Capitolo 17 - Joe (Parte I)

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Dopo svariati giorni che erano arrivati nella capitale di Mosser, Ren decretò che Joe avrebbe perso delle dita.

Le mani erano tornate quasi normali, i piedi no. Entrambi i mignoli erano virati dal grigiastro al blu, erano diventati duri come cemento e non avevano più alcuna sensibilità.

Quello che spaventava Joe adesso, non era il dolore, perché non ne sentiva affatto, ma erano le infezioni.

Ovviamente, la situazione diventava sempre più complicata perché si rifiutava di mostrare i piedi a Flary o Flynn o qualunque altra persona se non Ren, per via della maledizione.

Gli abitanti di Mosser, però, sapevano perfettamente come affrontare un gelone e forse avrebbero potuto aiutarlo.

Si convinse ad interpellare Flary, solo quando Ren si presentò in camera con un coltello per tagliargli le due dita dei piedi.

«Non puoi più rimandare» sentenziò.

«Chiama Flary» disse Joe abbandonandosi su una sedia con il volto cereo «Voglio sapere che ne pensa».

Quando Flary entrò nella stanza e Joe si tolse i calzettoni dai piedi, la ragazza sbiancò e iniziò a balbettare:

«Che... che cosa...».

Joe si osservò i piedi coperti dalle linee nere.

«E' una maledizione» disse annoiato «Sì, è molto potente» continuò anticipando le domande di Flary «Ren vuole tagliarmi le dita dei piedi».

Solo a quella frase Flary serrò le labbra, si riprese dalla sorpresa e guardò le dita di Joe.

«Sei fortunato, sono solo i due mignoli».

«Che cosa...?» chiese sconfortato.

«Sono neri, sono morti» continuò Flary pizzicandoli con le mani «Andrai incontra ad un'infezione se non facciamo qualcosa».

Joe gemette.

L'unica cosa positiva è che Ren non assumeva mai espressioni del tipo: "te lo avevo detto". Restò appoggiato al muro a braccia incrociate, con la solita espressione truce in faccia, ma Joe sapeva che lo stava pensando, lo sentiva.

Nel giro di un'ora era tutto finito. L'illusione che non facesse male, s'infranse nel momento in cui iniziarono a tagliare appena sotto il tessuto in necrosi.

Flary e Rose, la proprietaria della locanda di sotto, fecero bere a Joe mezza bottiglia di vodka e quando Joe svenne, non sapeva con certezza se fosse stato il dolore o il coma etilico.

Ren lo teneva fermo con una presa forte e salda e Joe, nonostante fosse più grosso di lui, non riuscì a staccarselo di dosso neanche con i pugni. Ma forse i pugni di un ubriaco non erano poi così forti.

Si ritrovò nauseato a blaterare di unicorni e boschi, di laghi e lupi e forse di Zosia e sciarpe.

Quando si risvegliò, con un gran mal di testa, aveva i piedi fasciati stretti, e quello che sentiva era più fastidio che dolore.

Capì, quasi subito, che non sarebbe riuscito a camminare e si accasciò di nuovo nel letto.

Poco dopo Flary si affacciò sulla porta.

«Come va?» chiese entrando timidamente.

«La testa sta per esplodere» disse Joe ricacciandosi sotto alle coperte.

«Intendevo i piedi» sogghignò Flary.

«Non saprei, mi danno fastidio e non riesco neanche a stare in piedi».

«È normale, tra qualche giorno sarà tutto a posto».

«Lo spero» disse Joe con un sospiro stanco.

Il ragazzo maledettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora