VIII

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Era sera, Stacy tornò a casa dopo un'intera giornata passata a lavorare, per portare a termine tutti i campioni in tempo per la scadenza.

Quando entrata nella sua stanza trovò sulla scrivania un bigliettino «Sarei felice se venissi. Ti aspetto. David.» Con allegato il biglietto per la partita di basket.

Stacy si preparò, anche se non sapeva cosa mettersi, non voleva essere troppo elegante ma neanche troppo sportiva. Dopo un paio di prove decise cosa mettersi, salutò gli altri trovando una scusa per la sua assenza e si avviò.

"Joe Louis Arena", era l'insegna del palazzetto dove avrebbe giocato David, era finalmente arrivata, l'entrata era gremita di gente che aspettava il suo turno per entrare. Giunse dentro, prese posto nelle tribune, si sistemò e iniziò curiosamente a guardarsi intorno; prima d'ora non aveva mai visto una partita di basket, tanto meno a livelli così alti.

Le tifoserie, cantavano in coro a squarciagola e scalpitavano i piedi con irrequietezza attendendo l'entrata dei giocatori; avevano parrucche colorate in testa, pennellate di colori sui volti e magliette con il disegno delle rispettive mascotte.

La luce iniziò ad affievolirsi, tutto intorno era buio, lo spettacolo stava iniziando; partì una base musicale, le persone si alzarono e iniziarono a urlare parole incomprensibili. Il palazzetto si era tinto di luci colorate; gialle arancioni, blu... Sbucò improvvisamente sul campo da gioco un pupazzo gigante, era un piccione; si chiamava G.I. Joe famoso per essere un piccione viaggiatore, che ha servito presso lo United State Army Pigeon Service; era la mascotte che rappresentava la squadra di David. Arrivarono sul campo anche le cheerleader, che con le loro coreografie di danza, esercizi ginnici e acrobatici scaldavano il pubblico.

I giocatori delle due squadre entrarono dai lati del campo in fila indiana; uno dietro l'altro, applauditi da tutta la platea.

Stacy vide David, lo trovava affascinante con la divisa da basket. « Il viola gli dona» pensò Stacy a voce alta.

La partita era iniziata, sul campo era calata il silenzio, le esultanze non si sentivano più, gli spettatori erano col fiato sospeso, aspettando che una delle due squadre riuscisse a fare canestro, per poi applaudire. Il silenzio valeva unicamente per il pubblico, infatti, solo dal campo da gioco si sentiva il rumore delle scarpe da ginnastica toccare sul pavimento, i rimbalzi della palla e i cestisti sollevarsi in aria per imbucare la palla fino a sentire il tonfo del ritorno a terra.

Era molto coinvolgente ed emozionante, i giocatori si sfidavano in una gara di abilità, destrezza e strategia. La squadra di David aveva negli occhi la grinta, erano in vantaggio, quando l'allenatore della squadra avversaria chiese il time-out. Le due squadre erano riunite davanti al proprio allenatore, David guardò il pubblico, stava palesemente cercando Stacy, quando finalmente la vide, la salutò e la guardò sorridendo emozionato, finalmente qualcuno andò a vedere una sua partita.

Il gioco riprese; la squadra avversaria andò in rimonta, ma venne subito superata.

Arrivò la fine del quarto tempo, vinse la squadra di David. La platea esultava, le famiglie e gli amici dei giocatori scesero in campo e così Stacy fece lo stesso; scendendo i gradini si rese conto che nessuno si era mai congratulato con David, poteva solo guardare gli altri giocatori riceverli.

«Avete vinto! Congratulazione!» Urlò Stacy andandogli incontro a braccia aperte per abbracciarlo.

«Grazie per essere venuta«, rispose con le lacrime agli occhi per l'emozione.

«Grazie a te per avermi invitata; è stato bellissimo.»

Si dissero guardandosi fisso negli occhi l'uno tra le braccia dell'altro. L'atmosfera intorno a loro era calda e accogliente, come se tutto ciò che non fosse loro due fosse insignificante. I loro sguardi si incrociavano e si fermavano lì, come se non ci fosse nient'altro al mondo che loro due. C'era una sorta di magia nell'aria, come se l'universo stesse creando un attimo speciale solo per loro. Il silenzio diventò confortante, come se non ci fosse bisogno di parole, solo di quel bacio che stava per accadere. Tutto sembrava rallentare, come se il tempo si fosse fermato per dare spazio a questo momento di intimità. L'atmosfera era carica di emozioni e di anticipazione, come se fosse l'inizio di qualcosa di grande e meraviglioso.

David e Stacy si stavano baciando, tutto intorno a loro sembrava diventare più intenso: i suoni si facevano più lontani, le sensazioni tattili si amplificavano, creando un ambiente intimo e di condivisione. C'erano molte sensazioni che si mescolavano insieme: l'eccitazione perciò che stava accadendo, anche un certo timore di non essere all'altezza delle aspettative dell'altro, ma tutto in quel momento sembrava possibile e la magia dell'amore sembrava avvolgere ogni cosa.

Detroit di sera era magica, soprattutto nel periodo natalizio, le strade erano piene di luci colorate, alberi di natale e canti natalizi. Era una serata particolarmente fredda, dopo essere usciti dal palazzetto, bevendo una cioccolata calda, passeggiavano sulla Riverwalk; sulle rive del fiume Detroit.

Camminando, David portò Stacy davanti al monumento "The Spirit of Detroit".

«Ti piace?» Chiese David.

«WOW, è bellissimo!» Rispose Stacy curiosa di cosa fosse.

«È stata realizzata a Oslo, in Norvegia, pensa dicono sia la statua più grande realizzata in bronzo. È stata creata da Marshall Fredericks, ma non fu lui a dare il nome alla statua. La figura seduta tiene sulla mano sinistra una sfera di bronzo dorata che emana raggi, simboleggia Dio, mentre sulla mano destra, come vedi, ci sono delle persone, questo simboleggia le relazioni umane.» Spiegò David.

«Come fai a conoscere così bene la storia di questa statua?» Domandò Stacy.

«Beh, tutti qui conoscono lo spirito di Detroit, e il suo significato. Ti ho portata qua per farti sentire più vicina a questa città e alla sua gente.»

«Mi fa piacere, ma se Fredericks non diede nessun nome alla statua allora chi... » Stacy non fece in tempo neanche a finire la frase.

«Venne dato dai cittadini di Detroit, basandosi dall'iscrizione incisa nel marmo di II Corinzi posta sul retro della statua. L' iscrizione recita "Ora, il signore è lo spirito; e dove c'è lo spirito del signore, c'è libertà."»

«Lo trovo toccante, è emozionante» disse Stacy commossa dal profondo significato della statua.

Lo spirito di Detroit, per i cittadini è importantissimo. "L'artista esprime il concetto che Dio, attraverso lo spirito dell'uomo, si manifesta nella famiglia, il rapporto umano più nobile." Questa era l'iscrizione incisa sulla targa davanti alla scultura.

Entrambi tornarono a casa, «Grazie per la serata!» Disse Stacy timidamente.

«Grazie a te. Mi ha fatto piacere che tu sia venuta» rispose David, che aveva appena aperto la porta di casa.

«Non sarei in nessun modo potuta mancare!» Disse sorridendo, mentre si cingevano a salire le scale per andare nelle loro stanze.

«Buonanotte», disse Stacy mentre apriva la porta della sua camera da letto.

«Buonanotte.»

NATALE IN MICHIGANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora