Chapter 2

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Il messaggio arrivò inaspettato e a soli due giorni dopo il loro incontro. Remus era convinto che Sirius gli avrebbe scritto che non voleva avere a che fare con un partner già genitore. Invece, fu lui a sorprenderlo.

Sirius
Ma sai che anche io ho un figlioccio?

Remus
Ah sì? Cioè?

Sirius
Nel senso che gli faccio da padrino, lui mi adora un sacco

Remus
Che bello, e come si chiama?

Sirius
Si chiama Harry... hai presente James Potter? Il mio migliore amico

Remus
Non mi dire che ha avuto un figlio

Sirius
Oh sì invece, Harry è figlio suo e di Lily

Remus
Aspetta... mica intendi Evans? Era mia amica a scuola!

Sirius
Sì, esatto, è lei! Adesso è ufficialmente la signora Potter...
Nemmeno io riesco ancora a concepirlo...

Remus
Be' è una vera sorpresa... praticamente ci siamo persi di vista dopo scuola, non ricordo che aveva iniziato a vedersi con James. Lei lo odiava, quindi che è successo?

Sirius
Onestamente non lo so. Però Harry è un bimbo speciale, sono felice di fargli da padrino

Remus
Ci sai fare con i bambini, allora

Sirius
Credo di cavarmela, sì

Senti, questo sabato ho un evento. Se vuoi puoi venire con Teddy, secondo me si diverte. Non finisce troppo tardi, te lo prometto.

Remus
Ah, wow, va bene... non sarà un impiccio?

Sirius
Se per te non lo è ahah portalo, fidati.

E Remus si era fidato. Gli era sembrato incredibile che potesse portare anche Teddy ad un appuntamento. In ogni caso, Teddy era sempre contento di uscire con lui, e questa volta avrebbe sentito suonare dei musicisti dal vivo per la prima volta.
«Siamo arrivati, Teddy.»
Il bambino guardò fuori dal finestrino eccitato. Era impaziente di scendere e vedere che sorpresa gli aveva fatto il suo papà.Remus lo prese in braccio e chiuse la macchina posteggiata a fortuna. Come gli aveva anticipato Sirius, il locale era all'interno di un grosso edificio degli anni '40 che fino a qualche anno prima era abbandonato. Ora che era stato ristrutturato, aveva un bel cortile esterno con numerosi tavolini, un palco dove si sarebbe esibito Sirius e altri musicisti e, per la gioia di Remus, c'era anche un angolo adibito per i bambini. C'erano altalene, scivoli, un castello in legno su cui Teddy avrebbe voluto immediatamente salirci.Non credeva che ci sarebbero state tante famiglie a frequentare quel posto. Prese il cellulare e mandò un messaggio a Sirius per avvertirlo che era arrivato, ma non aveva neanche fatto in tempo a cliccare l'invio, che lo individuò a parlare con delle persone. Si sbracciò per farsi vedere e riuscì nell'intento. Sirius gli sorrise e si congedò dal gruppo per andargli incontro. Aveva indosso la sua giacca di pelle, una maglia dei Metallica, i pantaloni in jeans e gli anfibi neri.
«Ciao! Eccovi.»
«Ciao, stai bene?»
«Benissimo. Ehi, ciao» si rivolse a Teddy, che inevitabilmente nascose la faccia sul collo del padre.
«Non fare il vergognoso» disse Remus, dandogli due pacche sulla schiena.«Io mi chiamo Sirius Orion Black, ho ben due nomi.»
Teddy si girò e lo guardò con curiosità. «Anch'io ho due nomi.»
Il bambino fece il segno del due con le dita e Sirius fece una faccia esageratamente stupita. «Ma dai! E sentiamo, come ti chiami?»
Teddy sorrise. «Teddy, Remu, Lupin!»
«Che bei nomi, sempre meglio dei miei!»
«Già.» Se la rise Teddy, stando appiccicato a suo padre. «Orion è una costellazione.»
«Che bravo, e Sirius è una stella, della costellazione del...»
«Del cane?»
«Esatto, ma sei un genio! È grazie a papà che sai tutte queste cose?»
Remus annuì, sbalordito della confidenza che Teddy non aveva mai mostrato a nessun sconosciuto. Se era un sogno non voleva svegliarsi. «Siamo amanti delle stelle e di Star Wars.»
«Delle stelle io non tanto, ma di Star Wars, sì. Papà ti ha detto che dopo suonerò lì?» Sirius si voltò per indicare il palco dietro di loro. Un cantante si stava per esibire e tutti erano in attesa dell'inizio della musica dal vivo.Teddy scosse la testa sempre più entusiasta. Promise che sarebbe stato il suo fan numero uno, insieme al suo papà.
Mentre aspettavano l'esibizione, Remus e Teddy si sedettero a un tavolino. Ordinò un succo di frutta e una birra piccola. Per il bambino non c'era verso di stare fermo, tant'è che dovette lasciarlo andare a giocare con altri bimbi. Remus lo controllava, sorseggiando la sua birra. Fu quando il presentatore annunciò l'entrata in scena di Sirius​​ e gli altri che facevano gruppo con lui che chiamò Teddy. Lo fece sedere sulle sue gambe e indicò il ragazzo che avrebbe suonato la chitarra. Si era tolto la giacca, restando con la canotta nera così larga da far intravedere il costato. Lo colpì il fatto che finora non si fosse accorto dei tatuaggi che gli coprivano il braccio sinistro.La prima canzone che suonarono fu Nothing else matters, che a Remus fece commuovere più del dovuto. La cantò insieme a Teddy, che spiccicava parole a caso facendolo ridere.
Sirius era bravissimo, suonava la chitarra con maestria, accompagnando la voce del cantante nei ritornelli. Provò una sensazione strana mentre lo osservava senza staccargli gli occhi di dosso. Muoveva il corpo a ritmo di musica e pareva che ogni tanto, lanciava a lui degli sguardi, come se si assicurasse che Remus non guardasse altri che lui. Ed era proprio quello che avrebbe fatto. Era completamente ipnotizzato. 
Smells like teen spirit era il brano successivo. La folla si scatenò, quella canzone che inevitabilmente conoscevano tutti ebbe un effetto positivo sotto molti punti di vista. Il fomento dei musicisti crebbe, così come gli spettatori cantarono la canzone a memoria muovendosi a ritmo di musica. Teddy fece lo stesso e se Remus avesse avuto un po' più di autostima, avrebbe saltellato insieme a suo figlio cantando a squarciagola senza badare alla gente attorno. Il che faceva ridere, perché la maggior parte delle persone si erano lasciate andare. Partì l'assolo di Sirius, e Remus ebbe come un capogiro. Vedeva soltanto lui e la chitarra elettrica.
Quando il brano si concluse, partì un fragoroso applauso da parte del pubblico. Erano stati veramente bravi, un'ottima esibizione.Sirius li raggiunse qualche minuto dopo con due birre in mano.
«Allora? Ho spaccato, eh?»
«Sei stato grandioso.»
Sirius stappò le birre con una posata e passò la prima a Remus, che accettò di buon grado. Brindarono e bevvero un sorso. Nel frattempo i musicisti erano cambiati, e Teddy continuò a ballare insieme ad altri bambini.
«Aveva detto che faceva il tifo solo per me» s'imbronciò Sirius, mantenendo uno sguardo divertito mentre osservava Teddy.
«Abituati. Ogni tanto dice di preferire la mamma piuttosto che me, e poi dice il contrario.» «Posso chiederti che tipo di rapporto hai con la madre?»
«Oh, be', un rapporto neutro. Eravamo solo compagni per fortuna, ma la custodia ce l'ho io, perché con il lavoro che fa lei è un casino andarlo a prendere a scuola.»
«Quindi niente liti, discordie e rancori?»
«No, per fortuna. Quando Ninfadora scoprì di essere incinta ci eravamo lasciati da poco più di un mese.»«E questo non vi ha avvicinato più?»
«Oddio, no. Insomma, siamo stati felici per il bambino. Ci siamo lasciati perché avevo capito di essere gay.»«Meglio tardi che mai» sorrise Sirius, bevendo un altro sorso di birra.
Remus lo guardò, studiandone ogni dettaglio. Notò solo in quel momento i boccoli dei suoi capelli, e una piccola treccia che scendeva giù sul lato sinistro del suo viso. Dettagli che sembravano insignificanti, ma si pentì di non averlo notato prima. Forse la tensione del momento, dato che non aveva presentato Teddy a nessun ragazzo che aveva frequentato prima di Sirius.
«Bei tatuaggi, e sei stato bravissimo. Sai, suoni da vero professionista.»
Sirius si voltò e gli sorrise imbarazzato, ma grato di quei complimenti. «Ti piacciono? Ai miei amici no.»
Mostrò il braccio, erano disegni apparentemente confusi uno sull'altro, ma man mano che li si osservava, comparivano disegni diversi ognuno col suo significato nascosto. In particolare vi era una clessidra, che sembrava proprio vera, e un orologio da taschino che segnava due date di nascita.«Solo perché ti riempie l'avambraccio?»
«Già.»
Sirius chiuse lì il discorso, come se volesse liquidare un argomento a lui delicato.
«È davvero bello, credimi.»
Sirius gli sorrise di nuovo, portando i suoi capelli a un lato, scoprendo il collo.
«La smetti di adularmi? Ho capito sai, che ti piaccio.»
Fu Remus ad arrossire, spiazzato. L'altro scoppiò a ridere.
La musica continuò a rallegrare la serata, e nessuno pareva stanco. Nemmeno Teddy, che non smetteva di correre avanti e indietro per i giochi, saltando da suo padre a Sirius.Per Remus era strano vederli interagire, mentre appurava con sollievo che Sirius ci sapeva davvero fare con i bambini. Aveva portato Teddy persino sulle spalle, per fargli vedere meglio il palco e lui urlava eccitato: "Papà, papà! Guarda sono alto come te!"
Se non fosse scoppiato a piangere di gioia adesso, lo avrebbe fatto appena messo piede in casa.
Quando furono quasi le undici e mezzo, Teddy mostrò i primi segnali di stanchezza. Si fece prendere in braccio da Remus e si teneva il pollice in bocca, un piccolo vizio che stava cercando di fargli togliere. Ma era il segnale lampante che era ora di andare.
Sirius li accompagnò alla macchina, e quando il bimbo fu messo sul seggiolino, si addormentò subito.
«Vuoi?»
Remus accettò la sigaretta e se la fece accendere. Inspirò e chiuse la portiera con delicatezza. «È stato bello stasera.»
Si appoggiarono alla vettura, mentre entrambi fumavano assorti, con lo sguardo rivolto all'edificio. C'erano ancora delle persone che suonavano, l'andirivieni dei clienti che entravano o uscivano dal locale.
«Vero, mi sono divertito più del solito.»
Il fumo levò verso l'alto, mischiandosi ed evaporando nell'aria. Sirius si strinse nelle braccia ed ebbe come un brivido di freddo. Remus se ne accorse.
«La tua giacca?»
«L'avrò lasciata sopra la mia moto, uhm, non mi fidavo di lasciarla nel parcheggio, così l'ho messa dentro il cortile.»
Remus tenne tra le labbra la sigaretta mentre si toglieva la giacca, restando con la camicia. La poggiò sulle spalle di Sirius, che tentò di protestare.«Tieni, almeno per ora.»
Sirius se la avvolse. «È calda...» Inspirò il profumo senza farsi notare, ma Remus lo guardava con la coda dell'occhio e non gli sfuggì quel gesto.
«Suoni sempre e solo cover?» chiese curioso.
«In pubblico sì.»
«Vuoi dire che hai delle canzoni tue?»
«Be', ho dei testi scritti da me. A casa li accompagno con degli arrangiamenti, ma niente di che.»
«Sarebbe bello ascoltarli.»
«Oh no, non posso farli leggere o ascoltare da nessuno. Sono testi deprimenti.»Remus voleva dirgli che non c'era nulla di male, che tante canzoni sono nate da situazioni brutte o deprimenti, e la maggior parte delle volte escono capolavori. Sirius però guardò l'ora al cellulare e buttò la sigaretta finita nella ghiaia.
«È tardi, tra un po' me ne vado anche io.»
«Oh, sì, okay.»
Remus spense il mozzicone. Fece per salutarlo ma il tempo parve fermarsi in quel momento. Le mani di Sirius si avvicinarono al suo viso e senza che lui si mosse, lo baciò, alzandosi in punta di piedi. Fu un tocco fugace e leggero.Sirius si tolse la giacca e gliela restituì. I suoi occhi erano illuminati da una luce calda, appagata. Fece qualche passo indietro, prima di voltarsi e dire: «Ci vediamo, Remus.»

The Perfect Girl | WolfstarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora