Chapter 5

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Remus aveva deciso di chiamare Sirius a mezzanotte per fargli gli auguri di compleanno. La telefonata non durò a lungo, perché si sarebbero visti per festeggiarlo la sera stessa.
Durante la giornata non si sentirono. Remus era stato impegnato la mattina, aveva accompagnato Teddy da sua madre ed era stato un po' con loro. Ogni tanto faceva bene al bambino avere la presenza di entrambi i genitori insieme. Non era rimasto per pranzo ed era andato a ritirare in pasticceria la torta di compleanno di Sirius, dove James e Lily l'avevano prenotata. Era stato James a chiedergli questo favore, perché era la pasticceria preferita del suo migliore amico che però rimaneva lontana da casa sua ed era impegnato ad addobbarla per la festa.
Remus era un po' in ansia, perché ci sarebbero state vecchie conoscenze e persone che conoscevano solamente Sirius, James e Lily. Ad ogni modo, era felice di essere presente. Sirius lo aveva invitato mentre erano in vacanza a Edimburgo, durante la visita nella città vecchia.
Recuperata la torta, tornò a casa e la mise in frigo. Scelse gli abiti che avrebbe indossato tra poche ore e poi si mise in salotto ad ascoltare un disco mentre preparava il pranzo.
Era fuori a fumare una sigaretta quando un messaggio di Sirius lo atterrì.

Sirius
Annullo la festa

«Ma che?»
Provò a chiamarlo, ma la voce robotica lo avvisò che l'utente chiamato non era raggiungibile. Allora chiamò Lily che rispose dopo diversi squilli.
«Ehi, hai saputo?»
«Cosa è successo?» chiese preoccupato, picchiettando la sigaretta sopra il posacenere.
«Non lo so, penso che sia uno dei suoi momenti no.»
I momenti no erano un qualcosa di sconosciuto per Remus. C'erano state alcune sere che Sirius lo chiamava in preda a un'angoscia ingiustificata. Bastavano poche battute per farlo riprendere e farlo ridere. C'entrava la sua famiglia, in questi casi, e poche volte James.
«James lo ha sentito?»
«Ci sta parlando ora, non è molto contento. Gli abbiamo offerto la nostra casa come disponibilità per la festa e lui fa il bambino.»
«Lily» la riprese.
«Che c'è? Non si può stargli sempre dietro.»
«Non essere dura con lui e poi non sei tu la sua amica. Fa' fare a James e a me il resto.»
Lily borbottò un "d'accordo" e riagganciò la chiamata. Remus finì la sigaretta e ne accese un'altra. Posò lo sguardo in un punto indefinito del suo minuscolo giardino. L'erba era bagnata, il terreno fangoso e l'unica pianta di rose presente era quasi spoglia e rinsecchita. Il cielo si era di nuovo ingrigito, minacciava pioggia da tutti i pori, ma sembrava che non volesse in alcun modo mettersi a piovere. In quel momento il suo umore era lo stesso di quel cielo, intristito e in attesa di qualcosa di brutto.
Afferrò nuovamente il telefono e scrisse un veloce messaggio a Sirius.

Remus
Almeno chiamami.

Lily gli era piaciuta ancora meno. Erano stati proprio lei e James a proporgli di festeggiare a casa loro, in modo tale da non spendere fior di quattrini in un locale. All'inizio non voleva nemmeno farlo. Avevano parlato per giorni di questa decisione che andava presa per tempo, e alla fine Remus lo aveva convinto ad accettare. Era stato un gesto gentile da parte loro e ne doveva essere riconoscente, cosa che fece. Sirius pensò a tutta l'organizzazione, agli inviti e agli addobbi. Loro tre si sarebbero occupati della torta e della preparazione della casa e del cibo. Lily non doveva permettersi di criticare Sirius per aver accettato e deciso all'ultimo di annullarla. Non voleva mai mettersi nei suoi panni e sminuiva i suoi problemi come se facesse solo degli stupidi capricci.
Remus più ci pensava e più si sentiva nervoso. Era arrivato ad accendersi la sesta sigaretta di fila quando ricevette la telefonata da Sirius.
«Cazzo, finalmente.»
Per un po' ci fu silenzio. Guardò lo schermo per verificare se la chiamata si fosse chiusa per un errore di connessione
«Non usare anche tu questo tono.»
La voce rotta di Sirius lo fece sentire in colpa per il modo brusco con cui aveva risposto. Tossì due volte e fece una breve tirata di sigaretta. «Come stai? Che è successo?»
«Io, be'... è stata una mattinata di merda.»
«Possiamo parlarne faccia a faccia?» chiese, mentre spegneva la sigaretta. Ormai gli era venuta la nausea, non ne aveva mai accese così tante di fila, nemmeno quando passava delle giornate molto stressanti a lavoro.
Sirius restò di nuovo in silenzio, fino a che non rispose con un debole sì. Gli chiese anche se fosse a casa sua, e appena ebbe un cenno di assenso riagganciò e andò a mettersi il cappotto. Mise le scarpe e uscì di casa di corsa verso la sua Focus. Prima di arrivare, si fermò a un mini market e comprò della cioccolata.
Sirius lo stava aspettando con indosso una tuta, scalzo, i capelli raccolti in una crocchia disordinata e una tazza di tè nero ormai freddo. Aveva gli occhi gonfi, come quando si ha pianto per molto tempo.
Si tolse le scarpe e lo seguì in camera da letto. Lo osservò mentre posava la tazza sulla scrivania, dove c'erano diverse carte scarabocchiate, alcuni erano spartiti oppure scarabocchi strani. Sulla sedia c'erano numerosi vestiti tutti accatastati. Scarpe buttate vicino all'angolo dell'armadio, dove teneva anche la chitarra, e la libreria impolverata. Il letto era scombinato e Sirius si distese sotto le coperte, mettendosi in posizione fetale.
Remus si sedette vicino e restò a fissarlo, finché non gli chiese che cosa c'era che non andasse. Se non avesse parlato, probabilmente sarebbero rimasti muti anche per ore intere.
«Sai mio fratello, Regulus?» iniziò a parlare come se facesse fatica a trovare la voce.
«Sì.»
«Ho creduto davvero che stavolta ci saremmo visti.»
«L'hai invitato alla festa?»
«Sì.»
Remus aveva una vaga idea del fratello, dato che era un anno più piccolo di loro e aveva frequentato la loro stessa scuola, lo aveva incrociato più volte nei corridoi. Da ciò che gli aveva raccontato, erano inseparabili da piccoli, man mano che crescevano tra loro aveva iniziato a inalzarsi un muro finché era diventato insormontabile nell'istante in cui i loro genitori cacciarono Sirius di casa, perché gay.
Due anni prima aveva provato a riallacciare i rapporti con lui, ma da allora non era mai riuscito a incontrarlo. Usava scuse su scuse, diceva che era impegnato con l'università, a uscire con gli amici e la sua ragazza. Sembrava non avesse mai tempo per il fratello rinnegato.
James lo aveva avvertito più volte, perché se continuava a illudersi che Regulus non era più plagiato dai loro genitori, avrebbe solo sofferto. Era evidente che c'era lo zampino della sua famiglia ed era un miracolo che li lasciassero almeno sentire per telefono una volta ogni tanto.
«Sarebbe persino capace di far bloccare a Regulus il suo contatto» gli aveva detto una volta James riferendosi alla madre di Sirius. «Quella donna non ha mai accettato il fatto di avere un figlio gay. Per questo è stato cacciato di casa. Allora Sirius non aveva avuto coraggio di dirmelo perché se ne vergognava.»
Remus non poté che odiare in modo viscerale la famiglia Black, persino il fratello minore. Sirius gli voleva bene e veniva costantemente ferito dalle persone a cui teneva, erano pur sempre i suoi genitori e suo fratello.
«Lui è il figlio perfetto, che studia, che ha una bella ragazza, tra poco di laurea, eccetera, eccetera.» Sirius restò rannicchiato sul letto, col braccio allungato verso Remus, che aveva iniziato ad accarezzarlo. «Io un buono a nulla e gay.»
«Tu lavori, Sirius.»
«Sì, ma un lavoretto del cazzo.»
«Non è vero e smettila di paragonarti a lui. Si può sapere che ti ha detto?»
Sirius aggrottò la fronte e si mise a pancia in su, stando attento a non incrociare mai gli occhi scrutatori di Remus. «Mi ha solo detto che si era dimenticato di un impegno importante. Io non ci ho più visto dalla rabbia e gli ho urlato contro le peggio cose. Nemmeno ricordo più cosa...» Tirò su col naso e gli occhi si fecero lucidi. Teneva lo sguardo alla finestra: si era messo a piovere. A malapena si sentiva il ticchettio delle gocce sulla finestra. «E per gli auguri di compleanno l'ho dovuto chiamare io, perché... avevo un brutto presentimento. In realtà ce l'avevo da giorni. Pensavo che non me li avrebbe fatti.»
«Mi dispiace tanto, Pads.»
Sirius curvò le labbra in un sorriso per il nomignolo. Lo usava spesso James, perché a scuola si erano dati questi stupidi soprannomi per parlare in codice. Anche Remus aveva imparato quei nomi - Padfoot e Prongs - e i due avevano deciso di dare anche a lui un soprannome per scherzo.
«Mi ha dato spesso buca. Da quando abbiamo ricominciato a parlarci l'ho visto una volta. Ero così felice quel giorno, Moony.»
Lo guardò e gli occhi si fecero di nuovo lucidi. Si coprì il viso con le mani, facendo dei respiri profondi per non scoppiare in lacrime. Remus gli accarezzò i capelli e tirò fuori dalla tasca dei pantaloni la barretta di cioccolato. Lo aprì, e il profumo dolce e inebriante del cacao riuscì a calmarlo un po'. Spezzò un pezzo e lo diede a Sirius, titubante se mangiarlo o no.
«Ti farà bene.»
Il sorriso rassicurante di Remus bastò a convincerlo. Si sedette, poggiandosi contro lo schienale del letto, mentre mangiava quel pezzo di cioccolato. Aveva ragione, perché ebbe un effetto benefico.
«L'hai comprato solo per me?»
«Prima di venire qui.»
«Che carino il mio Moony.»
«Ora che ci penso, avevo un'intera torta con la crema al cioccolato, avrei potuto risparmiare qualche sterlina.»
Sirius si portò la mano sulla fronte. «Cazzo, la festa... James si è incazzato così tanto.»
«Per la festa?»
«Non per la festa in sé, perché continuo ad andare dietro a mio fratello.»
«Ha ragione» disse scrollando le spalle. Sirius lo fissò con cipiglio e finì il suo pezzo di cioccolato. Ne prese un altro.
«Ad ogni modo, non ho avvertito nessuno a parte voi.»
«Intendi farla, no? Penso che James te lo abbia consigliato.»
«Sì... anche per far vedere a Regulus che senza di lui mi diverto. Dovrei postare foto sulle storie di Insta.»
«E lo faremo, se ti segue le vedrà sicuramente.»
Sirius annuì e lo invitò a stendersi accanto a lui. Lo ringraziò con un sussurro e lo baciò sulla tempia, sulla guancia e sulle labbra. Remus non si era sentito in dovere di andare da lui, ma sapere che era stato di aiuto lo appagava.
«Quindi posso dire a James che la festa si farà?» chiese dopo qualche minuto in cui si facevano le coccole. Si sarebbe potuto addormentare se si fosse rilassato ancora un poco.
«Ma sì. Mi sento meglio ora» rispose a bassa voce, e mentre Remus scriveva velocemente a James, Sirius gli rubò il restante della cioccolata. La mangiò e prese il suo cellulare.
Remus lo osservò mentre apriva la fotocamera di Instagram e faceva dei selfie. Li cancellava e si inquadrava di nuovo insieme a lui. Non era la prima volta che lo faceva e Remus provava una stupida fierezza a comparire nelle sue storie. Lo seguivano molte persone per la sua musica, caricava ogni tanto anche dei video in cui suonava. Sapere che condivideva pubblicamente alcuni loro momenti impreziosiva il loro rapporto.
Grazie alle stories, che a volte erano persino stupide e imbarazzanti, alcuni dei follower avevano iniziato a seguire il suo account, nettamente più spoglio e anonimo rispetto a quello di Sirius. Non che gli importasse molto della popolarità, lui era un tipo discreto.
Sirius scattò un ultimo selfie con loro due e in bella vista il pezzo di cioccolata. Mentre la modificava e scriveva una frase, Remus aveva chiuso gli occhi e si rilassò restando abbracciato a Sirius. Lo incuriosì il suono di alcune canzoni che conosceva: stava scegliendo anche la musica da mettere come accompagnamento.
Dopo qualche ricerca e indecisione, alla fine ne scelse una che non aveva mai sentito e non era nemmeno nei loro soliti gusti. Non c'entrava niente col rock o il metal.
«Che musica è?» chiese guardando la storia. Sorrise nel leggere la scritta di lato "With my Moony&Chocolate".
«Si chiama The Perfect Girl. Ne sono ossessionato.»
Postò la foto e aspettò che si caricasse completamente prima di cercarla su youtube e farla ascoltare a Remus. Gli fece abbassare le palpebre e gli consigliò di ascoltarla così, completamente in silenzio al buio. In effetti, era una musica ipnotica. Ascoltò le parole, e per quanto assurde fossero, anche se stava parlando di una strana ragazza, forse venuta da un altro mondo, sembrava che parlasse di Sirius. Questi a un certo punto si alzò dal letto.
«Mi viene sempre voglia di ballarla, come fossi in un video.»
E iniziò a danzare, seguendo il ritmo e cantando. Eseguiva passi scoordinati, che avrebbe fatto rizzare i capelli a qualsiasi insegnante di danza, ma era talmente magnetico che Remus lo guardava come se fosse la creatura più bella del mondo.
La misero in loop, e Remus si unì a quel ballo.
«I think I'm falling, I think I'm falling in, I think I'm falling in love with you.»
Oh, merda. Era appena diventata la sua parte preferita della canzone. Sirius gli si era incollato addosso e lo baciò per un tempo incommensurabile. Un bacio talmente sentito che lo spinse sul letto sotto di sé, e lo spogliò di tutto. Fecero l'amore con quella canzone di sottofondo e Remus pensò che Sirius fosse venuto davvero da un altro pianeta. Il modo in cui lo faceva sentire, lo portava a un ascensione che lo distaccava dal mondo intero, immergendosi in uno creato da loro.
«You're such a strange girl, I want to be with you...» sussurrò Remus mentre si spingeva dentro di lui. Fu un orgasmo melodico quello di Sirius, accompagnato dalla canzone che ripeteva le stesse parole da ormai più di mezzora. Ma loro non se ne stavano più accorgendo. Remus venne solo poche spinte dopo, e neanche il tempo di stendersi che la canzone fu interrotta dalla suoneria del cellulare di Sirius. Furono catapultati nella realtà e lo schianto che ne subirono fu troppo impattante. Sirius scavalcò Remus per prendere il telefono, e restò sopra di lui mentre rispondeva a James con ancora il fiato corto e le mani che tremavano.
«Allora? Stai meglio adesso?» chiese James con una nota preoccupata nella voce.
Lo aveva messo in viva voce, così che anche Remus potesse ascoltare la conversazione.
«Sì, sì, Prongs...»
«Ah, perché Moony mi ha avvertito ma non mi ha più risposto, neanche alle chiamate e ho iniziato a stare in pensiero.»
Sirius guardò Remus con un ghigno. «Ma dai, non risponde? Chissà dove è sparito.»
James fu per un momento in silenzio e Sirius dovette resistere a non ridere, allontanando dai fianchi le mani di Remus che avevano iniziato a solleticarlo come punizione per aver detto una stupidaggine.
«Ho visto la storia su Instagram!» lo accusò James. «Quindi siete insieme, va bene, non voglio sapere altro. Vedete di non fare tardi stasera, okay? Okay.»
Chiuse lui la chiamata. I due si guardarono e scoppiarono a ridere.
«Secondo te ha capito?»
«Può darsi, non è così stupido. Ma se lo è, allora diamogli un aiutino.»
Remus alzò un sopracciglio senza capire l'antifona. Lo osservò mentre apriva di nuovo Instagram e la fotocamera.
«Pads, stai scherzando? Vuoi far vedere il tuo culo trapanato?»
Sirius scoppiò in una risata sguaiata, non riusciva più a smettere. «Quanto sei idiota.» Si asciugò le lacrime agli occhi e puntò la fotocamera sulle loro gambe coperte fino al bacino col lenzuolo. Doveva pur essere una foto estetica.
Questa volta scrisse "Chocolate&...Milk". Remus voleva morire di vergogna.
«Non vorrai davvero pubblicarla? Padfoot!»
«Troppo tardi! Ah! No dai, fermo!»
Remus gli fece il solletico sotto l'ascella per rubargli il telefono di mano, ma ormai era pubblicata, e delle persone avevano visualizzato la storia.
«Vabbè, pensavo fosse più esplicita.»
«Ma che, sei scemo?» Gli diede uno schiaffo sul braccio, e gli ordinò di accendere una sigaretta. La cercò dentro il cassetto e trovò anche l'accendino. Gliela accese e fece solo un tiro, prima di passargliela. Ne aveva abbastanza del fumo quel giorno.
Sirius era assorto a controllare le visualizzazioni col posacenere sullo stomaco e Remus prese il suo telefono. Oltre a James, lo aveva contattato anche Peter, che gli scrisse che aveva visto la loro foto (sì, seguiva Sirius su Instagram) e si complimentò perché erano davvero carini.
Subito dopo, un altro messaggio più recente:

The Perfect Girl | WolfstarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora