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Anche a Holmes Chapel, come accade in tutte le città e paesi del mondo, il lunedì era il giorno in cui la cittadina si rimetteva in moto dopo il riposo della domenica. Era perciò scontato vedere le luci delle case accendersi alle prime ore dell'alba, i negozianti sollevare le serrande delle loro attività, gli uffici riaprire al pubblico, i bar e le tavole calde riempirsi di persone che amavano gustare un caffè al volo prima di iniziare a lavorare o che si concedevano una sostanziosa colazione in compagnia, e le scuole riaprire i battenti pronte ad accogliere gli studenti ancora assonnati.

Un po' meno scontato era che ci fosse qualcuno che considerasse il lunedì come il giorno preferito della settimana. Eppure, per Louis Tomlinson, non esisteva giorno migliore.

Louis, due occhi azzurri come il cielo d'estate e una risata cristallina capace di stendere anche il più burbero tra gli uomini, era entusiasta di vedere la cittadina nella quale era cresciuto tornare a rianimarsi dopo il torpore che la avvolgeva ogni domenica.

Il prossimo Dicembre avrebbe compiuto trent'anni – i temutissimi trenta - e quella cittadina situata nella contea del Chesire, a 30 chilometri circa a sud di Manchester, aveva da sempre rappresentato tutto il suo mondo.

A differenza di molti ragazzini con i quali era cresciuto, che non desideravano altro che ''fuggire'' a Manchester o, meglio ancora, a Londra una volta terminati gli studi, Louis non aveva mai avuto il desiderio di lasciare Holmes Chapel. Quello era il luogo che lo aveva fatto sentire finalmente a casa dopo mesi trascorsi senza una fissa dimora perché due donne sole, con al seguito due bambini piccoli, erano sempre oggetto di discriminazione; era il posto in cui aveva scoperto il vero significato del termine amicizia in un bambino dalla zazzera biondiccia e gli occhi blu; ma, soprattutto, era il luogo in cui sua madre era stata felice e quello era il dono più prezioso che qualsiasi altra rinomata metropoli sarebbe mai stata in grado di eguagliare.

Ciò che non poteva sapere, però, era che quel lunedì sarebbe stato caratterizzato da una notizia totalmente inaspettata e che avrebbe scombussolato per sempre la sua vita.

Forse avrebbe dovuto capirlo fin da quando quella mattina il suo fedele pick-up non aveva avuto intenzione di accendersi, che quella giornata avrebbe preso una piega del tutto inaspettata. Oppure da come Jessie gli avesse rovinato il suo cappuccino scuro con latte scremato aromatizzato alla cannella o, ancora, da come la fotocopiatrice della scuola avesse continuato a incepparsi, costringendolo a sprecare una buona mezz'ora della sua lezione di musica per riuscire finalmente ad avere le copie necessarie di spartiti da distribuire ai suoi alunni.

Ma lui non era mai stato una persona che si lasciava suggestionare dagli eventi; in fondo qualche contrattempo poteva capitare e il fatto che fossero accaduti uno di seguito all'altro nel corso della stessa giornata, non aveva alcun particolare significato.

Era perciò ancora con il buon umore con il quale si era svegliato quella mattina che, poco prima delle 6:00 di sera, aveva raggiunto l'officina di Niall pronto per ritirare il suo pick-up.

«Niall?»

«Sono qui».

La voce dell'amico gli arrivò un po' attutita mentre il ragazzo faceva scivolare le ruote del carrellino sul pavimento dell'officina, uscendo da sotto una delle autovetture che necessitavano del suo intervento.

Louis gli si avvicinò, storcendo appena il naso al forte odore di olio e carburante presente nell'aria «La mia bambina è pronta?»

«È di là che ti aspetta» confermò, facendogli segno verso il retro dell'officina.

«Ottimo. Qual era il problema?»

«Il tuo pick-up è un vecchio catorcio, ecco cosa c'è» rispose, sollevando gli occhi al cielo all'occhiata oltraggiata che l'amico gli rivolse «Non so per quanto ancora sarò in grado di ripararlo. È arrivato il momento che ti decida a cambiarlo, se non vuoi rischiare che ti lasci a piedi lontano da qui».

Music Of The HeartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora