L'angelo salvatore

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Isis si era concessa qualche ora, per contemplare e carezzare la perfetta, bianchissima armatura di suo padre, nella speranza di trovare un nuovo legame con lui, poi, aveva tenuto tra le mani Vrangr, sfiorandola quasi con timore, come fosse stata sacra. Aveva seguito, con i polpastrelli l'intera fisionomia della lama candida, dai riflessi iridescenti, ed in seguito aveva fatto lo stesso con l'elsa, -sormontata da un diamante tagliato come fosse stato una rosa- in argento cesellato, a ritrarre la forma di un drago, che sembrava avervi attorcigliato la coda attorno; trattenendo per tutto il tempo il respiro, emozionata.

Ora, dopo essere tornata a terra ed aver rubato una cavalcatura, aveva nascosto tutta l'armatura del padre, dividendola in pezzi, in uno zaino di fortuna, e in un paio di sacche che aveva legato lungo i fianchi del cavallo. La spada di Vrael, invece, le batteva contro una coscia, legata al fianco, ed Isis, ad ogni contatto, non riusciva a fare a meno di immaginare che forse, le pacche d'incoraggiamento da parte di suo padre, per l'impresa che stava per intraprendere, sarebbero state uguali.

La Dark Angel aveva la strana sensazione che per l'Eldunarì del drago di Vrael, la scoperta che la ragazza fosse figlia del suo Cavaliere, avesse significato molto, perché gli pareva sentisse che il loro legame si era fatto più saldo. Poteva, infatti, solo in quell'ottica spiegarsi l'intenso vigore con cui il suo maestro dava fondo alle proprie energie per trasmetterle a lei, ed al cavallo, che, portando entrambi, sembrava volare attraverso le immense pianure di Alagaesia.

Isis era anche meravigliata del fatto che, nonostante le dolci premure che il cuore dei cuori aveva nei suoi confronti, sembrava anche aver cambiato atteggiamento: durante quei duri giorni di viaggio, infatti, la spronava ad andare sempre avanti, persino di notte, fermandosi solo quando capiva che era strettamente necessario. In quel modo raggiunsero il Surda in poco meno di dieci giorni.

Mettere di nuovo piede nell'accampamento dei Varden fu, per Isis, un'immensa gioia, perché, nonostante avesse in nervi tesi per il timore di scoprire la brutta notizia che Nasuada le aveva annunciato- oltre al fatto che riuscisse addirittura a sentirne l'odore, nell'atmosfera triste che aleggiava tra tutte le tende- si fermò comunque a salutare quante più persone potesse, poiché finalmente era tornata a percepire quel posto come un luogo popolato da amici.

Non appena giunse al padiglione rosso del comando, si rese conto che sarebbe stato inutile entrare, dal momento che tutti coloro che avrebbe dovuto incontrare, si erano precipitati fuori, (ed agli occhi della ragazza somigliavano quindi, terribilmente ad uno strano corteo funebre)- quasi la negatività di quella ignota notizia fosse ancora più pesante, insostenibile, in un luogo chiuso.

Quando la riconobbero- aveva infatti, avuto immediatamente la premura di lasciar cadere il cappuccio del mantello sulle spalle- le parve che una ventata di luce e speranza si fosse diffusa tra quella piccola folla, vivificandola.

Isis cercò di apparire rassicurante mentre avanzava, sorridendo a tutti: ai dodici elfi guidati da Blodhgarm- che se ne stavano un po'in disparte; a Roran, cui la moglie stava carezzando piano i capelli, cercando un modo per scacciare quell'espressione mesta dal suo viso; a re Orrin, ed a Nasuada, che sembrava essersi spenta, gli occhi vitrei, pieni di decine di fantasmi e preoccupazioni.

In ultimo, percorrendo l'immensa sagoma cerulea di Saphira con lo sguardo, ne studiò velocemente il grosso muso e, trovandolo rigato di lacrimoni, comprese ogni cosa, con orrore.

Sforzandosi comunque di non cadere preda del panico, si fermò dinnanzi a loro salutandoli rispettosa.

- Grazie per essere venuta, Isis.- esordì Nasuada, la tensione che le correva sotto la pelle era palpabile, ma la Dark Angel trovò ammirevole che quella donna, poco più grande di lei, continuasse a mostrare coraggio, dandosi un contegno quasi regale.

Un legame, uno specchio sull'animaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora