Rivelazioni

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Capitolo 6

Rivelazioni

L'elfa e la Dark Angel giunsero nella campagna inselvatichita e dai tratti boschivi nei dintorni di Uru'Baen dopo altri tre giorni di viaggio, durante i quali il suo cuore dei cuori insegnò ad Isis come chiudere bene la mente affinché il Cavaliere dal drago cremisi non la leggesse e come, qualora fosse riuscito invece, ad invaderla, nascondergli tutto ciò che sapeva: sarebbe stato sufficiente creare nella mente una barriera di ricordi provenienti dal cuore- e, conoscendo i suoi, l'Eldunarì le assicurò che le avrebbero garantito una protezione abbastanza solida- dietro la quale celare un'intensissima emozione sempre proveniente dal cuore, che sarebbe stata l'ultimo baluardo per i suoi più intimi segreti (come la sua identità o il fatto che sapesse cos'era un'Eldunarì oppure il motivo della sua missione nella capitale dell'Impero.

Arya, che durante il primo giorno e la prima notte di viaggio aveva discusso della loro strategia, ora, man mano che si avvicinava ad Uru'Baen, parlava sempre meno e ad Isis parve che fosse intimorita dalla vicinanza con quella città, quasi come se- essendo un'entità viva e garante di morte- l'avesse attesa da tempo, per terminare una condanna cui l'elfa era riuscita a sfuggire ma che quel luogo non aveva dimenticato di doverle infliggere; tuttavia, quando furono in vista delle alte ed massicce mura di Uru'Baen, Arya non si lasciò sopraffare dalle emozioni, rimase lucida e portò a termine il proprio compito: lasciò i cavalli in prossimità di un laghetto (che le due stabilirono come il punto dove si sarebbero ritrovate per fuggire, a missione terminata), gettando su di loro un incantesimo affinché non dessero nell'occhio ed allo stesso tempo le attendessero per trarle in salvo quando fosse tutto finito.

Ringraziando l'oscurità della notte, che con il suo mantello le copriva e la fina pioggerella che, cadendo, pungeva gli occhi di tutti, rendendole quasi invisibili, l'elfa e l'umana salirono senza difficoltà su un carro cui vennero aperte quasi senza controlli le porte della città, e tramortirono i due soldati -che, all'interno facevano la guardia a delle nuove spade giunte per l'esercito di Galbatorix- rubandone le divise.

Ponendosi in ascolto, Isis dapprima rimase lievemente spaventata dalla pioggia che batteva sulla copertura del carro, quasi picchiasse con violenza, poi, riuscendo a capire che i soldati sarebbero stati fatti entrare proprio nel castello del tiranno, sorrise, costatando che tutto stava andando secondo il piano stabilito con Arya, quindi, fece segno all'elfa di scendere non appena il carro avesse rallentato un po', perché esplorasse la città(in modo da non dover essere colta totalmente di sorpresa se qualcosa fosse andato storto)mentre la Dark Angel avrebbe continuato il suo viaggio fin dentro a quella che i Varden avevano definito "la Tana del Lupo".

Riuscì ad allontanarsi di soppiatto, non vista, non appena il carro si fermò attorno a quella che doveva essere la piazza del Cortile Interno del castello, tuttavia, ammise a se stessa che da quel momento in avanti sarebbe stata completamente cieca, così, decidendo di affidarsi all'istinto si mescolò, veloce come il vento ed invisibile come un'ombra, ad un drappello di soldati che sembravano essere diretti all'interno della fortezza.

Il castello aveva un che di imponente ed inquietante, inoltre, notò Isis mentre cercava di prendere punti di riferimento che l'aiutassero ad orientarsi, era un vero labirinto! E lei non riusciva ad essere molto concentrata su altro, mentre seguiva quel manipolo di soldati, che non fossero le fiaccole che, appese ai muri, illuminavano tutto con intense macchie di luce; oppure le urla di dolore sicuramente provenienti dalle celle nei Sotterranei ma che, nonostante tutto riuscivano ad oltrepassare le spesse mura trasudanti muffa e lezzo di morte, dando alla ragazza la sensazione di trovarsi in una tomba.

Finalmente, notata sulla sua destra una zona più illuminata delle altre, si staccò dal piccolo plotone spinta dal consiglio del cuore dei cuori che aveva con sé, di dirigersi in quella direzione; e, ringraziando la buona stella che evidentemente quella sera intendeva proteggerla, si servì dei sicuri nascondigli forniti della folta foresta di colonne che popolava il corridoio e la piccola sala adiacente, per evitare i servi e le poche guardie che si trovavano lì.

Un legame, uno specchio sull'animaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora