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GUNS 'N TIES - 19


♪Medicine - James Arthur♪


♪Medicine - James Arthur♪

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Il Natale è alle porte e New York si copre di neve all'improvviso. Piccoli granelli bianchi scendono lungo la grande finestra del salotto di quell'appartamento, imbiancando il piccolo balconcino. Mi soffermo sulla lentezza e delicatezza di come quei fiocchi di neve si affievoliscono per terra e mi incanto trovando un attimo di pace dopo giorni di irrefrenabile caos. 

Sento la mia anima rispecchiarsi in quei piccoli batuffoli: si sgretolano piano piano e finiscono per schiantarsi al suolo accumulandosi man mano. 

Scappare a New York non sarà stata la scelta più ragionevole che potessi fare, ma è stata la soluzione migliore per ritrovare un briciolo di stabilità. 

Avevo bisogno di qualcosa di puro, sincero e scattante che mi tenesse legata alla realtà di questo universo ed Aaron è la soluzione. Inspiegabilmente lui mi tiene legata alla vera Bea. 

Ed è strano, ma consolatorio. 

«Mi sa che la tua voglia di far festa debba essere rimandata. Si preannuncia una bufera di neve stanotte e presto le strade non saranno trafficabili». 

La sua voce arriva dalle mie spalle con una nota divertita. Io non mi scompongo più di tanto e ancora incantata dalla neve, scrollo le spalle. 

«Fa' niente. Non ne avevo più tanta voglia». 

«Fai sul serio, Wilson?», domanda con tono sorpreso e ironico. Una piccola risata mi scuote il petto e scrollo lievemente la testa divertita. È vero che Aaron ha trent'anni, ma mi sorprendo sempre come a volte possa dimostrarne la metà. 

Forse è un po' anche per questo che lui era l'unico posto in cui avrei potuto affrontare la mia rottura con Daniel. 

Senza troppo rumore, mi affianca. Il suo riflesso prende forma sulla finestra davanti a noi in tutta la sua bellezza. 

«Devo preoccuparmi?», scherza ancora, seppur con un tono più sincero. 

Io inspiro ed espiro profondamente allargando le spalle per ammorbidirle dalla tensione. «Sto bene», mormoro. 

No, non è letteralmente vero. In realtà sto bene: un po' meno di come vorrei essere e un po' più di come dovrei stare. Sono sulla linea di apatia momentanea, in cui ogni pensiero, ogni ragionamento e ogni ricordo mi stringono la gola asfissiandomi e lasciandomi nella condizione di abbandonare tutto e tenerlo da parte per dopo. 

Aaron mi guarda meglio, ma decide appositamente di lasciar perdere.

«Be'... ti concedo ancora di scegliere. Cosa vuoi fare?», asserisce. 

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