L'ingresso alle miniere di Rehegua non è altro che un buco, sul versante di una grossa montagna, sorvegliato da un drappello di guardie armate. Le capanne attorno vengono usate solo come dormitorio, visto che la giornata tipo di un lavoratore è di dodici ore. A volte, quattordici, secondo Gallias, della tribù di Azul t'ikakuna. Ma non è questo il problema. Sanji strazia la quinta sigaretta nel giro di mezz'ora mentre osserva un gruppo di uomini darsi il cambio attorno a una delle carriole che usano per portare l'oro all'esterno. Ogni prigioniero degli Azul ha ben calata sul volto una maschera di ferro.
Serra i denti attorno al filtro della sigaretta mentre li guarda tornare all'interno della montagna, sentendo attorno alle tempie e le mascelle il peso del ferro, proprio come quando era bambino e Vinsmoke Judge decise di farlo sparire nelle segrete di palazzo.
Prende un bel respiro, poi un secondo e alla fine un terzo, prima di sentire la mano di Zoro stretta attorno a un ginocchio e il suo sguardo appuntato sul volto.
«Non ho niente.» mente immediatamente, scostandosi con uno strattone dalla presa dello spadaccino. Non ha intenzione di aprire vecchi vasi di pandora, soprattutto con lui poi, che non sarebbe in grado neanche di capire. La debolezza, l'accettazione della fine: Un tipo come Zoro, è certo, non ha mai provato qualcosa del genere. Figuriamoci quindi se potrebbe anche solo immaginare cosa vuol dire, per lui, trovarsi a meno di un metro da una maschera di ferro dietro simile a quella dove sarebbe avvizzito se non fosse stato per Reiju.
«Stai tremando, cuoco.» Sanji spalanca gli occhi. Sta tremando? Lentamente abbassa il mento sul petto, la gola secca per l'imbarazzo. Ha davvero le cosce e i polpacci che tremano, anche le spalle, ora che ci fa caso. Maledizione, sta tremando dalla testa ai piedi come una dannata foglia! Si tira su di scatto, scostandosi a grandi passi dal cespuglio dove, da circa un'ora stanno monitorando la situazione e prende un bel respiro. Era certo di averla superata, che dopo aver affrontato tutti, fosse tutto a posto, e invece è ancora lo stesso moccioso cagasotto che urlava fino a perdere la voce se, per sbaglio, veniva chiuso in cambusa.
Ricorda perfettamente quando Zeff lo trovò. Non si era dato il tempo di razionalizzare di essere al Baratie e non a palazzo, di non avere nulla da temere, che la vescica aveva sganciato tutta l'urina, lasciandolo piangente e con i pantaloni bagnati fino alle caviglie.
«Non ho paura.» I passi di Zoro alle sue spalle si arrestano, l'ombra dello spadaccino piega il capo verso una spalla senza dire una parola «È che non...»
Se c'è una cosa che non sa fare è mentire. Ha pianto come un bambino quando ha dovuto allontanare Luffy per il suo bene, e ora è più o meno nella stessa situazione.
«Posso andare da solo se non te la senti.»
«Non sono un vigliacco!»
«Non ho mai detto questo.» Sanji gli rivolge un'occhiata sorpresa da sopra una spalla, preso in contropiede dalla vena di stizza che, per un attimo, ha animato la voce dello spadaccino. Dovrebbe scusarsi, si dice, lo ha di nuovo offeso. Ma per quanto Zoro non sia un mostro di acume ed empatia, sembra bastargli l'espressione che gli sta offrendo, per rabbonirlo e fargli distendere i lineamenti del volto nella solita espressione neutra.
«Sei claustrofobico, cuoco?» Gli chiede, passando la mano sulla tsuka di Wado Ichimonji.
«Una mezza specie, credo.» Zoro annuisce con un piccolo cenno del capo «Quelle maschere...»
Lo sguardo di entrambi va alla miniera, le sopracciglia dello spadaccino si avvicinano, prima di sollevarsi di scatto verso l'alto in segno di comprensione. «Non permetterò che qualcuno te ne metta una in testa. Puoi stare tranquillo.»
Troppo facile.
Troppo facile.
Troppo facile.
Non hanno praticamente faticato a entrare all'interno della miniera e ogni guardia che hanno incrociato, non è stata in grado di offrire loro neanche un accenno di scontro.
Sanji infila il piede sotto al fianco dell'ennesimo carceriere che hanno messo a terra, e lo rivolta sulla schiena, tirando il ginocchio al petto. È un ragazzino, sedici o diciassette anni al massimo, così magro da sembrare un piccolo scheletro ricoperto di pelle. «Questo non è una guardia reale.» Mormora, cercando lo sguardo di Zoro. Questo, dopo un momento di silenzio, scrolla la testa «No.» Mormora mentre posa due dita sul collo del ragazzo premendo sulla vena «È uno dei prigionieri, deve essersi venduto per un tozzo di pane in più.»
Sanji sente i capelli rizzarsi sulla testa: questo vuol dire che hanno messo a terra, non dei militari, ma dei poveri innocenti? Zoro sbuffa una risata, mentre gli rivolge uno sguardo da sotto in su, ancora inginocchiato sul ragazzo che, per fortuna, è ancora vivo «Tecnicamente, anche le guardie di Rehegua, sono innocenti. Se non obbedisci a un nobile c'è la forca, lo sai.»
Sì, lo sa. Però è molto più comodo pensare di avere davanti a un nemico che ha scelto di essere al posto dove si trova, che un poveretto il cui unico scopo è tirare a campare nel miglior modo possibile. Anche se si trova sottoterra, in un inferno di terra, sassi e aria viziata.
Si guarda attorno nel piccolo budello dove si trovano; uno stretto corridoio che svolta a gomito verso destra, illuminato da torce di latta che emanano un forte odore di resina. La stessa che permeava l'aria della sua cella.
Chiude gli occhi, li strizza quasi, sentendo lo stomaco a un passo dal rivoltarsi. Non è il momento, questo, di farsi prendere dai ricordi del suo soggiorno nelle galere di Germa. Deve calmarsi, deve... Prende aria dalla bocca, e la rilascia sgonfiando il petto, un attimo prima di sentire la mano di Zoro chiudersi sul suo mento «Ehi tu!»
«Sei preoccupato per me, Marimo?»
«No.» Sì.
Sanji arriccia un angolo della bocca in un mezzo sorriso mentre guarda Zoro superarlo e riprendere la strada verso il fondo della miniera. È così cristallino, a volte, da sembrare un bambino.
Ridacchia, scrollando la testa «Sto bene, broccolo scaduto.»
«Non mi interessa.»
«Non sembrerebbe.»
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Hey you!
FanfictionSe deve essere sincero, non ha ancora ben capito come funziona il suo Haki. Sa solo che quando la bordata arriva, non è il senso di conservazione verso sé stesso a muoverlo, nemmeno per Nami, poco più in là sul pontile rispetto a Zoro. Quando il col...