IV

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«Va bene nonna, non ti preoccupare, ci penso io».

Louis scarabocchiò su un post-it di ricordarsi di passare a tagliare il prato di sua nonna sabato mattina, appiccicando il foglietto colorato al frigorifero come era solito fare.

Lui e la tecnologia non andavano molto d'accordo, preferiva ancora i vecchi metodi piuttosto che le agende digitali o appuntare gli impegni sul cellulare.

«Sì, mi ricordo che domani pomeriggio devo accompagnarti a Manchester per la visita con il cardiologo; ho preso il permesso apposta da scuola».

Incastrò il telefono tra la spalla e l'orecchio, avvicinandosi al fornello acceso e controllando la cottura dello stufato.

«Ok, nonna, parlerò io con Lottie riguardo a... come hai detto che si chiama? Ah sì, Lewis. In ogni caso, ti ricordo che ormai anche lei non è più un'adolescente».

Sollevò gli occhi al cielo mentre ascoltava l'anziana donna ripetergli per l'ennesima volta che, indipendentemente dall'età, lui e Lottie sarebbero rimasti sempre i suoi nipoti e di conseguenza lei non avrebbe mai smesso di preoccuparsi per loro.

«D'accordo. Buona serata anche a te. A domani».

Chiuse la conversazione, riponendo il cellulare sul tavolo della cucina e lavandosi le mani, prima d'impugnare il mestolo e dare una mescolata alla carne che cuoceva, alzando un po' la fiamma in modo che prendesse più bollore.

Distolse l'attenzione dalla pentola quando il cellulare emise un bip, avvisandolo dell'arrivo di un messaggio. Si precipitò a controllarlo speranzoso, afflosciando le spalle quando lesse il nome di Niall sul display, incapace di non provare un pizzico di delusione, che lo avvisava di come quella sera avrebbe tardato almeno di mezz'ora ad arrivare da lui, a seguito di un contrattempo in officina.

Rispose in fretta di non preoccuparsi e che lo avrebbe aspettato, poi aprì la rubrica, facendo scorrere i contatti e soffermandosi quando apparve il nome di Harry.

Rimase per alcuni istanti con il dito sollevato dallo schermo, indeciso se far partire la chiamata o meno, prima di sbuffare e uscire dall'applicazione infilandosi il cellulare nella tasca dei pantaloni della tuta.

Si appoggiò al ripiano della cucina, chiudendo gli occhi e abbassando il capo, ripensando a quanto fosse assurda la situazione in cui si era cacciato e a come non avrebbe mai pensato che gli eventi si sarebbero susseguiti a quel modo.








Louis sollevò le mani dai tasti al termine del brano che aveva appena eseguito insieme agli altri musicisti. L'avevano ripetuto già tre volte, perché sentiva ci fosse sempre qualche imperfezione, e ancora non era totalmente soddisfatto, ma si erano ormai fatte le 22:30 ed era certo che se avesse trattenuto i suoi colleghi ulteriormente, si sarebbero rivoltati contro di lui.

«Per questa sera può bastare, ma sappiate che venerdì ci lavoreremo di nuovo finché non sarà perfetto. Buonanotte a tutti».

I musicisti riposero i loro strumenti nelle custodie e, alla spicciolata, uscirono dalla sala prove. Spettava a lui il compito di spegnere le luci e chiudere tutto, ma non si stupì del fatto che Perrie si fosse fermata ad aspettarlo. Non la vedeva dall'esibizione di domenica sera a chiusura del festival d'autunno, quando aveva salutato frettolosamente tutti senza dare troppe spiegazioni su quella sua ritirata improvvisa, e se nei giorni precedenti era riuscito ad evitarla, anche grazie al fatto che avesse concesso il lunedì libero dalle prove, era consapevole che quel mercoledì sera non si sarebbe lasciata sfuggire l'occasione di capire come stessero realmente le cose.

Nulla di nuovo, quindi. Il fatto davvero sconvolgente era che, quella volta, fosse lui stesso a non vedere l'ora di potersi confrontare con lei per raccontarle il suo turbamento.

Music Of The HeartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora