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Nella cella c'era un silenzio tombale. Erano usciti da qualche secondo ma sembrava uneternità. Come ho fatto ad essere così stupida dal non riconoscerlo.

La sua voce era diversa e non ricordavo il suo volto, ma avrei dovuto riconoscerlo, proprio come lui aveva fatto con me. Mi aveva riconosciuta.

Presta attenzione Tania, non pensare a me e liberali tutti, non è tardi per rimediare tesoro, non è tardi. Cosa diavolo significava? Prestare attenzione a cosa? Poi mi ricordai.

Eravamo nella nostra casetta sperduta. Mamma non passava quasi mai il tempo con noi, quindi eravamo quasi sempre io e papà. Quella sera mi aveva portata sul tetto come tutte le notti, ma aveva portato anche una valigetta.

All'interno cerano delle tele, una lampadina e dei colori. Tanti colori. Tutte le sfumature del blu e del bianco. Presta attenzione ai dettagli Tania mi diceva non andare di fretta e pittura con calma.

I dettagli. Iniziai a guardarmi intorno. Che tipo di dettagli? Mio padre aveva lottato con quei soldati e poi si era lasciato andare. Forse per la vecchiaia. Oppure... Guardai a terra e... Eccolo. Un cartellino identificativo. Mio padre lo aveva preso per me.

"Liberali tutti". Lo farò papà.

Osservai il cartellino identificativo e lo feci fluttuare fino a raggiungere la serratura. Bip. La porta si aprì. Mi alzai in piedi, ma subito me ne pentii. Il dolore alla gamba era lancinante.

Fallo per papà. Fallo per papà. Mi ripetei. Cominciai a zoppicare mordendomi la lingua per non mettermi ad urlare di dolore. Raggiunsi la porta nera ed avvicinai il cartellino. Bip.

Ero fuori. Sorrisi fiera di me stessa. Poi mi ricordai un piccolo dettaglio. Non sapevo come diavolo orientarmi. Sarebbe stato un incubo.

E poi dove sarei dovuta andare? Da mio padre? Avrei potuto salvarlo. Non pensare a me e liberali tutti. Perché voleva fare l'eroe.

Non avevo tempo per questo. Gli diedi un po di fiducia. Forse aveva un piano. O forse il suo piano ero io.

Cominciai a barcollare per i corridoi, cercando di ricordare la strada che avevo fatto per mesi. Non sapevo nemmeno l'orario. Prima svoltai a destra. Poi a sinistra. Dritto. Sinistra. Sinistra. Destra. Sinistra. Destra. Dritto. Destra.

Un vicolo cieco. Sentii le gambe cedermi. Mi accasciai al muro bianco. Il polpaccio mi pulsava. La ferita era ancora aperta. Il lembo della maglietta di mio padre era intriso di sangue. Feci un bel respiro. Mi dispiace papà. Non ce la faccio. Non da sola. Ti ho deluso.

-Tania- sentii una voce familiare urlare il mio nome a gran voce. Fantastico. Ora sentivo anche le voci. -TANIA- continuava a strillare. Non era una voce. Era reale. -Kiara- urlai con il poco fiato che mi rimaneva. -OH MIO DIO STAI BENE? DOVE TI TROVI?- sentivo che si stava avvicinando. -Vicolo cieco- risposi allo stremo.

Poi la sua figura comparve davanti a me. Aveva i capelli legati in una coda bassa e sotto gli occhi color mandorla aveva due occhiaie solcate. -Cosa ti è successo- mi chiese venendomi incontro. -Non è niente, ma ho bisogno del tuo aiuto- la implorai. -Va bene- mi rispose. -Come hai fatto a trovarmi, insomma non dovresti essere in camera tua?- le chiesi-. -Il ciclope non c'era quindi ne ho approfittato per riempire di botte il nuovo soldato e venire a cercarti- mi rispose come se fosse niente. Non potei credere a quello che aveva appena detto. Quando mi avevano portato via non mi parlava nemmeno. -Tu sei scappata ed hai rischiato la vita per me?- le chiesi incredula, con gli occhi lucidi. -Certo- mi rispose -sono la tua migliore amica, e ti devo delle scuse per come mi sono comportata- mi sorrise e poi aggiunse -in più, mi devi ancora raccontare la storia dellOrsa Maggiore-. Scoppiai in una triste risata. In breve tempo però la risata si trasformò in pianto. Kiara mi strinse a sé e io mi abbandonai sulla sua spalla mentre lei mi accarezzava i capelli. -Mi sei mancata tanto- le rivelai tra i singhiozzi. -Anche tu...anche tu- mi rispose lei stringendomi più forte.

The prisoner ▪︎ The EscapeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora