Trigger warning: Linguaggio volgare | Scelte discutibili | Situazioni dubbie
Quando si va per mare bisogna esser bravi ad accontentarsi.
Una donna non si trova a ogni porto, come vogliono i proverbi e un pirata deve farsi la bocca a ogni tipo di esperienza, anche quelle più insolite. Per questa ragione, nonostante Sanji sia certo di non essere attratto dagli uomini, quando, passato il picco di adrenalina, si è reso conto di aver fatto sesso con Zoro, non si è fatto particolari domande. Erano entrambi ancora presi dal fuoco della battaglia, sporchi di sangue e di terra, sfogare le energie accumulate è stato quasi fisiologico. Nessun coinvolgimento sentimentale, nessuna barriera sessuale abbattuta a cannonate; è ancora amante del genere femminile, fermo estimatore di ogni esponente del gentil sesso, mezz'ora di anale con quello zotico non ha cambiato nulla in lui, se non il suo modo di camminare per qualche giorno.
Per questa ragione, è sorpreso quando ricapita.
Non è successo nulla di particolare, nulla che possa giustificare la vampa di desiderio che lo attraversa da capo a piedi e che, nel bel mezzo di una delle loro solite liti, lo fa sussurrare un «Invece di blaterale, Marimo, fai una cosa buona e scopami.» E deve essere lo stesso per Zoro, perché prima di rivoltarlo sulla pancia, lo fissa per un lungo momento. Non è nulla, si dice Sanji mentre lo sente tirargli giù i pantaloni a strattoni. A vent'anni è normale aver voglia, e come detto, quando si va per mare, non si può far troppo caso a come si sfoga la frustrazione sotto la cintura. E infatti non è il sesso a infastidirlo, è il dopo
«Che hai da fissarmi, Marimo?» Zoro scosta lo sguardo da lui, ma nonostante questo si sente in dovere di riempire il silenzio; la pace dei sensi, la chiamerebbe qualcuno, ma che per Sanji è l'unico elemento di imbarazzo nel fare sesso, non con un uomo, ma con Zoro. Finisce di sistemare il nodo alla cravatta mentre soffia un secco «Dopo anni, ti trovo utile in qualcosa, direi che c'è da festeggiare, no?»
Le spalle di Zoro hanno un piccolo scatto, mentre finisce di sistemare l' haramaki attorno ai fianchi «Stavo pensando la stessa cosa, cuoco. Sei ottimo come svuotapalle, chi l'avrebbe mai detto che anche tu puoi essere utile a qualcosa...»
C'è rabbia la terza volta che fanno sesso e Sanji non capisce perchè.
Zoro gli preme con forza la mano sul capo, lo costringe a offrirsi a lui, piegandogli la schiena con forza, quasi rompendogli il collo. Non aspetta, non si accerta che non gli abbia fatto male nel prenderlo, non sta fermo quella manciata di minuti a masturbarlo, per essere sicuro che quello che sta facendo gli sia gradito. Non appena è dentro, inizia a spingere e il modo in cui lo fa è subito brutale.
Sanji è certo che le lacrime che ha agli occhi sono più per il dolore che per il piacere, ma si costringerne a non versarne. Si ancora con le mani al bordo del tavolo, si impedisce qualsiasi esternazione di fastidio, giura che morirà prima di far capire a quello stronzo che non gli sta piacendo, e che preferiva com'era prima, più dolce e delicato. È stato il primo a definirlo un passatempo, e ora che Zoro lo sta trattando come tale – perché è questo che sta facendo, prima, nonostante i modi spicci, c'era anche un minimo d'affetto e cura nel prenderlo – si lamenta? Minimo morirà mordendosi la lingua. Solo che a un certo punto non riesce. Dal fondo dello stomaco, all'ennesimo strattone dei fianchi di Zoro, un singhiozzo scappa.
Zoro si irrigidisce subito, si è sicuramente reso conto che non era di piacere quel verso strangolato, forte, fortissimo e un attimo dopo è fuori da lui, indietro di una decina di passi. «Marimo?» Farfuglia Sanji, a sentirlo respirare forte, girandosi a guardarlo sopra una spalla «Oh palla di muschio, ti sta venendo un colpo?»
Non gli risponde, non a parole, ma l'occhiata che gli lancia vale più di un discorso di tre ore su quanto lo odi in questo preciso momento. Il cuoco si tira su, sbalordito mentre lo guarda rivestirsi a strappi, e imboccare la porta.
Che diavolo è successo?
***
Zoro non gli parla.
Sanji vorrebbe prenderlo per il bavero, scrollarlo, tirargli fuori che c'è che non va a ginocchiate sui denti, ma è sicuro che innescare una lite non risolverebbe proprio nulla. Non stavolta almeno.
Ha come l'impressione di averlo ferito in qualche modo, offeso, e se da fuori può sembrare che lo abbia come stile di vita farlo arrabbiare, una parte di lui non può fare a meno che crucciarsi di quanto successo. Una parte di giorno in giorno sempre più sostanziosa, visto che, all'ennesimo sguardo evitato, sente le mani prudere e il desiderio di sferrargli un pugno, irrigidirgli la nuca. Voler usare le mani e non i piedi, per lui, è quello che per una persona normale, un campanello d'allarme, un sintomo di rabbia che va sfogata.
«Ehi Marimo!»
Zoro si gira a guardarlo da sopra una spalla, e di colpo, Sanji non ha più idea di cosa dirgli. Era certo di aver preparato a puntino il discorso da fargli, anche di averci infilato, ben celate a un occhio poco attento, anche le sue scuse per averlo definito solo un passatempo, e avergli mancato di rispetto come nakama, e invece ... Deglutisce a vuoto, la bocca all'improvviso arsa come se avesse inghiottito per sbaglio un cucchiaio di cannella e umetta le labbra girando la testa.
«Che vuoi per cena?» Sussurra, maledicendosi mentalmente un attimo dopo.
Le sopracciglia dello spadaccino scattano verso l'alto, lui e il suo dannato essere un rilevatore umano di cazzate. Sanji morde un angolo della bocca, dalla parte interna, tirando la carne morbida con i canini «Allora?» Lo incalza sperando di distrarlo.
«Shabu shabu.»
Sanji storce il naso: il piatto della vendetta. Lo shabu shabu è un brodo piuttosto complicato da preparare, in cui vengono cotti tagli di maiale, pollo, oca, granchio e aragosta. Praticamente lo sta costringendo a passare in cucina tutto il pomeriggio ai fornelli, con il caldo bestiale che fa. Di solito, il Marimo, si accontenta del suo ramen o di una decina di onigiri ben farciti, come se non volesse mai dargli troppo peso nel cucinare.
«Vada per lo shabu sha...»
Se deve essere sincero, non ha ancora ben capito come funziona il suo Haki.
Sa solo che quando la bordata arriva, non è il senso di conservazione verso sé stesso a muoverlo, nemmeno per Nami, poco più in là sul pontile rispetto a Zoro. Quando il colpo arriva, è lo spadaccino che mette a terra, spingendolo per le spalle, buttandosi su di lui per tutto il suo peso e rotolandogli oltre, spinto dalla fitta di dolore alla schiena che per una manciata di secondi gli mozza il respiro.
«Sanji?» Lo sente farfugliare mentre si solleva sui gomiti e torce il busto per guardarlo. Vorrebbe farsi una risata, è la prima volta che lo chiama per nome da che si conoscono, ma il male che sente gli permette solo di gorgogliare un suono vagamente divertito.
Porta la mano dietro la schiena, sotto i reni. Non ha idea di cosa lo abbia trafitto, ma è certo di sentire qualcosa muoversi sotto pelle, come un lungo verme che si dibatte nel fango prima di trovare un buco in cui interrarsi. Spalanca gli occhi preso di sorpresa, mentre la Sunny viene presa d'arrembaggio e Chopper corre al suo fianco per toglierlo dalla battaglia.
L'ultima cosa che vede, prima di perdere conoscenza, è lo sguardo di Zoro fisso su di lui, l'occhio sgranato e pieno di ansia , che risale la scia di sangue impastata dai passi della renna verso la sua schiena.
***
Sanji non ha idea di essere lui la causa del dolore che sente al volto fino a quando, qualcuno, non lo afferra fermamente per i polsi e gli impedisce di continuare a graffiarsi le guance in preda agli spasmi del dolore. Apre gli occhi, preso di sorpresa, ma tutto quello che riesce a vedere sono i contorni, sbiaditi, della persona china su di lui. Un ciuffo di capelli ritto sulla fronte, spalle larghe... Luffy? Forse.
«È un Mbói.»
La voce di Chopper è venata di panico, il suono dei suoi passi attorno al letto quasi fastidioso «È un parassita dell'isola di Rehegua, me ne ha parlato una volta la dottoressa Kureha.»
Si ferma, Sanji ha l'impressione di averlo accanto, se potesse muovere le mani, potrebbe afferrarlo «Agisce distruggendo gli organi interni della persona che sceglie come ospite, rendendoli cavi e adatti a essere un nido.»
Qualcuno trattiene il respiro, Franky impreca sonoramente e Sanji si chiede dove diavolo sia il dannato spadaccino, visto che è in quelle condizioni per colpa sua.
«Come si debella?»
Eccolo. Ha il tono di voce calmo, di chi non ha il minimo dubbio che riusciranno anche in questa impresa. Sanji solleva lentamente le palpebre, e solo grazie a un lieve riverbero del sole contro il vetro della finestra, si rende conto che è lui, Zoro, che lo sta reggendo per le mani da che si è svegliato.
«Serve un decotto di fiori di Azul t'ikakuna. Sono dei piccoli fiori rossi tipici dell'isola di Rehegua.»
Nami tira un leggero sospiro di sollievo, l'isola non è lontana. Sanji la sente scartabellare le sue carte poco lontano da lui mentre lo dice «Li abbiamo controllati tutti prima di buttare giù la loro nave, giusto? Visto che usavano questi mostri come arma, magari avevano con sé dell'antidoto.»
«Ho controllato io, avevano le tasche vuote.» Robin sembra calma come al solito, ma Sanji ha l'impressione che impieghi qualche secondo di troppo nel pronunciare le parole, come se si stesse sforzando nel darsi il solito tono pacato «Volevano riscattare la taglia del Quinto Imperatore, avvelenandolo. Poco sforzo, massima resa anche a costo di un suicidio di massa.»
***
Il principato di Rehegua è un piccolo isolotto dominato da una casa reale che, negli anni, si è rivelata fermamente ostile ai pirati. Per questa ragione, quando attraccano, nessuno è sorpreso di trovare la polizia cittadina schierata, con tanto di cannoni puntati contro la Sunny. Sanji, che sta seguendo la scena dalla finestra dell'infermeria , è sorpreso dalla ragionevolezza del suo governante.
«Ah davvero? Se è per una questione medica, va bene. Uno di voi può scendere.»
***« Jinbe perché lo hai lasciato andare da solo?»
Nami sembra sul punto di scrollare il buon uomo- pesce per il largo kimono che indossa, prima di fare un piccolo giro su sé stessa lasciarsi cadere seduta con una mano sulla fronte ai piedi del letto di Sanji. Quell'idiota di Zoro si perderà tre volte prima di riuscire a trovare i fiori sulla mappa recuperata da Chopper per pura fortuna in uno dei suoi libri e farà altrettanto per tornare alla nave. Maledizione, non ci voleva proprio!
«Non è stata colpa mia, lo hai visto. Quando le guardie a protezione del porto hanno detto che poteva sbarcare solo uno di noi, mi ha spinto indietro e si è lanciato giù dalla nave.»
Da dove si trova, Sanji riesce a vedere Luffy seduto sulla polena della Sunny, le braccia incrociate e il capo verso una spalla. Probabilmente sta cercando di capire come fare per aggirare le guardie poste all'ingresso dell'unico attracco di Rehegua e correre in soccorso del suo vicecapitano. «Quell'idiota.» Farfuglia e subito i grandi occhi castani di Nami sono su di lui «Cosa?»
«Eh no, Sanji kun, sei ingiusto.»
Sanji inarca un sopracciglio mentre Chopper aggiunge «Zoro era davvero preoccupato per te. È rimasto seduto davanti all'infermeria per tutto il tragitto verso Rehegua.»
«Davvero?» Non può crederci, era certo che lo odiasse dopo l'ultima volta che hanno fatto sesso.
«Davvero.» Conferma Jinbe annuendo.
NOTE:
X Shabu shabu: è brasato un di manzo con le verdure al vapore, preparato con carne a fette sottilissime insaporite da carote, funghi e altre verdure.[fonte] https://www.buonissimo.it/lericette/1382_Shabu_shabu
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Hey you!
FanfictionSe deve essere sincero, non ha ancora ben capito come funziona il suo Haki. Sa solo che quando la bordata arriva, non è il senso di conservazione verso sé stesso a muoverlo, nemmeno per Nami, poco più in là sul pontile rispetto a Zoro. Quando il col...