60 - (Ale)Pessimi attori

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"Non lo so"

Che razza di risposta era? Possibile che mi fossi invaghito di una dannata ragazzina? Possibile fosse così immatura da non avere una risposta? Quelle tre sillabe mi avevano tormentato per l'intera settimana, ma benchè scalpitassi per chiedere ulteriori spiegazioni, il mio orgoglio mi aveva frenato. Non le avrei scritto per chiederle ancora di vederci. Mi ero già esposto troppo e se non fossi corso ai ripari probabilmente quella sarebbe stata una delle più grandi delusioni della mia vita. Ed ero già stato deluso abbastanza dalle donne.

Quel lunedì mattina però il dubbio di scriverle tornò a tormentarmi, di lì a pochi minuti sarebbe tornata in quel dannato ospedale, in quei dannati corridoi e non sapevo cosa aspettarmi. Ero certo avrebbe mantenuto il segreto con i suoi amici e con i miei colleghi su quello che era accaduto tra noi, ma saremmo stati in grado di fingere che non fosse successo nulla?

Sarei riuscito a fingere di non averla baciata, di non averla vista completamente nuda alla mia mercè, di non averla sentita godere sopra di me, di non essermi perso dentro di lei completamente? Non ero affatto sicuro. Una parte di me temeva che se l'avessi vista nuovamente stretta in quei jeans, avrei perso il controllo esplodendo di rabbia per quel suo dannato silenzio, ricoprendola d'insulti, un'altra temeva che l'avrei seguita in quel dannato magazzino polveroso per pregarla in ginocchio.

La voce di Samantha mi riscosse dalle mie paure:- Ciao Ale, che succede? Come mai così mattiniero oggi?-

Mi fermai all'ingresso della sala medici, sentendomi già colpevole e mormorai:- Ciao Sam, sono qui come tutte le mattine.-

-In tre anni non ti ho mai visto entrare in reparto così presto quando non sei di turno ...- spiegò lei curiosa, ed osservandomi aggiunse:- ...e ti sei anche rasato.- 

Io alzai gli occhi al cielo, posando il mio zaino nell'armadio in fondo allo stanzino ed iniziando a cambiarmi. Lei d'un tratto mi domandò preoccupata, incurante fossi in mutande intento a mettermi la divisa ospedaliera:- Viene per caso oggi il primario di Bruxelles? Quello di cui Vernavola ci ha parlato? Dio me ne sono dimenticata e sono impresentabile!-

-Sam sta tranquilla...non ricordo quando deve venire, ma di certo non sarà qui a quest'ora del mattino.- feci io, provando a risultare tranquillo, infilandomi i pantaloni.

- Lo spero! Oggi non è giornata, sono tesa come una corda di violino...- la sentii borbottare dalla sua scrivania, mentre cercavo la mia casacca verde dentro lo zaino.

Fu in quel momento che la sua voce squillante risuonò ancora: -Oddio! Chi è? Ah ciao Sara...sei tu, temevo fosse il nuovo primario! Per quale dannato motivo sei arrivata anche tu così presto?- 

Mi voltai con il torace ancora scoperto e la maglia in mano ed incappai nei suoi occhi trasparenti che mi fissavano sconvolti. Vidi il suo sguardo posarsi sul mio corpo e poi ancorarsi nuovamente ai miei occhi, mentre le gote le si tingevano di rosso.

Se avevo temuto che la rabbia avrebbe preso il sopravvento dovetti ricredermi, perchè nel vederla i miei muscoli si distesero e nel riconoscere il suo imbarazzo sorrisi: -Ciao ragazzina.- 

-Ciao...- sussurrò lei, facendo per uscire dallo stanzino e scappare lontano da me. 

Io mi infilai di scatto la maglia e mormorai:- Resta, ho finito.-

Lei si fermò, tornando ad osservarmi:- Scusa...non sapevo ti stessi cambiando.-

-Tranquilla...-

Non la capivo, come non avevo capito la sua risposta. Perchè non voleva che ci rivedessimo? Perchè non mi aveva più scritto? Per quale dannato motivo non voleva tornare anche lei tra quelle lenzuola se non riusciva nemmeno a non fissarmi il torace quando mi cambiavo? Forse per la sua reazione, forse per il mio ego o forse per quello che le avevo fatto in quelle notti mi rifiutavo di credere che non mi trovasse attraente, che non le fosse piaciuto stare con me. 

Primum Non NocereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora