III

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Tornati a casa, John presentò a Stacy la compagna Rose, era fredda, riuscì solo ad allungare il braccio per darle la mano.

Rose tremava era emozionata e spaventata, voleva piacere a Stacy, ma capì che sarebbe stato più complicato del previsto. Si fece avanti chiedendo al figlio Liam, di prendergli i bagagli e di metterli nella sua stanza. Cosi tutti in fila salirono le scale e fecero vedere la stanza a Stacy.

Entrata si mise a ridere, era un stanza completamente rosa;
Le pareti, le tende, il letto, le lenzuola... Tutto era rosa. Solo il pavimento si salvava, era una tonalità di grigio chiaro. 

Tutti e tre guardavano Stacy ridere non sapendo se offendersi o ridere imbarazzati.

«Mi avete preso per una bambina o per una donna?» Disse con aria sarcastica.

«Sei una donna. Non sapevo cosa ti piacesse cosi ho scelto il rosa», disse Rose imbarazzata.

«Per qualsiasi cosa che vuoi cambiare, me lo dici e provvederò», disse il padre.

«No preoccupatevi, non so quanto resterò in questa casa e se sopravvivrò fino a Natale.»

Quelle parole avevano un po' scosso Rose e John, che decisero di essere indifferenti e uscire dalla stanza per farla ambientare.

Stacy chiuse la porta e si sedette sul letto osservando le pareti e guardandosi attorno. Si sentiva spaesata, iniziò a disfare le valigie, trovando una foto della madre, la prese per guardarla meglio e si mise a piangere. 

«"Mamma, non so perché sono qui. Starò facendo la cosa giusta? Spero tu non sia delusa da me e dalle scelte che sto prendendo." TI VOGLIO BENE MAMMA... . » Asciugandosi le lacrime che le bagnavano il viso posò la foto sul comodino, si sdraiò e guardando il soffitto si addormentò.

Per Stacy quella giornata era stata devastante era esausta e dormire sembrava l'unico modo per annullare i pensieri e rigenerarsi.


La famiglia al piano di sotto preparava la tavola ormai era quasi sera, accesero la TV per sentire il notiziario e quando era tutto pronto, Rose chiese a Liam di andare a chiamare Stacy e avvisarla che la cena era pronta.

Liam bussò alla porta, non sentendo alcun rumore aprì e vide Stacy sotto le coperte dormire profondamente.

Le disse sussurrando, «Stacy, È pronta la cena, vieni giù a mangiare.»

«No, non ho fame mangiate senza di me.»

«Dai vieni! È da stamattina che non mangi nulla.»

«Va bene, dammi un attimo e scendo», disse Stacy chiedendogli di lasciare la stanza e che lo avrebbe raggiunto a tavola.

Stacy si sistemò, uscì dalla camera e nel mentre prese le scale, vide una stanza chiusa, facendo piano provò ad aprirla e lentamente in punta di piedi entrò. Vide la camera di un ragazzo; la scrivania, le mensole con sopra i trofei e palle da basket, sulle pareti magliette di giocatori importanti, ma sconosciuti agli occhi di Stacy.
Uscendo dedusse che in quella casa non vivesse solo Liam ma che ci fosse anche un altro ragazzo.
Mentre scendeva le scale pensava e ripensava alle varie ipotesi. Arrivata di fronte alla tavola si sedette e decise di non fare domande.

La cena finì velocemente, Stacy salutò tutti e decise di ritornare in camera sua. Per lei quella giornata sembrava non finire più, non vedeva l'ora di riprendere il sonno e dormici su.


Erano le nove di mattina, il cielo era bianco e le strade erano colme di soffice neve bianca.
Stacy si svegliò e dopo essersi preparata scese in cucina per fare colazione. Ancora insonnolita, si chiedeva cosa potesse fare li per un mese intero.

NATALE IN MICHIGANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora