Capitolo 3

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"Io in certe ragazze non c'ho visto niente ma in te , sei speciale.
Vieni qui, non fa male."
-LowLow

"Quindi è così? Vuoi sentirmi cantare?"

Era esattamente quello che volevo,dovevo assolutamente sentirlo;chissà se era davvero un fenomeno come lo descriveva Giorgio.

"Proprio così,voglio sentirti cantare."

Si strinse nelle spalle con un mezzo sorriso sul viso,sicuramente contento della richiesta che gli avevo appena fatto.
Si tolse il cappello,mostrando i suoi ricci castani che si sistemò velocemente,per poi coprirli di nuovo.
Mi fece cenno con la testa di seguirlo e il mio sguardo si spostò velocemente da Giorgio a Daniele,come a chiedere delle spiegazioni,l'unica risposta che ricevetti fu un loro cenno con il capo,per incitarmi a seguirlo.

Così feci,in fondo avrei passato insieme a lui solamente dieci minuti ancora e avrei potuto contare sull'appoggio dei miei amici.

E invece no.
Giulio aveva appena varcato la soglia di quella che doveva una volta essere la porta quando mi accorsi che gli altri non ci stavano seguendo.

"Ma loro?" Alzai leggermente il tono della voce per farmi sentire dal ragazzo,che era ormai fuori dall'edificio.

"Non credo che avremo bisogno di loro"

Mi rassegnai,non mi interessava se sarei dovuta stare con lui per una decina di minuti ad ascoltarlo cantare;volevo sentire di cosa era capace,la curiosità mi stava mangiando viva.

Poggiai il mio skate a terra,poggiandoci il piede sinistro sopra e dandomi due spinte con il destro,arrivando affianco al moro,anche lui in skateboard.
Da quello che capii ci stavamo dirigendo a casa sua,che si trovava in una parte del quartiere che non avevo mai visitato.
Forse era la parte peggiore.

Finalmente si fermò,davanti a noi campeggiava un enorme villa da film dell'orrore,l'intonaco si era staccato in diversi punti,ed era caduto in quello che doveva essere il giardino di casa,ma che appariva di più come una discarica.

Aprì il lucchetto che teneva chiuso il grande cancello ormai scrostato dalla vernice bianca.

"Attenta a dove metti i piedi."

Sussurrò appena richiudendo il lucchetto del cancello mentre io iniziai a camminare lungo il piccolo sentiero sterrato che portava alla porta di casa.
Il suo tono di voce era cambiato,sembrava meno duro.
Mi raggiunse in fretta e spinse la porta,aprendola.

"La lasci sempre aperta?"

"Nessuno verrebbe mai qua"

"I tipi come te sì"

"Non ci sono altre persone come me"

Pronunciò quell'ultima frase mentre scendeva le scale davanti a me,probabilmente portavano in un garage.
I gradini di legno scricchiolavano sotto il nostro peso e uno strano ma familiare odore mi invase le narici.

"Erba" sussurrai appena mentre veniva aperta davanti a me un'ennesima porta.

"Ah quindi sei sveglia" ridacchiò appena,con il suo solito fare strafottente.
"Se fai la brava te ne offro." Quella frase aveva un che di strano. Se fai la brava? Quel ragazzo più parlava e più diventava misterioso.

Mi sedetti a terra davanti a lui,poggiando la schiena al muro,mentre il ragazzo prendeva il microfono e sistemava le casse.
Allora faceva sul serio l'italiano.

Struggle. |LowLowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora