Londra

275 9 0
                                    

"Devo proprio indossare questo aggeggio diabolico e succhia vita?"

"È il tuo primo firmacopie a Londra. È ovvio che devi indossare un corsetto e un vestito"

Mia madre tirò i lacci del mio vestito ancora più stretti, con mio disappunto.
Semplicemente non ho mai capito perché noi donne siamo quelle che devono indossare i corsetti. Siamo noi quelle che creano la vita, non dovrebbero servirci tutti gli organi per questo? Come potremmo avere bambini se il nostro utero e i nostri polmoni sono intrappolati?

Non penso che tutte le donne debbano avere figli, credo che dovremmo essere capaci di scegliere cosa vogliamo, soprattutto se si tratta dei nostri corpi.

"(Y/n) entra nella carrozza o farai tardi!" Si lamenta mia madre.

Mi spinge verso l'uscita e la mia sottogonna si incastra al telaio della porta, e le tira dei calci finché non salta fuori. Cominciamo a ridacchiare e corro verso la carrozza, quasi investendo un bambino nella corsa.

Un uomo è in piedi accanto alla carrozza aperta, mi offre la sua mano, ma rifiuto "penso di essere in gradi di entrare nella carrozza da sola, ma grazie, signore"

Mi faccio strada nella carrozza e l'uomo chiude la porta. Guardo dalla finestra per vedere mia madre ancora in piedi davanti all'uscita. Mi fa un inchino beffardo quindi le alzo un 'gentile' dito medio attraverso il guanto.

Mia madre scuote il capo con un sorriso, poi la carrozza improvvisamente si scuote in avanti facendo urtare contro la finestra dietro di me "che cazzo di male."

I miei occhi tornano alla finestrella accanto a me. Londra è veramente bella alla sua strana maniera. In Texas non avevamo così tanti edifici e le nostre strade erano principalmente terra. Le donne qui sono molto più eleganti di quelle in Texas, e per questo è molto difficile per me ambientarmi, essendo una donna molto Texana.

"Siamo arrivati signorina (L/n)."

Un uomo apre la porta al posto mio, questa volta mi faccio aiutare, poi mi accompagna direttamente nella libreria.

Ci sono almeno sessanta persone in coda, la maggior parte sono donne e quando mi vedono cominciano a rallegrarsi. Faccio loro un gentile inchino e cammino verso il tavolo dove c'è in mostra il mio libro.

"E ora la signorina (L/n) terrà il suo discorso."

Discorso? Non mi avevano detto che avrei dovuto tenere un discorso. Mi sto agitando semplicemente stando di fronte a tutte queste persone.

Guardo intorno e mi schiarisco la voce nervosamente. "Grazie a tutti per essere venuti qui oggi!"

La folla applaude.

"Sarò onesta, sono assolutamente terrorizzata all'idea di parlare in pubblico, quindi il mio discorso sarà rapido e indolore."

Tutti ridono, cosa che mi aiuta a calmarmi un po'. Solo un pochino però.

"Non ho mai pensato di pubblicare questo libro, in realtà viene tutto dal mio diario personale, dove ho scritto tutti i miei sentimenti e i miei pensieri quando i miei genitori hanno divorziato."

Una bambina stringe la mano di sua madre, condividendo un sorriso triste.

"Ma un giorno ho fatto cadere il diario mentre correvo per la città. Non sapevo di averlo perso finché un uomo venne a bussare alla mia porta col mio diario in mano. Si presentò come capo di 'Smithson Publishing' e chiese di parlare con me." Sorrido al ricordo.

"Chiese se volevo pubblicare il taccuino come libro di poesia. Pensai che fosse pazzo e rifiutai l'offerta però sono molto grata al signor Smithson e alla sua testardaggine, perché dopo due mesi finalmente decisi di divulgare la prima copia."

Afferro la copia esposta del mio libro e con le dita ne traccio lentamente il dorso. "Se non fosse stato per il signor Smithson e tutti voi magnifici lettori, non sarei qui oggi a Londra a parlare con voi. Perciò grazie, lo penso veramente. E spero che voi continuiate ad amare 'Le Parole Di Una Donna Silenziosa'."

La folla applaude forte, torno al tavolo per firmare e mi siedo. C'è un uomo vicino alla porta una pipa esce dalla sua bocca e le sue mani infilate nelle tasche.

Lo osservo curiosamente mentre i suoi occhi analizzano la gente di fronte a sé, i nostri sguardi si incrociano e velocemente spinge la folla per uscire.

Che uomo strano.

La prima donna in fila poggia il libro sul tavolo eccitata "Sono una grande fan! Avrò letto il suo libro almeno quindici volte per ora."

Le firmo il libro la prossima persona si fa avanti.

***

"Sono veramente grata per tutto quello che ho, soprattutto le persone che hanno letto il mio libro, ma il mio polso sembra che stia per cadere!"

Scuoto il polso mentre mia madre slaccia il mio corsetto. Posso vedere la sua espressione annoiata nel riflesso dello specchio.

"Continua a scuotere quella mano e te la taglio io stessa." Dice lei

Respingo il pensiero di quel vestito orribile e comincio subito ad infilarmi dei pantaloni e una camicia. "La parte peggiore era quando dovevo fare il discorso! Non ne avevo nemmeno uno scritto e tu sai quanto odio parlare a tanta gente."

"È tutto passato adesso, (Y/n). Sarà il tuo ultimo firmacopie finché non finisci il tuo secondo libro." Disse con un sospiro.

"Se finisco il prossimo libro. Ho ancora cinque poesie da scrivere e assolutamente zero ispirazione."

"Sono sicura che qualcosa inspirerà quel tuo grande cervello."

Cado drammaticamente sul divano, la faccia schiacciando il cuscino peloso. Mia mamma siede ai miei piedi, "Magari un lavoro ti farebbe bene."

"Un lavoro? Credo che il libro ci abbia procurato un bel po' di soldi, mamma."

Mi spinge via dal divano "Non per soldi, per ispirazione! Siamo stati a Londra per un mese adesso e le uniche volte in cui hai lasciato casa sono state il firmacopie o lo shopping con me. È arrivato il momento per te di uscire ed esplorare. Farti degli amici, trovare un ragazzo-"

"Mamma, sai quanto odio le persone! Soprattutto i maschi."

Mi aiuta ad alzarmi e a cacciare via i capelli dalla mia faccia "È tempo di mostrare al mondo chi sei, ma anche attraverso le tue azioni."

"Ok, comincerò a guardare domani."

Mi schiaffeggia la guancia scherzosa, "Perfetto! Ora andiamo a mangiare."

No Shit, Sherlock (versione italiana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora