capitolo UNDICI

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Quella stessa sera i due ragazzi passarono la serata da soli, con qualche ciotola di popcorn, film demenziali e risate. Il telefono squillò più volte ma nessuno dei due volle rispondere, difatti andarono a dormire dopo qualche ora senza neanche sapere dove fossero i loro cellulari.

La mattinata seguente fu tranquilla seppur nei pensieri di Amelia vi era un unico pensiero fisso: i genitori e l'appuntamento di riconoscimento proprio quel pomeriggio.

Fino all'ora prestabilita i due ragazzi non fecero molto, una semplice colazione, una sistemata a casa preparando la stanza di Elija e un pranzo veloce. 

Si iniziarono a preparare intorno alle due del pomeriggio per recarsi in centrale e l'aria iniziò ad essere abbastanza tesa fino a quando non sentirono suonare il campanello. 

- ma chi è - chiese lei.

- la palla di vetro ancora non la ho, fammi controllare- la fece ridere lui, poi Christian si avvicinò alla finestra non riconoscendo la persona al di fuori del cancello quindi decise di uscire e avvicinarsi.

- chi è?- chiese.

- ciao! Piacere mi chiamo Valerio, sono nuovo nella casa qui accanto e volevo conoscere un po' il vicinato. Vi ho visto stamattina in piscina e mi sono permesso di venire a salutare-

- ah... beh piacere, mi chiamo Christian. Mi dispiace dirtelo così ma oggi non è un buon momento per noi. Ti va di venire a prendere un caffè questa sera? Ci conosciamo meglio-

- si per me non ci sono problemi... ciao!- salutò Amelia uscita in veranda per curiosità.

- ciao!... chi sei?- 

- Mi chiamo Valerio, mi sono appena trasferito e volevo conoscere un po' il vicinato. Vi ho visto stamattina e ho pensato di venire a presentarmi- sorrise, mentre Amelia si avvicinava ai due ragazzi presentandosi al nuovo arrivato.

- diciamo che hai beccato una giornata un po'... un po'. Ti andrebbe di passare venerdì sera? Organizziamo una serata con i nostri amici e conosci anche gli altri e mio fratello- propose.

- in realtà gli avevo proposto un aperitivo in piscina oggi pomeriggio, verso l'ora di cena...- replicò Christian.

-ah... beh allora oggi e venerdì? ci stai?- chiese al ragazzo.

- si perfetto, vi va di scambiarci i numeri? cosi se serve qualcosa la porto... - sorrise. La coppia rispose in assenso quindi si scambiarono i numeri e si diedero appuntamento per le sette della sera stessa. I due ragazzi poi uscirono diretti alla centrale senza rivolgersi parola durante il viaggio.

-siamo arrivati... sei pronta?- la ragazza mimò un no con la testa.

-vuoi che aspetto qua?- 

-no, entra con me ti prego- e così fecero, entrarono insieme seguendo le procedure fino a ritrovarsi davanti la grande vetrata da cui si possono vedere due corpi coperti da un telo bianco.

-ok ragazzi, quando siete pronti scopriamo il primo volto- Amelia diede un cenno di assenzo e il primo volto venne scoperto: il papà. 

La reazione della ragazza non lasciò spazio a domande, quindi con il permesso della ragazza venne scoperto il volto del secondo corpo: la mamma.

Amelia, a questa vista, non riuscì più a stare in piedi. Gli agenti la fecero sedere dando l'ordine di riportare i corpi in obitorio. Il riconoscimento era andato, per quanto possibile da punto di vista di Amelia, bene.

-mi dispiace molto per la vostra perdita ma purtroppo ci sono delle procedure da seguire, quando ve la sentirete potrete tornare all'entrata. Vi aspetto li...- l'agente lasciò i due ragazzi da soli, raggiungendo la propria postazione e in seguito il bancone della reception.

-baby... respira...- cercava, perlomeno, di farla respirare e ragionare il giusto per portarla alla realtà. Rimasero nello stesso punto per dieci minuti buoni, fino a quando Amelia non prese dalla borsa dei documenti che consegnò al ragazzo chiedendogli se potesse parlare lui al posto suo. Successivamente raggiunsero l'ingresso della centrale e in seguito l'agente.

-mi servirebbe la conferma dei dati anagrafici, poi vi farò un paio di domande e successivamente mi servirà parlare con il ragazzo che era con loro- Christian annuì e seguì rispondendo a tutto ciò che gli veniva chiesto

-ok bene, questo è quanto... possiamo fissare un appuntamento per parlare con il ragazzo?-

-Elija domani farà un controllo, in caso positivo sarà dimesso e a casa. Se fosse possibile venire voi da noi sarebbe meglio...-

-si non ci sono problemi, le lascio il numero a cui chiamare per notificarci giorno e ora, senza fredda-

-grazie mille, buona serata. Andiamo Ame...- i ragazzi lasciarono la centrale diretti verso casa.

Amelia non spiccicava parola da un oretta più o meno, pensava al fratello e al fatto che sarebbero stati solo loro due da quel giorno in avanti.

-chiama il ragazzo di stamattina, annulla la serata e metti in forse la serata di venerdì...-

-va bene, vuoi qualcosa di speciale per cena?-

-non ho fame, andiamo a casa- e così fu: venne avviata una chiamata a Valerio per annullare la serata e arrivati a casa Amelia si diresse nella camera dei genitori dove ci si chiuse e rimase a dormire da sola tutta la notte.

Christian, dal canto, si sentiva impotente. Non riusciva ad essere di aiuto alla sua Donna, non trovava una soluzione a nulla quindi l'unica cosa che gli venne in mente era quella di uscire e andare a trovare Elija quindi uscì senza avvisare la ragazza e parcheggiò in ospedale dopo una mezzora salendo direttamente nella camera del ragazzo. 

-permesso-

-ciao fratellone-

-ciao campione- si sorrisero -come stai, che ti hanno detto?-

-domani esco, voi siete andati a fare il riconoscimento?- Chris annuì -quindi sono loro?- un secondo cenno di assenzo.

-Amelia è a casa, nella stanza dei vostri genitori... si è chiusa li dentro quando siamo tornati e non penso uscirà da li prima di domani-

-già... ti ricordi che lo faceva anche quando era piccola? Quando rimanevamo soli con la zia e le mancava mamma andava sempre a riposarsi li...-

-si me lo ricordo... eravamo noi tre e Sophia... - Elija sorrise al ricordo.

-tu come stai Chri?-

-dovrei chiederlo io a te... -

-non sei il supporto emotivo di nessuno, stare con lei in qualsiasi momento ti rende uomo ma hai bisogno anche tu di qualcuno che ti chieda come stai-

-mi sento impotente, la vedo che vaga senza meta, piange sempre e non mangia più... Non riesco a capire come aiutarla o se posso aiutarla in qualche modo... tu invece perchè non ci stai così male?

-diciamo che io sto vedendo il lato positivo della situazione: sono vivo... e poi non erano davvero i miei genitori, mi hanno portato al lago per indorare la pillola e dirmi che mi hanno adottato-

-come scusa?- 

-si... i miei veri genitori erano amici di famiglia che lavoravano sempre fuori paese, quando sono nato hanno chiesto a Barbara e Andrea di adottarmi quindi eccoci qua...

-e i tuoi?-

-non lo so ma non importa, ho voi e sono soddisfatto- gli sorrise. 

La porta della camera si aprì e fece capolino un infermiera che avvisò Christian della fine delle visite, al che i due ragazzi si salutarono e si diedero appuntamento al giorno successivo per le dimissioni.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 15 ⏰

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Erotic problem - sfumature di un'adolescenza in un liceoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora