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GUNS 'N TIES - 18


♪Lezioni di Volo - Wrongonyou♪


 ♪Lezioni di Volo - Wrongonyou♪

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AARON

Credevo che nella vita avessi già affrontato tutto. Credevo di aver perso già mia madre, mio padre, la mia famiglia; credevo di aver perso occasioni importanti, amore, passione, debolezza, tutto. Credevo di aver raggiunto obiettivi, soddisfazioni personali; pensavo addirittura di essere riuscito ad andare oltre ogni forma di negatività pronta a scagliarsi su di me.

Credevo, appunto... 

Ma credere, non è la realtà: è solo una piccola fantasia che il nostro cervello spaccia per vero. Però poi, il presente si rivela tutt'altro. 

Credevo di star svolgendo un ottimo lavoro durante questa missione... invece no. Mi sbagliavo. Ho perso il controllo di tutto: mente, anima, corpo e cuore. E ora, ho perso anche fiducia in me stesso. Coglione.

Questo è ciò che mi ripeto, mentre me ne sto seduto immobile sul letto del mio appartamento di New York, cercando di metabolizzare le parole che Tyler Wilson ha appena pronunciato dall'altro capo del telefono. 

Bea è sparita

Tre parole che mi fanno raggelare il sangue, mi annebbiano la vista e mi rendono estremamente debole. 

«Aaron? Che cazzo stai facendo?! Rispondi, cazzo! Di' qualcosa, porca puttana!», mi urla preoccupato Tyler. 

Sbatto freneticamente le ciglia, inghiottendo a vuoto e provocandomi bruciore alla gola secca. Sembro risvegliarmi da un lungo stato di trance e immediatamente, il pensiero di Bea, dispersa chissà dove, riattiva ogni cellula del mio cervello. 

«Ci sono», sospiro, tirandomi in piedi. 

Non ho nemmeno visto l'orario, ma dalla finestra intravedo il chiarore dell'alba: il Sole non è ancora sbucato fuori, ma è molto vicino. Per cui deduco che siano circa le sei di mattina. 

«Merda, Aaron! Merda! E se l'hanno presa? Se l'hanno già uccisa?! Cristo Santo! Non avrei dovuto farla uscire ieri sera!».

Tyler è preso da un grosso attacco di panico. Il suo respiro affannato, mozza anche il mio tanto che sono costretto a prendere spesso grossi sospiri per cercare di mantenere i nervi saldi. 

«Cazzo Tyler, calmati! Adesso la troviamo. Non le è successo niente e non le accadrà niente. Sta' tranquillo!», cerco di tranquillizzarlo seppur con tono freddo. Ma d'altronde nemmeno io sono l'emblema della tranquillità al momento. «Ora controllo i movimenti del suo GPS», enuncio aprendo il mio computer. 

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