Capitolo 4

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Trigger warning: VIOLENZA | Linguaggio volgare | Scelte discutibili | Situazioni dubbie


A sei anni, Zoro è convinto che non possa esistere una guerriera migliore di sua madre, Terra. Le basta una sola pedata al petto per mandarlo a terra, e un cenno del braccio -così semplice e aggraziato a vederlo da fuori- per puntargli la lama alla gola. Grida frustrato, agitando mani e piedi, mentre il volto della donna, fino a quel momento impassibile, si ammorbidisce in un sorriso divertito «Zoro, sei stato tu a chiedermi di insegnarti a tirare di spada.» Gli ricorda.
Sì, è stato lui, lo sa. Ma non si aspettava che sarebbe stato tanto difficile. Sono mesi che prova a colpirla e mai una volta, neanche quando è inciampata a causa della rottura dell'hanao, è riuscita a sfiorarla. «Avanti, tesoro. – la donna alza la voce per farsi sentire, mentre Zoro strizza gli occhi per riflesso - Riproviamo.»
Non c'è mai silenzio in casa.
I rumori che provengono dalla fonderia, accompagnano ogni loro conversazione, siano questi colpi di martello o improvvisi e a volte fastidiosi sfrigolii d'acqua. Per questa ragione sono entrambi sorpresi quando, nel bel mezzo del loro allenamento, non sentono più nulla; nessun colpo di ferro contro ferro o di acqua che bolle, nemmeno l'allegro fischiettare che Zoro ha imparato a riconoscere come un voler cantare da stonato come una campana.


Quando entrano nella fonderia, la porta che dà sulla strada è aperta, e c'è sole. Troppo sole.
Zoro chiude gli occhi per un attimo, prima di aprirli di nuovo sulle dieci persone che stanno circondando suo padre. I membri della ciurma di Kubo, tornati come promesso per avere una delle spade di Roronoa Arashi, il miglior armaiolo di tutta Kurōbu. Goro sembra deliziato dalla sua nuova arma. La soppesa nella mano, la gira e rigira per controllarla alla luce del sole, mentre ne loda la linea armoniosa e gli intarsi aggraziati. «Una fama meritata la tua, mastro Roronoa.» Cinguetta «Sono davvero colpito.»
Zoro guarda suo padre. Ha la mascella serrata, gli occhi quasi socchiusi mentre osserva il pirata di fronte a sé. In un'altra vita, gli avrebbe cavato le budella dalla bocca per aver anche solo provato a minacciare sua moglie, ma quando ha sposato Terra Tōgarashi, ha scelto anche di abbracciare lo stile di vita lei, lontano dal mondo criminale «Mi devi settemila berry, capitano.»
«Mi sembra una cifra onesta, mastro Roronoa.» Accanto a Zoro, Terra sospira mollando la presa alla tsuka della lama che ha appesa ai fianchi. Una spada rosa, simile a un ramo di ciliegio se vista in controluce. «Ma non ho intenzione di dare un soldo al genero di quel vecchio panzone.»


La lama affonda fino alla tsuka senza alcuna fatica, e Zoro vede suo padre spalancare gli occhi.
Non grida.
Non arretra.
...È sorpreso.
Abbassa lentamente lo sguardo sulla spada che lo sta passando da parte a parte come se non riuscisse a crederci, come se il dolore non fosse sufficiente per fargli capire che Goro lo ha appena ucciso. O forse non sente dolore, per questo sembra così confuso. Il nonno gli ha raccontato di aver visto uomini decapitati chiedere che fosse successo e guardarsi attorno sorpresi prima di morire. Zoro ha sempre pensato che fosse una sciocchezza, uno dei suoi racconti folli legati alla sua giovinezza, ma ora che guarda suo padre non reagire a una lama piantata nel corpo, non può fare a meno di dirsi che forse nonno Taro aveva ragione. Esiste davvero una soglia del dolore.
«Padre!»
«Arashi!» Terra scatta in avanti, lo afferra un attimo prima che cada a terra. È lei la prima a rendersi conto che è morto, spirato mentre crollava all'indietro, gli occhi e la bocca spalancata. Lo scrolla prima forte, poi sempre più debolmente, mentre le prime lacrime le rigano il volto e Zoro fissa la mano immobile sul pavimento, quella stessa mano che, solo poche ore prima, gli aveva arruffato giocosamente i capelli dandogli il buongiorno. «Padre?» Bisbiglia.
È la sua voce a far ridestare sua madre. A frenare le lacrime e a farle drizzare la testa di scatto; lo guarda, poi guarda Goro dietro di lei, e un attimo dopo, Zoro è fra le sue braccia mentre corre a rompicollo lungo il corridoio che unisce la casa alla fonderia.
«Madre?»
«Devi andare dal nonno, Zoro. Devi andare da nonno Taro e raccontargli quello che è successo.» Zoro annuisce mentre Terra schiva una freccia, abbassando il busto «Lui saprà cosa fare. Devi fidarti di lui, devi sempre fidarti del nonno, hai capito?»
«Tu non vieni, madre?»
«Cerche...Ah!» Cadono assieme, e mentre Zoro rotola all'indietro, sua madre viene trascinata via da una catena attorno a una gamba. Nel parapiglia che ne consegue, Zoro vede tre uomini di Kubo cadere a terra trafitti a morte, mentre un quarto grida mentre tenta di tappare con le mani una profonda ferita alla gola.
«Degno della figlia del 'Massacratore di Marines'.» Ride Goro mentre la madre di Zoro, tenta di mettersi in piedi con la sua katana ancora fra le mani. «Ritira i tuoi uomini, Goro. Se mi conosci, se sai di chi sono figlia, sai che prima di morire dimezzerò la tua ciurma di merda. Vattene via, e potrai dire di avere ancora degli uomini e non manipolo di stronzo fortunati.»
Goro getta la testa all'indietro divertito «Meriteresti una morte onorevole, Terra figlia di Taro, ma non è questo che ho in mente per il tuo caro papà.»

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