Quando Esra e Zosia si svegliarono, Alary era già arrampicata su un albero a cercare di accaparrarsi più sole possibile: faceva capolino una volta ogni tanto tra dei nuvoloni grigi che non promettevano nulla di buono.
Pensò bene di spalmarsi accuratamente la pecenei capelli anche se l'aveva già fatto il giorno prima: con l'umidità della nottesembravano grigi anziché neri.
Mentre saliva sempre più in alto tra i rami, avevaanche provato a scorgere questi fantomatici Giardini di Zadar, ma non avevavisto nulla che avesse potuto ricordarle una città, una grotta, un giardino, oqualsiasi altra cosa avrebbe dovuto aspettarsi.
Si rimisero di nuovo in marcia abbastanza velocemente e poche ore dopo sentirono di nuovo il rumore dell'acqua, come se finalmente fossero arrivati dietro la montagna in cui sorgeva Carytria e fossero di nuovo all' altezza del fiume.
L'acqua questa volta però, non faceva il fragore che avevano sentito il giorno prima: il rumore di quell' enorme cascata su cui sorgeva il palazzo del Nobile Saggio; aveva un suono più dolce, più tenue, più debole.
«Ci siamo...» disse Zosia.
Alary corse davanti a tutti e spostò alcune fronde. Trattenne il fiato.
Sotto di lei c'era un ponte di roccia, diroccato, pericolante, sospeso in una gola senza fine da cui saliva una leggera nebbia che ne oscurava il fondo; davanti a lei, al di là del ponte, c'era una città costruita nella roccia della montagna, una città enorme e decadente, con tanto di torrioni, torri e torrette. Un'enorme bastione la collegava con il ponte d'entrata, dalle cui feritoie uscivano dei rivoli di acqua che si gettavano nel vuoto.
Più indietro si intravedevano cupole e costruzioni ormai distrutte, divorate dalla natura e dagli alberi. Stormi di uccelli bianchi volteggiavano sopra gli edifici e si nascondevano tra gli alberi.
Non c'era un rumore se non quello dell'acqua.
«Wow!» disse Esra dietro di lei, impressionato da quelle costruzioni gigantesche e in rovina.
«Questi» disse Zosia «sono i Giardini di Zadar...».
«Sono magnifici» sussurrò Alary.
«Sono ancora più in declino di quanto ricordassi» rispose Zosia con rammarico.
«Come facciamo ad entrare?» chiese Esra «quelle mura sembrano impenetrabili».
«Il ponte è l'unica via per entrare» disse Zosia guardandolo preoccupata.
«Quel ponte?» chiese Alary indicandolo, per essere sicura che si riferisse proprio allo stesso che temeva.
Zosia annuì lentamente e Alary si sporse un po' di più per vederlomeglio.
Il ponte era una costruzione imponente, fatta di mattoni di pietra, del colore della montagna circostante, una volta era stato sicuramente un'opera meravigliosa, ma adesso era semidistrutto ed in alcuni punti sembrava largo appena una manciata di centimetri.
I pilastri che lo sostenevano sembravano stabili ma non se ne vedeva la fine e vi crescevano diverse piante all'interno: Alary non sapeva fino a che punto quei tronchi si fossero fatti strada all'interno della roccia.
Anche Esra guardava il fondo della valle con gli occhi spalancati.
«Cosa c'è sotto quella nebbia?» gli chiese Alary.
«Roccia... e acqua» rispose lui.
«E quanto è alto?» insistette.
Esra distolse gli occhi dal precipizio e accennò ad un sorriso: «Non vuoi davvero saperlo».
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Il ragazzo maledetto
FantasyLibro II La Figlia dei Sussurri Alary, Joe e i loro amici hanno dovuto separarsi in due gruppi per organizzare i ribelli di tutti i Regni di Sekmator e prepararli alla guerra. Niente e nessuno li ha preparati a quello che dovranno affrontare: tra in...