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Alle sette di mattina tutte le ragazze si alzarono dai loro letti. Io mi ero già preparata mezz'ora prima. Non avevo dormito. Ma non mi era servito.

Non mi sentivo più viva. C'era un pulsante nel mio cervello. Ecco avrei solo dovuto premerlo per spegnermi. Sarei diventata come un automa. Ero molto vicina a farlo.

-Tania- mi chiamò una voce familiare. Il volto raggiante di Kiara entrò a far parte della mia visuale. -Come è andata, ti sei divertita? Scusa ma mi sono addormentata e... stai bene?- non risposi. La guardai. Non farti piegare da nessuno. Me lo aveva detto dopo la mia scenata.

-Scusa- le sussurrai. -Di cosa?- mi chiese preoccupata. Ma non risposi. Guardai dritta davanti a me.

Un altro passo falso.

E premetti il bottone.





Passarono giorni. Settimane. Mesi. Forse anche un anno. Non lo sapevo. Non sapevo più nulla. Sentivo solo il cuore battere ed i polmoni dilatarsi e contrarsi.

Stavamo camminando. Non so per dove. La mia vista era annebbiata. Notai una porta nera. La curiosità fu troppa. Ripresi il controllo di me stessa e riaccesi il cervello. 

La mia vista, così come l'udito, tornarono. Guardai bene la porta. Nessuno aveva un braccialetto di quel colore. Allora perché fare una porta di quel colore. Cosa nascondeva?

-Cosa c'è dietro la porta nera?- chiesi senza guardare chi mi affiancava –Porca puttana- disse una voce vicino a me. Mi girai di scatto. Zoe portava i capelli bianchi raccolti in una treccia. -Ciao, allora sei viva- mi disse con un sorriso raggiante. -Si- le risposi –sono tornata-.

-Mi sei mancata- mi disse. Eravamo ultime in fila. -Dove si trova Kiara?- le chiesi preoccupata. -Diciamo che non l'ha presa molto bene, ma secondo me la verità è che non sopportava di vederti così- mi rispose.

Ho fatto un casino. Ma avrei rimediato. Si. Kie avrebbe capito.

Raggiungemmo la mensa. Non appena entrate ognuna prese posto. Feci un bel respiro. Probabilmente i giorni precedenti avevo mangiato da sola.

"O la va o la spacca" presi il vassoio e raggiunsi il tavolo con i miei amici. Sempre se avessero voluto ancora esserlo.

-Ciao- dissi a bassa voce. Tutti si voltarono verso di me tranne la persona con cui avrei voluto fare pace. -Posso sedermi?- prima che gli altri potessero dire una qualsiasi cosa RJ si alzò venendomi incontro. Mi strinse in un abbraccio che ricambiai. Ne avevo bisogno. -Ragazza, non dovresti nemmeno chiederlo, sei parte del gruppo- mi disse rassicurandomi. Mi sedetti accanto a Kiara. -Ho fatto...o detto qualcosa di sbagliato?- mi chiese una voce conosciuta. Cosmo mi stava osservando. I sensi di colpa lo stavano uccidendo. Aprii la bocca per rassicurarlo, ma Bella mi precedette. -No. Trix quando sarai pronta per raccontarcelo lo farai, ma se non te la senti a spiegarci perché il cielo ti ha fatto quelleffetto allora non lo devi fare- disse tirando fuori dal suo bicchiere lacqua e modellandola, creando varie formine –noi aspetteremo- concluse lanciando una sfera dacqua in aria e facendola finire dritta in bocca a Milos che poi si dedicò alla vaschetta rosa.

Sapevo di dovergli raccontare cosa era successo in realtà, ma il ciclope ci stava osservando. Non potevo rischiare. -Grazie- sussurrai abbastanza forte da farmi sentire.

-Ma che ci mettono qui dentro?- disse Milos cercando un fazzoletto, probabilmente per sputare. -Materiale non identificato, c'è un motivo per cui nessuno li mangia- gli rispose Cosmo seccato. Milos intanto aveva trovato un tovagliolo. -Quello è mio- disse Kiara. La sua voce. Mi era mancata. -Ora non più- le rispose Milos. -Ti osserva- lo avvertii mentre stava sputando. Milos riuscì ad ingoiarlo. -Dio che schifo- disse Bella, allontanandosi di un centimetro da lui.

Questo era il bello di Milos. Era come un cagnolino che ti fa dimenticare tutte le preoccupazioni.

Continuammo a parlare ma Kie mi ignorò tutto il tempo. Di sicuro però non avrebbe potuto farlo in camera. O forse sì.

Appena raggiunto il dormitorio la afferrai per il braccio e la portai in bagno. -CONVERSAZIONE PRIVATA- urlai alle altre, avendo un grosso deja-vu.

-La scorsa volta che l'hai detto mi hai ignorata per sette mesi-. Sette mesi. Sette. Mesi. -Sono passati sette mesi?- le domandai sconvolta –si- mi rispose secca.

-Mi dispiace, hai tutte le ragioni per essere incazzata con me ma posso spiegare, sono stata minacciata ed ho avuto paura...- -potevi venire da ME.- mi interruppe. -...avevo PAURA- le urlai contro -è vero sono io nel torto ma ora ho bisogno di te-. -Come io avevo bisogno di te negli ultimi SETTE MESI- urlò lei con le lacrime che le rigavano le guance. -Mi dispiace ok? MI DISPIACE. Quante volte te lo dovrò ancora ripetere per farmi perdonare? Mi devi ascoltare. La porta nera. Dietro ci deve essere qualcosa, ok? Credo ci sia qualcosa di più losco di quel che sembra sotto e...tu mi devi aiutare a far scoppiare una rivolta...per distrarre...- lei scoppiò a ridere. -Mi ignori per sette mesi e all'improvviso pensi che io possa, non solo perdonarti, ma anche far scoppiare una FOTTUTA RIVOLTA?!?- mi urlò contro. -Abbassa la voce- le intimai. -Io sono fuori da questa roba- mi disse.

Mentre stava per uscire utilizzai l'ultima arma rimasta. - Non farti piegare da nessuno- le dissi. Lei si fermò con una mano sulla maniglia. -Me lo hai detto tu Kie, cosa è cambiato?- le chiesi con gli occhi lucidi. Lei si voltò a guardarmi –Tu- disse prima di uscire.

Tu. Era vero. Era colpa mia.

Sentii quella sensazione di nulla avvolgermi come era già successo quella sera alle docce. No. Non potevo permettere che accadesse di nuovo.

Sette mesi. Ero stata via per sette mesi. Non potevo permetterlo. Era più forte di me. Poi mi ricordai di quando avevo litigato con Nora. Avevo percepito quell'energia, la stessa che mi aveva fatto colpire mia madre e ciecare Polifemo.

Ero riuscita a scacciarla.

Ma stavolta non era la stessa cosa. L'energia era diversa. Non potevo rilasciarla su un oggetto. Non potevo fare nulla.

No. Qualcosa dovevo fare. Dovevo riuscire a sentire qualcosa. Dovevo riuscirci.

Alzai lo sguardo e senza pensarci troppo sferrai un pugno con tutta la mia potenza verso lo specchio davanti a me. Caddi a terra. Lo specchio si crepò e la mia mano iniziò a sanguinare.

Ma io stavo bene.

Percepivo quel dolore lancinante. E stavo bene.

Zoe si precipitò nel bagno. -Oh mio Dio...ehm ok...tutto bene. Va tutto bene- disse inginocchiandosi. -Ragazze- iniziò a chiamare. Avrei atteso lora del controllo tranquillamente. Perché ero ancora lì.

Ero ancora lì.


















Nota d'autrice:

Lo scorso capitolo era un bel capitolo, con un brutto finale. Questo è un capitolo orrendo, ma con un bel finale.

Secondo voi Kiara ha esagerato, oppure ha tutte le ragioni per avercela con Trix, e quindi ha ragione, ed è Trix ad aver sbagliato?

Sono curiosa, fatemelo sapere.

Ovviamente io scrivo dal punto di vista di Trix, ma non è detto che io la pensi come lei (in realtà la penso come lei).

Oggi ho finito di scrivere questo libro su world. Presto inizierò il sequel. Provate ad indovinare il nome.

Vi dico solo che per scrivere un capitolo ho pianto tutto il tempo.

Detto questo vi mando un bacio.

Grazie per leggere The prisoner-The escape.

Have a nice life❤️🪞.

elvis_lovergood._

The prisoner ▪︎ The EscapeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora