce che trapela attraverso un cielo tempestoso.
È una richiesta di connessione, un legame fragile tra due anime che lottano per sopravvivere in mezzo all'abisso.

I miei occhi si incontrano con i suoi, e il mio cuore si stringe di fronte alla sua debolezza.
La voce che esce dalle sue labbra è un sottile filo di suono, un segno della sua vulnerabilità e della sua lotta interiore.
Le mie labbra si curvano in un sorriso gentile, nonostante l'orrore che ci circonda, perché in quel momento vedo la forza e la resilienza di Matthew, un raggio di luce nel buio.

«Sto qui con te» rispondo, la mia voce è appena più forte di un sussurro, ma piena di determinazione.
Le mie mani continuano a controllare il suo respiro, assicurandomi che sia regolare nonostante la sua condizione precaria. «Stiamo affrontando tutto questo insieme. Siamo sopravvissuti finora e lo faremo ancora.»

La mia risposta, seppur debole, è carica di un'energia che supera la distruzione circostante. È una promessa di speranza, una dichiarazione di fiducia nella nostra capacità di far fronte a ciò che viene gettato sul nostro cammino. Nelle sue parole, sento il richiamo di un legame che va oltre le parole, un collegamento tra anime che si sostengono a vicenda nonostante le avversità.

Il suo sguardo si fissa nel mio, e nel silenzio che segue le nostre parole, sento una connessione profonda che trascende il tumulto esterno.

Radioactive ZoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora