Chapter 1

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Ciao ragazzi! Sono qui per dirvi che sto ripubblicando la one shot dividendola in più capitoli, perché mi sono resa conto che leggere in una botta 17mila parole credo sia infattibile. Per cui rimanete aggiornati! Buona lettura :*

~Nora


Era da poco scoccata la mezzanotte.
In un pub di Londra, frequentata perlopiù da giovani studenti universitari, sedevano a un tavolo Remus e Peter. Insieme ad altri colleghi di lavoro si erano radunati per svagarsi e festeggiare come d'abitudine l'arrivo del weekend. Loro due erano gli unici rimasti del gruppo.
Remus rifletté. «Mi sembra due settimane fa.»
«Sbagliato, un mese. Va bene che tra noi colleghi sei l'unico a essere genitore, ma secondo noi qualche svago in più te lo devi concedere, no?»
«Pete, te l'ho già spiegato.» Remus scrollò le spalle e pagò i suoi due drink. Era stanco morto e non vedeva l'ora di andare a dormire. Il tragitto verso casa era comunque lungo e tempo di uscire e salutare il suo amico, sarebbe arrivato a casa non prima dell'una. Una vera seccatura. Non che andasse a dormire tanto più tardi, a essere onesti.
Per Remus l'orario in cui bisognava essere a letto era superato da un pezzo. In realtà, era poco più di un anno che il sonno si era regolarizzato, da quando suo figlio Teddy aveva iniziato ad abituarsi ad andare a letto alle nove e mezza di sera. Non aveva preso dal papà, era ovvio, perché dormiva per ben otto ore filate. Ma almeno era mattiniero come lui.
«Ricordami l'ultima volta che sei venuto qui» disse Peter, finendo il suo boccale di birra mezzo vuoto.
«E nemmeno uscire con qualcuno?» Peter voleva continuare con quel discorso.
«Il fatto è che nessuno vuole davvero uscire con me per conoscermi. Appena accenno loro che ho un figlio si tirano indietro. Altri ragazzi invece volevano solo sesso, e basta.»
«Tu non cerchi a fondo! La mia compagna mica l'ho conosciuta dopo una giornata in cui ho usato l'app di incontri. Mi ci è voluto un anno, e ne ho conosciute di ragazze.»
«Ma tu avevi il tempo materiale, io no.»
Ci aveva provato davvero, come diceva Peter. Il suo "problema" stava solo nel fatto che avesse un bambino piccolo, e nessuno dei ragazzi con cui era uscito aveva voluto iniziare una cosa seria. C'erano state due scopate, ma alla fine le conversazioni sull'app erano morte. E così ci aveva rinunciato.
«Forza, fa' vedere.» Peter fece un gesto con la mano per avvicinare il telefono. Remus sospirò e aprì di malavoglia l'app di incontri per ragazzi e uomini omosessuali. Ce n'erano a bizzeffe, eppure quasi nessuno nutriva il suo interesse.
Peter iniziò a scorrere tra le varie fotografie dei profili, e dopo nemmeno un minuto sgranò gli occhi.
«Oh, mio dio.»
«Cosa?»
«C'è Sirius Black, l'avevi visto?»
Girò il telefono e fece vedere la foto di un ragazzo della loro età, capelli lunghi e neri, che suonava la chitarra elettrica seduto su di un letto in camera sua, probabilmente.
«Sì, l'avevo visto.»
«E non gli hai messo like?»
«Perché avrei- che fai?!»
Peter con nonchalance cliccò sul tasto verde. Lo schermo si illuminò, mostrando che anche Sirius tempo prima gli aveva messo like, e ora potevano messaggiare.
«Ma sei pazzo?» Remus riprese il telefono e dovette rassegnarsi: il dado era tratto. «Speriamo che non usi quest'app spesso.»
«E perché scusa? Ti ha messo like, cazzo, ed è un bel tipo, e te lo dico io che sono etero.»
«Okay... ma dimentichi che lui era popolare a scuola tra le ragazze.»
«Infatti si diceva che era un gay represso.»
Andarono fuori dal locale e si accesero una sigaretta. Remus controllò l'ora e aspirò una generosa boccata di fumo. Ripensò a quello che aveva detto Peter, e se la prese un po' male. In fin dei conti, anche lui era stato un "gay represso". Era stato difficile comprenderlo e accettarlo, soprattutto quando stava con Ninfadora. Se gli altri non sanno mettersi nei loro panni, con la paura di essere additati come anormali o peggio, non devono schernirli in quel modo, pensando che potessero aiutarli.
Aveva notato subito Sirius nella home di quell'app, e ne era rimasto sbalordito, se non scioccato. Il fatto che fosse stato molto popolare tra le ragazze e che girassero voci che si portava a letto una ragazza diversa ogni settimana, erano motivi sufficienti per non averne a che fare. Anche se... doveva ammettere che era attraente.
Di ritorno verso casa nella sua Ford Focus con la radio accesa, non se ne stava più curando. Dopo essere entrato nell'appartamento, facendo attenzione a non inciampare nei giochi di Teddy sul pavimento, andò dritto in camera sua per cambiarsi. Si lavò i denti e poi si mise a letto, accendendo l'abat-jour. Prese il telefono per metterlo in carica e subito gli balzò una notifica sulla schermata di blocco.
Aprì l'app di incontri e andò nella chat, disorientato.

The Perfect Girl | WolfstarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora