PROLOGO

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Il dolore della separazione è nulla in
confronto alla gioia di incontrarsi di nuovo.

- Charles Dickens -

Stacy ha solo venticinque anni, ma su di se sente il peso delle responsabilità.

Possiede uno studio tutto suo di ceramica, ma gli affari non vanno benissimo, il negozio le è stato lasciato da sua madre, che come lei lavorava la ceramica. A quei tempi lo studio andava alla grande, la gente andava entusiasta a comprare le sue creazioni, ma da quando è morta, è come se l'ispirazione fosse finita, come se non ci fosse più una vera ragione per cui Stacy dovesse continuare a seguire le orme della madre.


Vive a New York, una città fredda ma che rende i periodi invernali magnifici; vive con la sua coinquilina Anna, anche amica e collega di lavoro, condividono tutto, passano intere serate sul divano tra film e serie TV mangiando pizza, popcorn e gelato.

È novembre, manca un mese a Natale, da quando sua madre non c'è più non riesce a festeggiare, anzi fa di tutto per evitarlo, rifiutando inviti e pranzi deliziosi.

Stacy conduce una vita tranquilla e monotona; come al solito si sveglia, prepara una tazza di caffè bollente e si siede davanti alla finestra ammirando il paesaggio cittadino tra laghetti, alberi alti e intere strade ricoperte di foglie arancioni.

«Guardando bene, le strade si stanno già iniziando a riempire di luci natalizie.» Disse a voce bassa.

«Tra un po' è Natale!» Le rispose Anna appena svegliata con faccia divertita.

«Uffa», fece Stacy barbottando.

«Come uffa! È Natale, il periodo in cui succedono cose belle, inaspettate, dove magari trovi l'amore, dove si è più buoni... NO?» Disse Anna sorridendo.

Stacy si alzò dal divano e barbottando con aria indispettita andò in camera sua per prepararsi all'ennesima giornata di monotonia.

Arrivata in negozio si mise il grembiule e preparò l'argilla, gli utensili e il tornio. Iniziò mettendo le mani nell'acqua e poi avvolgendo le sue mani su quel pezzo d'argilla iniziando a modellarlo, quando d'un tratto squillò il telefono; il tempo di asciugarsi le mani e di correre a prenderlo rispose.

Era John, suo padre. Le si gelò il sangue, non si sentivano dalla morte della madre.

«Pronto?» Domandò con aria seria.

«Ciao figlia mia.» Le disse il padre.

«Non sono tua figlia.» Tuonò Stacy.

«Ti chiamo per chiederti di venire a Detroit per Natale, è da molto che non ci vediamo e non parliamo. Voglio sapere come stai e come va il lavoro, ecco voglio sapere se stai bene, tutto qua.»

«Sto bene non cera bisogno di chiamarmi. Non verrò per Natale.» Disse Stacy mettendo giù la cornetta.

Era arrabbiata perché suo padre se ne andò quando lei aveva più bisogno di lui, avrebbe voluto che gli stesse accanto e che superassero il lutto insieme, e invece fece i bagagli e disse addio alla casa, agli oggetti, anche ai ricordi, ma soprattutto disse addio a sua figlia. Stacy da qual momento si alzò le maniche e iniziò a lavorare senza poter finire l'università, grazie ad Anna poteva risparmiare sull'affitto e comprarsi qualcosa per lei.

«Che faccia tosta», pensò Stacy.

«Con che coraggio mi chiama dopo anni per chiedermi di andare da lui a Natale.»

Pensando e ripensando alle parole del padre Stacy non riuscì a trattenere le lacrime dal nervoso.

La delusione l'attanagliava. Tornata a casa Anna la vide piangere e le inizio a domandare il perché.

«È successo qualcosa al lavoro?» Chiese Anna gentilmente.

«No, ha chiamato mio padre. Dice che vuole che vada da lui per festeggiare il Natale.» Disse Stacy singhiozzando.

Anna entusiasmata disse a Stacy di andarci e che se qualcosa fosse andato male sarebbe potuta sempre tornare a casa.

«Non lo so, ho paura di una nuova delusione.»

«Se non ci vai non lo saprai mai», le disse Anna guardandola fissa negli occhi.

Stacy rimase in silenzio per un po', poi guardo Anna e le disse «VA BENE CI VADO!» Ora rimaneva solo richiamarlo e avvisarlo.

Il cuore le batteva a mille, però prese coraggio, così insieme ad Anna sedute sul divano a farsi forza, prese il telefono e chiamò il padre.

«Bip.Bip.Bip. Pronto?» Domandò John.

«Ciao sono Stacy.» Rispose agitata, «Ti chiamo per dirti che verrò da te a Detroit, spero che l'invito di questa mattina non sia scaduto!», replicò Stacy con voce sarcastica.

«No, l'invito è sempre valido.» Rispose il padre con voce commossa.

«Bene, sarò lì il primo dicembre.» Disse Stacy, che dopo un "ciao" svelto riattaccò.

Per Stacy, questo era il primo NATALE IN MICHIGAN.

NATALE IN MICHIGANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora