Capitolo 7

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"Andiamo a casa"

la voce di Giulio era dura,autoritaria.
Cosa voleva da me? Ero più sobria di lui ed ero in grado di tornare a casa da sola e comunque anche se fosse io una casa l'avevo,non avevo bisogno che mi dicesse lui cosa fare.

Mi teneva per un polso,mi ricordava mio padre quando picchiava mia madre.

Strinsi i denti.

"Giulio lasciami"

Sibilai innervosita dal suo comportamento.
Cercavo di essere dura,ma potevo sentire il sangue ghiacciarsi nelle vene ai ricordi di mio padre.

Mi guardò negli occhi e notò la paura,lo so per certo che la notò perchè in un solo momento vidi il suo sguardo addolcirsi e la sua presa sciogliersi dal mio polso.

Mi portò le mani ai fianchi e mi strinse a sé,poggiando il suo mento sulla mia testa.

"Vieni a casa con me ti prego"

Sentivo che ne aveva davvero bisogno,ma non capivo per quale ragione,non capivo perchè aveva bisogno di me.

"Andiamo dai"

Sorrisi maliziosamente a Mattia,mentre uscivo dal locale a fianco di Giulio,seguiti a ruota da Giorgio e Daniele,fatti di chissà cosa.

Decidemmo che la cosa migliore da fare era portarli da me,era la parte del quartiere diciamo più tranquilla e lì non avrebbero corso il rischio di uscire di casa e rischiare di essere accoltellati da qualcuno per qualche cazzata.

Mentre ero seduta sul sedile del passeggero a fianco di Giulio ripensavo a Mattia.
Che cosa mi stava prendendo? Perchè mi ero messa a flirtare con il mio capo? Dio,ero solamente un'idiota.

Accompagnammo Giorgio e Daniele in casa e tornammo in macchina,diretti a casa di Giulio.

"Sei bellissima anche travestita da puttana"

Era fastidioso sentire quella parola,mi faceva sentire una squallida ragazza in cerca di soldi.

"Cosa ti serve?"

Era strano che uno come lui facesse dei complimenti senza avere uno scopo ben preciso.

"Sinceramente niente,ho solamente voglia di passare del tempo in tua compagnia,qualcosa in contrario?"

Mi strinsi nelle spalle.
Iniziava a piacermi quel ragazzo.
Chissà per quale dannato motivo.

Il resto del viaggio si consumò tra lo schioccare della mia gomma da masticare e il rumore degli accendini.

Quando arrivai davanti a casa sua però mi strinsi d'istinto al suo braccio,spaventata dall'aspetto lugubre della casa.

"Giulio,io ho paura di questi posti abbandonati."

Non so perchè glielo dissi,ma sentire le sue labbra poggiarsi sul mio capo lasciandoci un delicato bacio mi aiutò a tranquillizzarmi.

Salii le scale stretta al suo braccio.
Ogni mio passo era accompagnato dallo scricchiolio dei gradini e potevo sentire i miei nervi tesi,a fior di pelle.

Sentivo che qualcosa non andava,era come se qualcuno mi stesse seguendo senza che io lo sapessi.

Il mio nervosismo si placò quando ci sedemmo entrambi sul letto e lui iniziò a farmi ascoltare qualche pezzo che aveva scritto in questi giorni.

Erano ormai le sei della mattina e l'alba si stava facendo spazio nel cielo,quando in un momento di silenzio udimmo degli scricchiolii e dei rumori di passi.
Mi girai allarmata verso Giulio e l'unica cosa che feci fu prendere un lungo respiro cercando di tranquillizzarmi.

Lo guardai negli occhi.
Sembrava che si aspettasse questa "visita".
Prese di fretta un coltellino dal cassetto del comodino e me lo porse.

"Se ti fanno qualcosa,piantaglielo nella gola"

Deglutii rumorosamente annuendo appena.
Lui sapeva tutto.
Allora perchè mi aveva fatto andare da lui?
Probabilmente i miei interrogativi non avrebbero mai trovato risposta.

La porta della camera si aprì di colpo,con un tonfo e sulla soglia apparve un ragazzo sulla trentina,tatuato da testa a piedi.

"Buongiorno Giulio"

Il suo tono era provocatorio.

"È l'ultimo avvertimento che ti do.
Se entro la prossima settimana non paghi sarò costretto a metterti davanti ad un bivio.
O i soldi o i tuoi amici."

Parlava di Giorgio e Daniele era chiaro,ma cosa mi ero persa?
Cosa ancora non sapevo di quel ragazzo così misterioso che tanto mi incuriosiva?

Dovevo sapere la verità,dall'inizio fino alla fine e non si sarebbe dovuto risparmiare nessun particolare.

Vidi il ragazzo sulla soglia della porta sorridere sghembo e porgerci un saluto provocatorio prima di andarsene,per poi sputare a terra e piantare il coltello che aveva in mano in uno dei mobili antichi che si trovavano in casa di Giulio.

In cosa mi stavo cacciando?

Struggle. |LowLowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora